giovedì 18 gennaio 2024

Yanis Varoufakis- I deboli sono destinati a soffrire?- L'Europa, l'austerità e la minaccia globale alla stabilità globale

 Dell'autore, ex ministro delle Finanze della Grecia nel governo Tsipras e professore di Teoria Economica alla Università di Atene e alla University of Texas di Austin, abbiamo già recensito il suo libro successivo sulla sua esperienza di ministro qui.

Il libro, anche se il titolo può essere sibillino, è un libro di storia, in particolare della storia degli accordi monetari mondiali prima e poi di quelli successivi in Europa sino alla introduzione dell' euro.

Il libro parte dagli accordi di Bretton Woods dove nonostante l'impegno di Keynes vinse il piano di White (USA), la potenza vincente, che imponeva un sistema basato, ovviamente sul dollaro (*), unica moneta ad essere legata all'oro in maniera fissa. Le altre monete erano a loro volta agganciate al sistema che prevedeva un sistema di cambi semi fissi che potevano variare in modo concordato. Il sistema era meno internazionale e multilaterale di quello di Keynes ma funzionava se gli USA erano in surplus, come lo erano nel primo dopoguerra, e quel surplus, inviato come aiuto all'Europa, serviva a comprare le merci americane e quindi i dollari ritornavano a casa riequilibrando il sistema e generando stabilità. Questo equilibrio finì quando gli USA divennero importatori netti per lo sviluppo delle economie europee e giapponese. La situazione era precaria con un valore di cambio dollaro-oro fissato ad un valore troppo basso rispetto alla realtà. A far saltare l'accordo ci pensarono i francesi (De Gaulle)  che, sofferenti per la perdità di potere economico della Francia rispetto alla Germania, accusarono gli USA di avere un "privilegio esorbitante" mandando a cambiare dollari con oro. Di fronte a una situazione insostenibile, per cui le riserve auree americane erano a rischio, furono gli USA, nel 1971, a interrompere unilateralmente il cambio fisso dollaro oro e a far saltare Bretton Woods. 

E così l'Europa si ritrovò senza l'ombrello del dollaro e di Bretton Woods e incomiciò a pensare a farsi una sua Bretton Woods europea. In questo contesto nacquero, e finirono miseramente, i due tentativi di stabilizzare i cambi tra le monete europee, prima il sistema del cosiddetto serpente monetario e poi lo SME, entrambi con vita piuttosto breve. Nonostante questi fallimenti, con la unificazione della Germania si presentò l'occasione di far partire la moneta unica, contro la riluttanza tedesca e soprattutto della Bundesbank,  con un accordo Khol-Mitterand, con la segreta speranza dei francesi di riuscire, in qualche modo, di controllare la Germania e il marco (speranza vana a posteriori). Anteporre la moneta alla unione politica era un rischio che Mitterand conosceva, e addirittura la stessa Tatchter affermò, quando diede le dimissioni, che con una banca centrale europea così concepita non ci sarebbe stata democrazia. Inoltre, tra gli altri il grande economista Kaldor, già nel 1970, aveva evidenziato che era un pericoloso errore. L'euro inizialmente funzionò ma basato su pericolosi squilibri, infatti i suplus degli esportatori europei venivano risucchiati dal Minotauro finanziario di Wall Street e d'altra parte finivano per indebitare i paesi europei in deficit con le banche francesi e tedesche. Tutto questo giro di denaro e speculazione finì come ben sappiamo con la crisi del 2008.

Il resto della storia è noto, ne abbiamo parlato ampiamente in altri libri: la crisi dell'euro, i salvataggi a colpi di asuterità, vedi per la Grecia anche di Varoufakis Adulti nella stanza; l'intervento salvifico di Draghi dopo gli errori di Sarkozy e Merkel, con la Bundesbank che non mancò di denunciare gli interventi di Draghi alla corte costituzionale tedesca! 

L'errore di fondo di tutte le politiche moenetarie europee, per Varoufakis, è quello di voler depoliticizzare il denaro che è una assurdità. Concludo la sintesi del libro con una delle citazioni conclusive dell'autore:  "L'euro ha rimpiazzato la paura della svalutazione con la certezza della depressione".

Il libro presenta in appendice la cosiddetta  modesta proposta fatta dall'autore con altri per risolvere i problemi euroopei senza stravolgere troppo le regole, proposta che ho comemmentato  qui.

In conclusione, un libro molto ben scritto, l'autore riesce a narrare episodi e i fatti economici in maniera piacevole ricorrendo spesso ai miti greci. E' un libro ben documentato con molte ricostruzioni storiche interessanti e spesso non note, quindi è un libro che vale la pena leggere. E' chiaro che l'autore evidenzia il proprio punto di vista e si intravede il grande rancore verso la Bundesbank per come sono andate le cose per la Grecia, anche se alla fine sono i francesi che escono peggio dai fatti storici. 

(*) Il piano di  Keynes si basava su una moneta virtuale internazionale chiamata Bancor.

venerdì 5 gennaio 2024

La politica che sconforto

 Ho visto la conferenza del nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la sensazione è di sconforto. Giorgia Meloni è un politico navigato capace di rispondere ad alcune accuse con altrettante accuse ai suoi predecessori con battute sferzanti ma, detto ciò, che sul piano comunicazionale può funzionare, per il resto non ho grande ammirazione per questo governo. Inatanto la squadra di governo e i personaggi che ruotano intorno a Fratelli d'Italia non mi sembrano un gran che, basti vedere alcune figure tra il ridicolo e il penoso: Lollobrigida che ferma il treno e quest'altro che gira con la pistola a Capodanno. 

La manovra di governo è limitata dai ridotti spazi fiscali, fa poche cose, più che altro cerca di evitare il peggio. La figura peggiore è a livello internazionale. Per mesi hanno evitato di ratificare  il MES con la speranza di poter contrattare qualcosa sul nuovo patto di stabilità. Il patto è invece stato stabilito  sopra le nostre teste e non sembra molto migliorativo rispetto a quello proposto della Commissione Europea. Dimostrazione di quanto non contiamo molto in Europa, problema che non è nuovo ma la Meloni, per quanto cerchi di proporsi come statista europeo, in realtà conta ancora meno dei suoi predecessori. Siamo alle solite una politica orfana di leadership con scarsa visione del futuro da dare a questo paese. L'unica proposta è la riforma costituzionale con il premierato, che darebbe un ulteriore colpo al parlamento riducendo anche il potere del Presidente della Repubblica, se passase ci condannerebbe a ulteriori leadership populiste che non hanno mai fatto del bene a nessuna nazione, vedi Argentina. 

D'altra parte l'opposizione è ben poca cosa, la Schlein non riesce a fare una opposizione efficace, Conte prova a fare qualcosa ma il suo passato non lo rende credibile, uno che è passato da un governo giallo-verde a uno giallo-rosso, con l'approvazione di politiche, forse negli intenti buone, ma disastrose negli esiti: reddito di citatdinanza e superbonus. Come si vede mancano leadership preparate e illuminate, non c'è nessuna volontà di formare una buona classe dirigente (vedi qui), i nostri giovani non sono per niente valorizzati tant'è che i migliori se ne vanno all'estero. Certo da altre parti non è meglio, vedi in USA, dove i due candidati alle presidenziali più probabili in lizza sono due ultra settantenni, possibile che in un grande paese come gli Stati Uniti non si trovino candidati più giovani? Senza contare che poi Trump ha già dimostrato di cosa è capace.

Insomma una situazione deprimente che non lascia grandi speranze per il futuro.

martedì 2 gennaio 2024

Francesco Saraceno- Oltre le banche centrali- Inflazione, disuguaglianza e politiche economiche

 Questo è l'ultimo libro di Francesco Saraceno, professore di Macroeconomia internazionale a Sciences Po e Luiss, di cui abbiamo già recensito: La riconquista e La scienza inutile.

Come da sottotitolo tema principale del libro è l'inflazione che tradizionalmente si divide in: inflazione da domanda, da offerta o da aspettative. L'aspetto peggiore dell'inflazione è che, citando Keynes, non sia costante e prevedibile. Se per Keynes la moneta non è neutrale, per  la teoria monetarista di Friedman e seguaci "solo la moneta conta". Per i monetaristi la relazione tra reddito e domanda di moneta è stabile nel tempo. L'altro concetto fondamentale della teoria monetarista è che l'economia fluttua intorno a un equilibrio "naturale"; altri concetti fondamentali sono: l'economia non ha bisogno di aiuti esterni, qualunque tentativo della politica di bilancio volta a spingere la crescita provoca una riduzione della spesa privata, infine una espansione monetaria finisce per aumentare i prezzi.  

Segue una breve storia dello shock di Vockler, capo della Fed dal 1979, che con la sua cura fatta di alti tassi di interesse avrebbe bloccato la inflazione, comportando comunque recessione e disoccupazione.

Per l'autore la inflazione non è mai un fenomeno monetario, ma deriva piuttosto da una discrepanza tra domanda e offerta. Inoltre, dietro la dinamica dei prezzi ci sono una eterogeneità di fattori e gli shock macroeconomici hanno differenti effetti sui vari settori economici. La inflazione è un fenomeno macroeconomico che richiede quindi una analisi disaggregata. Per i fautori della stretta monetaria è importante che la inflazione corrente non venga incorporata nelle aspettative, mentre è piu importante chiedersi se gli operatori si attendono che le cause contingenti persisteranno. Il periodo di assenza di inflazione che passa sotto il nome di Grande Moderazione, che sembra avvalorare le tesi dei monetaristi, ha come spiegazione non solo la politica monetaria, ma ci sono altri fattori come la innovazione tecnologica, le catene produttive più lunghe (globalizzazione). Inoltre, la Grande Moderazione ha contribuito a creare squilibri crescenti che sono esplosi nella crisi del 2008. Segue nel libro una analisi della crisi finanziaria che non riporto e che abbiamo visto dettagliatamente in altri libri: Crashed e Hall of Mirrors.

Dopo la crisi finanziaria abbiamo avuto la crisi del covid con  il lockdown che ha, oltre a  politiche monetarie, costretto ad intraprendere  numerosi e sostanziosi  interventi di politica economica per risollevare la economia reale. La crisi del covid ha avuto pesanti ripercussioni sulle catene di produzione e sui trasporti, l'aumento di  domanda con la ripresa ha portato all'innescarsi di alcuni colli di bottiglia produttivi a cui la guerra in Ucraina ha aggiunto un ulteriore aggravamento dei costi energetici.

Nonostante ciò il monetarismo sembra ancora vivo  anche se l'accademia ha respinto ormai i suoi fondamentali. La domanda e offerta di moneta non sono risultate affatto stabili come il monetarismo afferma. Inoltre, anche la convergenza sull'equilibrio naturale non sembra così solida. In particolare in una economia moderna i pagamenti avvengono con una molteplicità di strumenti e quindi definire cosa sia la moneta da controllare appare poco chiaro.  Il credito riamane poi  principalmente nelle mani del sistema finanziario e di imprese e famiglie. Infine, anche se la banca centrale riesce a influenzare i tassi a lungo questi sono solo uno dei fattori che determinano le decisioni di consumo e investimento. L'autore concorda con Tobin che dietro ogni equlibrio aggregato ci sono sempre mercati in disequilibrio di segno opposto con diverse sensibilità dei prezzi agli eccessi di domanda e offerta. La curva di Phillips che ha occupato tanto spazio nelle discussioni tra economisti di varie estrazioni, con i monetaristi che la vedevano verticale al tasso di disoccupazione naturale, sembra dipendere fortemente dal periodo e paese studiato. In ogni caso nell'ultimo periodo le variazioni di disoccupazione non hanno avuto effetti sui prezzi (curva orizzontale) e se la curva è orizzontale significa che la politica monteria può aver un notevole effetto sulla disoccupazione senza che questo provochi variazioni significative della inflazione. L'esito di tutte queste riflessioni è che bisognerebbe, nel perseguire  certi obiettivi che sono intrecciati tra loro, mobiltare contemporanemante strumenti diversi.

Quindi l'autore elenca alcuni degli strumenti con cui combattere l'inflazione piuttosto che colpire in maniera indifferenziata con la politica monetaria (spegnere una candela con un idrante). In particolare gli strumenti sono: le politiche industriali con investimenti significativi in infrastrutture canalizzando le risorse sui settori colpiti da shock; fornire risorse alle imprese per continuare a svilupare programmi di investimento; controlli temporanei dei prezzi che comunque servono solo quando non c'è un generale surriscaldamento della economia. Infine, dato che la inflazione ha effetti distributivi bisogna garantire una distribuzione equa dei costi dello shock.

Nell'ultimo capitolo l'autore da uno sguardo al domani.  Gli eventi climatici estremi e i costi di mitigazione possono portare a più inflazione e difficoltà nelle catene del valore. C'è inoltre una certa tendenza al reshoring per recuperare autonomia strategica sulle catene produttive, inoltre è probabile/auspicabile una minor esternalizzazione dei costi ambientali, ciò sicuramente può comportare ulteriori incrementi dei costi. Un problema fondamentale che si è acuito negli ultimi 30 anni è la disuguaglianza, questa dovrebbe esser ridotta tramite una riduzione della precarietà, salari minimi adeguati, regolamentazione dei mercati per ridurre il potere delle rendite e del potere di mercato, questo, se implementato, potrebbe aumentare i costi. Questi fattori porterebbero a pensare che la "stagnazione secolare" forse non è cosi probabile, anche se l'autore azzarda  a prevedere che probabilmente le tendenze di lungo periodo che hanno dominato lo scorso decennio torneranno a farlo. 

In ogni caso l'affidarsi solamente ai banchieri centrali non porta a crescita e stabilità e piuttosto è importante il policy mix. E' inoltre importante agire simultaneamnete sul lato della offerta e su quello della domanda e superare la tradizionale suddivisione tra politiche macroeconomiche e microeconomiche.

Un libro molto ben scritto e ben documentato, infatti in ogni affermazione l'autore porta a sostegno delle sue tesi studi e articoli. Il tema della inflazione è molto ben sviscerato ed approfondito, anche se altri aspetti (critica all'Europa o al liberismo) li aveva già esposti nei suoi precedenti libri. Un libro quindi di cui consiglio vivamente la lettura.