lunedì 22 maggio 2023

Jean Paul Fitoussi- La neolingua dell'economia- Ovvero come dire a un malato che è in buona salute

 Quello di oggi è l'ultimo libro dell'economista Jean Paul Fitoussi, scomparso un anno fa. Più che un libro è una intervista (a cura di Francesca Perantozzi) che copre un ampio spettro di argomenti, pertanto non è un libro sistematico e quindi difficile da sintetizzare, mi limiterò solo ad evidenziare alcuni temi e passaggi.

 Il tema del libro sono le regole, regole che limitano la libertà e che portano alla impotenza politica. Tra le regole di cui ci dobbiamo liberare ci sono le regole di linguaggio, per l'autore una "neolinguache da il titolo al libro; l'impoverimento della lingua, limitando la espessione e riducendo il linguaggio,  tende a limitare anche il pensiero (pensiero unico anche economico).

Una buona parte della intervista verte sulla Europa ed Eurozona e le sue regole. Purtroppo le regole adotatte e le politiche conseguenti sono state controproducenti. Le cosidette riforme strutturali sono in realtà delle riforme che riducono il benessere dei cittadini, mentre ci sarebbe bisogno di una riforma strutturale della Europa stessa. Le riforme finora attuate hanno finito per ridurre la protezione dei cittadini e del lavoro, riducendo gli spazi di manovra degli Stati, anche perchè una economia senza Stato è pura fantasia.  Aver pensato che il privato fosse sempre preferibile al pubblico, perchè più efficente, ha provocato la maggior parte delle crisi che abbiamo attraversato, e quando le politiche attutate non ottengono il risutato sperato bisogna decidersi a cambiarle. Le politiche economiche sono composte da diversi strumenti: politica della concorrenza, politica industriale, politica fiscale e la politica monetaria. Questi strumenti dovrebbero essere coordinati mentre in Europa sono indipendenti e non cooperano e non si parlano, e qualsiasi politica non coordinatata è destinata a essere una cattiva politica. Gli Stati nazionali hanno perso la sovranità monetaria, che contiene anche una parte di sovranità industriale. Il problema fondamentale è che l'Europa non è più una squadra, è un insieme di paesi che diffidano uno dell'altro. Le riforme fin qui adotatte hanno avuto per lo più un aspetto sacrificale, e far vivere le persone nella infelicità perchè si crede ai miraggi non dovrebbe essere considerata una politica.

Il nemico non sono i mercati, ma le ideologie dei mercati, i mercati non sono un entità che vive di vita propria hanno bisogno di essere inquadrati. La macroeconomia è un bene pubblico e lo è anche la stabilità, e nessuna azienda privata se ne può far carico al posto dello Stato. La precarietà, l'insicurezza economica non sono un incidente o una fatalità, sono il risultato di precise scelte politiche. L'aspetto amaramente  ironico in Europa è che le nazioni tendono a nazionalizzare i successi e nell'europizzare i fallimenti; mentre l'Europa europeizza i successi e nazionalizza i fallimenti. Dobbiamo cambiare le regole e archiviare la illusione tecnocratica secondo cui esiste una sola politica obbligata. Bisogna mettere al primo posto la piena occupazione mentre questa globalizzazione fondata sulla competività è una sciagura per il lavoratori. Anche se la integrazione richiede l'apertura, questa induce la volatilità che a sua volta aumenta la insicurezza che richiede la protezione, quindi la cosa più importante è che bisogna rispondere alla richiesta di protezione dei cittadini esposti alla insicurezza economica.

Il libro contiene molti spunti interessanti di cui ho solo evidenziato alcune riflessioni, per cui ne consiglio la lettura. Fitoussi si conferma un economista con una ampia visione, peccato averlo perso.  


giovedì 18 maggio 2023

Francesco Saraceno - La riconquista- Perche abbiamo perso l'Europa e come possiamo riprendercela

 Francesco Saraceno è professore di macroeconomia internazionale ed europea a Sciences PO e alla Luiss, questo è il suo ultimo libro, il precedente lo abbiamo recensito qui.

Il libro nella prima parte illustra la storia, le criticità e le debolezze insite nella creazione della Eurozona, inoltre pone in evidenza gli errori di governance europea sia nella creazione delle regole e sia nella gestione della crisi greca. 

Nella seconda parte cerca di delineare alcune soluzioni ai problemi nati dalla crezione dell'euro e alla disfunzionalità che l'euro e la regolamentazione hanno creato. Si parte dal fatto che il sogno federalista di Spinelli è al momento irrealizzabile e utopistico. Pertanto, quello che l'autore propone è un "federalismo surrogato" cioè la creazione di istituzioni e modalità per far funzionare meglio la Eurozona. Le proposte sono, la creazione di un sussidio di disoccupazione europeo, in aggiunta servirebbe un fondo di stabilizzazione europeo per sostenere le finanze pubbliche nei momenti di crisi. In particolare, sarebbe essenziale un Ministro delle Finanze della Eurozona dotato di un bilancio proprio che dovrebbe agire come linea di credito per i paesi in difficoltà e reagire alla fluttuazioni cicliche, il tutto grazie alla emissione di titoli europei. Un altra riforma urgente è una vera  unione bancaria con un meccanismo di assicurazione federale dei depositi. Inoltre vi è da migliorare la regolamentazione finanziaria, ad oggi c'è la ESMA che andrebbe rinforzata per evitare e ridurre la instabilità finanziaria. Bisogna anche rilanciare le politiche nazionali di bilancio con un aumento dell'investimento pubblico e riformare, pertanto, il pessimo Patto di Stabilità (ma al momento non si vede il cambiamento atteso vedi qui). Infine, quello che manca, è una politica industriale europea per promuovere tecnologia e innovazione investendo nei settori più promettenti. Per ultimo serve un armonizzazione fiscale e, soprattutto, porre fine alla concorrenza fiscale che è spesso all'interno dei confini europei (Lussemburgo, Irlanda, Malta, Olanda ecc.). 

Tutto cio è possibile? Fino ad ora è stata la Germania, e i suoi allaeati, a frenare le riforme, infatti la Germania si è avvantaggiata sia dalla introduzione dell'euro e anche dell'allargamento ad est della UE, avendo esportato ad est una parte della sua catena produttiva. Il Fondo per la ripresa varato dopo la pandemia Covid 19 è comunque un passo avanti verso una forma di mutualizzazione del debito e, quindi, un segnale positivo che fa sperare in un cambiamento di attteggiamento anche della Germania, che vede una situazione internazionale che si modifica erodedone le posizioni di vantaggio attuali.

Un libro ben scritto e ben informato ma chiaro e semplice nella descrizione dei problemi. Per chi legge queso blog, e ha letto qualcuno dei libri recensiti sul tema, il libro di Saraceno non contiene argomenti particolarmente innovativi, lo consiglio pertanto a chi è digiuno come sintesi particolarmente efficace. 

Per quanto riguarda il tema del libro, cioè i problemi dell'Eurozona e le sue soluzioni il discorso è complesso, sono d'accordo che il federalismo vero sia lontano e che alcune delle soluzioni proposte nel libro siano necessarie, sono meno convinto che il clima sia realmente cambiato. Per cambiare veramente passo e riformare le istituzioni europee la Unione a 27 è disfunzionale. Io credo che la unica soluzione sia che  alcuni dei paesi europei piu popolosi e importanti dal punto di vista del PIL (Germania, Francia, Italia e Spagna) decidessero veramente un impegno comune per proseguire verso un vero percorso che migliori l'attuale assetto, questo potrebbe portare, nel tempo, a qualcosa di piu vicino ad una federazione e comunque ad un assetto istituzionale e regolatorio più funzionale. Io questa volontà non la vedo, ho visto solo impegni bilaterali tra Germania e Francia che, a mio parere, non sono né sufficienti né utili. Certo il futuro è aperto e tutto può succedere, dipende dalle condizioni storiche e, soprattutto, dipende anche dalle individualità politiche di un certo rilievo e spessore che appunto mancano. Intanto, con la guerra tra Russia e Ucraina, la Europa è in difficoltà e continua a rimanere schiacciata nel confronto tra i due giganti: USA e Cina 

venerdì 5 maggio 2023

Ray Kurzweil- La singolarità è vicina

 Quello di oggi è un libro particolare, scritto da un personaggio particolare: Ray Kurzweil, ingegnere e inventore sopratutto nel campo musicale; il libro è una finestra su un futuro abbastanza prossimo in cui ci sarà un cambiamento epocale: "la singolarità"

Il tema del libro è chiaro, grazie allo sviluppo di soprattutto tre tecnologie, in un futuro non troppo lontano, l'uomo avrà la possibilità di potenziare enormemente le sue attuali potenzialità biologiche. Le tre tecnologie in grado di cambiare il futuro della specie umana sono: la biologia, le nanotecnologie e la intelligenza artificiale. Il libro, quindi, con grande dovizia di particolari, esempi e citazioni di studi, ci spiega quali sono le scoperte scientifiche e tecnologiche che consentiranno a queste tre tecnologie di progredire; secondo l'autore, infatti, la teconlogia è soggetta alla legge dei ritorni accelerati cioè la evoluzione delle tecnologie diventa esponenziale. Nel finale del libro, la parte piu interessante, a mio parere, risponde alle critiche e ai dubbi espressi da vari studiosi sia sulla effettiva possibilità di tali sviluppi e sia sui rischi insiti nello utilizzo di tali tecnologie che potrebbero alla fine ritorcersi contro di noi. 

Un libro interessante in teoria ma, in pratica, per lunga parte molto difficile da leggere data la mole di dati e studi che elenca che rendono, di fatto, il libro molto poco scorrevole e pesante. Sinceramente penso che fare previsioni sul futuro sia veramente rischioso perchè, spesso, alcuni sviluppi sono sovrastimati mentre altre possibili innovazioni tecnologiche sono difficilmente prevedibili e a volte si manifestano all'improvviso senza segni premonitori (si pensi a Internet e al suo sviluppo che non si trova in nessun libro di fantscienza o futuristico di alcuni decenni fa). Infatti, alcune previsoni del libro, che risale a 15 anni fa, appaiono piuttosto ottimistiche viste ora. Il problema dei pericoli di tali sviluppi viene affrontato dall'autore ma la sua  risposta è piuttosto ottimistica, mentre la evoluzione tecnologica sta ponendo delle sfide enormi data la sua crescente capacità di modificare la realtà. Queste problematiche le  abbiamo viste con i rischi che pongono le ricerche  biologiche, ad esempio la clonazione, le modifiche al DNA e, recentemente, anche  lo sviluppo della intelligenza artificiale. 

Io non sono così ottimista, lo sviluppo regolatorio e istituzionale non riesce al momento a mantenere il passo ai problemi che solleva  la velocità e l'impatto dello sviluppo tecnologico. L'impatto per esempio della intelligenza artificiale sul lavoro potrebbe essere devastante se governi e istituzioni non riescono a compensare i rischi di perdita di milioni di posti di lavoro. Inoltre, lo sviluppo ulteriore della intelligenza artificiale pone problemi ulteriori con scenari anche distopici alla Terminator che non sono del tutto campati in aria. Infine, il solco tra élite economiche e scientifiche e i cittadini comuni sta crescendo sempre di piu, con sempre maggiore diffidenza da parte di questi ultimi, basti pensare a cosa è successo durante la pandemia e agli attacchi dei no vax. Reazioni scomposte senz'altro, ma se non si cerca di ridurre  la distanza tra élite scientifiche e cittadinanza i dubbi e perplessità non possono che aumentare. Infine,  anche il potere sempre crescente di élite economiche che possiedono le tecnologie avanzate pone problemi sociali che vanno affrontati e risolti per il bene complessivo della società. 

La evoluzione della tecnologia è un bene perchè consente di aumentare il benessere della società e la speranza di vita come abbiamo visto nel corso dell'ultimo secolo, ma la teconologia, che per se è neutra, può diventare pericolosa in funzione di chi la domina e quindi non può essere impunemente lasciata al mercato e alla iniziativa individuale quando i suoi risvolti sono potenzialmente molto pericolosi; per questo la grande sfida che abbiamo davanti non è solo tecnologica ma molto più complessa, cioè come far evolvere la società, le istituzioni e le regole al fine di sfuttare tali evoluzioni per il benessre della maggioranza dei cittadini (vedi sul tema il libro Power and Progress).