martedì 24 agosto 2021

Alessandro Roncaglia - L'età della disgregazione

 Alessandro Roncaglia è un economista molto famoso che ha insegnato alla Sapienza (Università di Roma), è autore di numerosi libri, in particolare ho letto il suo: La ricchezza delle idee, libro di storia economica. In questo libro completa la trattazione approfondendo la storia economica dal dopoguerra ad oggi. Pertanto, a parte qualche cenno sugli economisti sino a Keynes, inizia trattando in maniera specifica Hayek e Sraffa. Il libro prosegue con la sintesi neoclassica di Samuelson. Una parte importante è  dedicata a Friedman, la scuola di Chicago e i suoi successori, ad esempio Lucas. La lista degli argomenti trattati è comunque molto lunga, dalle teorie dell'equilibrio, a quelle dello sviluppo sino ai post keynesiani e molto altro. Il libro pertanto copre una parte di storia economica generalmente non tratta nei libri di storia economica. E' un testo molto approfondito e molto dettagliato, pieno di riferimenti interessanti. È scritto in maniera chiara, le parti matematiche sono rinviate ad appendici, comunque per essere compreso occorre una preparazione economica universitaria di base, o in alternativa aver letto il mio libro; infatti il mio oltre a spiegare i classici esamina anche alcuni dei più importanti moderni economisti del dopoguerra in maniera meno sintetica e più didattica. Un libro molto dettagliato, quindi, e per esperti, per quanto mi riguarda avrei preferito che approfondisse alcuni argomenti e idee con alcune scelte piuttosto che essere quasi onnicomprensivo. In ogni caso l'autore pur citando le teorie cosiddette mainstream le critica evidenziandone i limiti teorici e pratici.

venerdì 20 agosto 2021

La fuga dal Afghanistan

 In questi giorni, su tutti i media, stiamo assistendo alla ritirata precipitosa dal Afghanistan. Molti hanno titolato: la sconfitta dell Occidente, certo non è un spettacolo bello. In effetti se consideriamo vent'anni di occupazione si tratta di un fallimento completo. La frase "esportare la democrazia" dovrebbe sparire dal lessico, infatti la democrazia può essere al massimo importata e non esportata, con ciò voglio dire che è un processo che pur prendendo spunto dall'esterno parte da dentro una nazione, importarla dall'esterno non tenendo conto della storia, tradizioni, situazione economica e sociale del paese non ha senso e, soprattutto,  non funziona. La storia delle attuali democrazie è una storia lunga e tortuosa, con possibili cadute come è successo in Europa nel primo dopoguerra e come vediamo succedere ad esempio in Turchia e in Ungheria. Come ha scritto qui Rodrik per avere un democrazia veramente liberale ci vogliono delle condizioni precise e difficili da attuare, per cui pensare di impiantare una democrazia non e una impresa facile, anzi direi impossibile, tanto più poi se tali operazioni sono condotte male, mal preparate poiché le vere intenzioni sono altre, quasi sempre economiche. E un peccato che noi italiani ci siamo prestati, con grandi costi economici e di vite, a queste sciagurate operazioni, in particolare in Iraq dove ben ha fatto la Germania a tenerse fuori. Come scritto nel libro Shadow Élite, le vere motivazioni, ad esempio in Iraq, sono ben altre e poco hanno a che fare con i nobili ideali della democrazia. Personalmente non mi sorprende l'epilogo in  Afghanistan, semmai noto un poco di ipocrisia  perché stragi di innocenti, donne e civili avvengono in molti luoghi  passando nel silenzio e dimenticati da tutti, l'Afghanistan ci colpisce solo perché siamo stati e siamo ancora lì. Non possiamo salvare il mondo, ma noi occidentali, che governiamo ancora il mondo (con una Cina che geopoliticamente guadagna spazio) e che abbiamo sfruttato per secoli popoli e nazioni potremmo fare di più, anche perché banalmente ci conviene se non vogliamo che i problemi ci ricadano addosso come emigrazioni incontrollate o terrorismo. Ma non mi stanco di ripetere abbiamo  bisogno di vere élite preparate e lungimiranti non condizionate dai potentati economici o dai sondaggi elettorali.