martedì 30 giugno 2015

"Rimetti a noi i nostri debiti....

...come noi li rimettiamo ai nostri debitori", questa frase del Padre Nostro, che ho ripetuto migliaia di volte, mi è tornata in mente a proposito della Grecia. Devo ammettere che la situazione ha preso una piega che al momento non avevo previsto, ero convinto che conveniva alle parti un accordo temporaneo, e infatti solo temporaneo sarebbe perché le posizioni sono troppo distanti e la situazione non è risolvibile. Mi spiego, da un punto di vista strettamente aritmetico, avendo la Grecia il 180% di rapporto debito PIL, ed essendo acclarato che le ultime cure della Troika hanno diminuito il PIL e quindi peggiorato il rapporto, imporre ulteriori avanzi (entrate-spese) per ripagare il debito non farebbe che peggiorare la situazione, la Grecia quindi non è in grado di ripagare il suo debito. Come ho già detto se c'è un credito/debito questo è un problema bilaterale, ovvero da entrambe le parti ci sono stati l'assunzione di un onere e di un rischio e quindi le colpe e i problemi vanno risolti da entrambe le parti e, comunque, per il creditore far fallire la controparte non è mai una soluzione. Insomma siamo in un cul de sac. Per prima cosa bisognerebbe ammettere che l'Europa costruita sull'euro è un grave errore economico, politico, storico. 
Che la Grecia è un paese malridotto e mal governato ma anche che gli sono state inflitte delle sofferenze e dei sacrifici inutili, se lo scopo era salvarlo o non piuttosto prendere tempo per salvare le Banche indebitate (a loro colpa!). La mossa di Tzipras, ovviamente, è molto astuta perché se il referendum passa con il no, può uscire dall'euro senza assumersene direttamente le colpe, se vincesse il si non si assumerebbe la colpa di aver adottato delle misure che comunque non risolvono il problema. Il dato di fatto, che è difficile negare, è che l'Europa non esiste, lo abbiamo visto come è stato affrontato il tema dell'immigrazione. Continuare così può solo aumentare i risentimenti e le pulsioni nazionaliste e populiste più becere. E' la dimostrazione del fallimento totale delle leadership europee, di destra e di sinistra, e che hanno negli ultimi decenni dilapidato quel patrimonio che era stato costruito nel dopoguerra. A questo punto la partita è aperta, gli Stati Uniti non vorrebbero che la Grecia si avvicinasse troppo alle sfere di influenza dell'est (Russia e sopratutto Cina), ma cosa vuole l'Europa? Siamo ancora in grado di fornire delle leadership con una visione strategica, che conoscano i rudimenti elementari dell'economia e abbiano a cuore il benessere dei cittadini nel senso più ampio e non solo di qualche classe particolare o di qualche  nazione ?

martedì 16 giugno 2015

Ancora Grexit

Sul tema sono stati scritti un fiume di parole, alcune le condivido come questo articolo di Wolfgang Munchau che giudico molto interessante. Vedendo molti commenti da parte dei lettori di giornali vorrei, comunque, evidenziare alcune cose.
Nel momento in cui si contrae un debito questo comporta un onere a carico di chi lo fa e un rischio a carico di chi presta i soldi, mi sembra un fatto elementare ma spesso dimenticato. Chi presta, a fronte del rischio, chiede un interesse tanto più alto quanto maggiore è la percezione del rischio e, nel caso se avesse il sospetto che il debitore non possa ripagare il prestito, sarebbe opportuno  non concederlo. Se un amico, con un buon lavoro e reddito, non mi restituisce un prestito diciamo che è un poco farabutto, ma se io presto i soldi ad un barbone, che manco conosco, diciamo che io sono un cretino o un benefattore, ma è un altro caso.  Se il sistema finanziario ha per molti anni allegramente finanziato la Grecia, non può esimersi da prendersi un pò di colpe perché non credo che non conoscessero la situazione della Grecia: dipendenti pubblici, pensioni, evasione fiscale ecc. Inoltre,  in genere dovrebbe essere interesse del creditore di non far fallire il debitore, è meglio dilazionargli il prestito che non ricevere nulla o poco.
Altro aspetto sono  le cure, le cosiddette riforme strutturali, richieste alla Grecia dalla Troika, che si sono rivelate fallimentari, vedi post sullo studio commissionato dal Parlamento europeo. Quindi insistere con tali riforme, mi pare ovvio, incontri le difficoltà dei Greci che hanno subito il prezzo degli errori  di valutazione altrui. D'altra parte, come è facile dimostrare, in queste condizioni non è possibile restituire il debito salvo peggiorare la situazione greca, per cui va preso atto che quanto dice Tzipras è ragionevole. Questo non significa che la Grecia non deve intraprendere una serie di misure atte a migliorare la sua situazione e renderlo un paese con una struttura economica e sociale più vicina a quelle degli altri paesi, ma doveva essere il passo iniziale per farla entrare nell'area euro e, quindi, dargli credito, non dopo che la crisi è scoppiata. Insomma una serie di errori e di orrori da manuale, e credo, a questo punto, vista la situazione non convenga  a nessuno l'uscita della Grecia dall'euro, per i Greci inizialmente sarebbe un disastro economico e sociale e, per l'Europa dell' euro, sarebbe un pericoloso precedente con conseguenze imprevedibili. Quindi si arriverà sicuramente ad un accordo, purtroppo ancora temporaneo, poi vedremo. Per concludere comunque, l'atteggiamento della Francia, in particolare sugli immigrati, ponga credo definitivamente la parola fine alla illusione di costruire un Europa federale e solidale. Spero che su questo riflettano bene i nostri politici per impostare le nostre  future azioni economiche e di politica in generale.