mercoledì 22 marzo 2023

Aldo Schiavone - Progresso

Ho appena finito di leggere il saggio breve dello storico italiano Aldo Schiavone sul progresso. Lo storico fa alcune riflessioni sul significato del progresso e, in particolare, si sofferma sul fatto che la fiducia nel progresso degli Illuministi e dei Positivisti poi si sia via via affievolito nel corso del XX secolo, anche in seguito alle due guerre mondiali e agli orrori del Nazismo.

Queste pagine mi spingono a riprendere alcune riflessioni già fatte in alcuni post di questo blog. In primo luogo la teoria economica distingue tra la crescita, ovvero l'aumento del PIL e il vero progresso che si intende una crescita complessiva della società in termini non solo di benessere materiale ma anche di vari altri aspetti culturali, sociali, di libertà individuali ecc.

Ci sono società, ad esempio la Cina che hanno avuto, per fortuna, un enorme crescita economica che ha spinto fuori dalla povertà e miseria milioni di persone, questo è ovviamente un bene ma il progresso della società cinese in termini di libertà democratiche mi sembra molto ridotto rispetto alla crescita economica. La cosidetta "fine della storia" preconizzata da Fukuyama con la vittoria della democrazia ovunque non si è avverata e anche le democrazie più consolidate sono in crisi.

La tecnica e la tecnologia sono il motore del progresso come hanno affermato  Solow e Schumpeter, e tanti miglioramenti nella vita di milioni di persone sono dovute anche ad esse, vedi solo ad esempio il miglioramento nella diagnostica medica con tutti i nuovi mezzi, che permettono di anticipare la scoperta di malattie, fino a qualche decennio fa impensabili o, ad esempio, la chirurgia robotica e altro ancora. Stiamo molto meglio ora di solo qualche decennio fa, basti pensare solo agli antibiotici o come abbiamo reagito alla pandemia pur con tanti errori. Negare questo e aspirare ai bei tempi andati non è giusto e neanche razionale. 

Certo non va tutto per il meglio, come affermava Roegen abbiamo tutti i mezzi per poter far vivere la maggioranza e probabilmente la totalità della umanità in condizioni dignitose e senza miseria, ma questo non accade. I paesi ricchi rimangono ricchi e molti paesi, specie in Africa, e non solo, sono nella povertà. Inoltre, il miglioramento delle condizioni nelle società occidentali, che abbiamo visto nel dopoguerra, è rallentato e probabilmente ha anche invertito la rotta con diseguaglianze crescenti e inaccettabili.

Il problema è che insieme ad una crescita della tecnologia ci deve essere una crescita anche della società, e questo è compito della politica e della democrazia, ma il meccanismo si è inceppato. Ci sono varie ragioni, uno è la globalizzazione che ha ridotto i margini di manovra dei governi nazionali. Un altro motivo è la perdita di presa popolare dei movimenti socialisti e progressiti che si sono allineati troppo pedissequamente alle teorie pro mercato e pro globalizzazione nonostante gli avvertimenti di alcuni economisti (Stiglitz, Rodrik), portando alla disaffezione dei cittadini che non votano più o votano i partiti populisti che, almeno a parole, si rivolgono a loro.

Come ho più volte affermato manca una classe dirigente in grado di interpretare il cambiamento e dirigerlo verso il miglioramento complessivo della società. Servono uomini nuovi, fuori dagli schemi obsoleti delle ideologie ottocentesche e dalle teorie sbagliate del '900 ( liberismo), che riprendano teorie troppo presto abbandonate (Keynes) o male interpretate, non mancano idee, economisti  e teorie, anche più recenti, che possono essere utili per interpetrare la complessità e indirizzare la politica (vedi il mio libro).

La tecnica e la tecnologia ci possono dare molti mezzi ma quello che serve è una politica che, oltre ad essere etica, abbia una visione del futuro, anche perchè il cambiamento climatico potrebbe peggiorare la situazione e cambiare, in peggio, per tutti, gli attuali equilibri. 

Le idee e le persone ci sono ma sono tenute fuori dalla politica, che è spesso appannaggio di personaggi egocentrici e senza preparazione (Trump è un plastico esempio), spero nei giovani che vedo troppo distanti dalla politica quando invece il nostro futuro è sempre nelle nostre mani cioè nelle mani dei cittadini.

sabato 11 marzo 2023

Zachary D. Carter- Il Prezzo della pace.

Quello di cui parliamo oggi è l’ultima biografia di John Maynard Keynes scritta da uno dei giornalisti economici e politici americani più famosi. Di Keynes abbiamo parlato molto in questo blog, in particolare qui , qui e qui; pertanto, non mi dilungherò troppo sulla teoria economica keynesiana.

Il libro abbraccia tutta la vita di Keynes che quindi comprende il primo '900, dalla prima guerra mondiale alla fine della seconda guerra mondiale. Nel corso della sua vita Keynes vede svanire il tipo di vita spensierata e bohemienne del suo periodo giovanile e, soprattutto, la fine dell impero britannico. Keynes era un genio come conferma lo stesso Bertrand Russel che afferma: " L'intelletto di Keynes era il più acuto e chiaro che io abbia mai conosciuto". Era, sopratutto nelle parole dell'autore: "L'ultimo degli intellettuali illuministi che perseguivano la teoria politica, l'economia e l'etica in un progetto unitario".

Il libro quindi ripercorre la vita privata e soprattutto pubblica di Keynes. Keynes non era inizialmente un economista i suoi studi erano indirizzati alla matematica e, infatti, il suo primo libro è il Trattato sulla probabilità. Ma inizia ben presto a diventare consigliere del governo inglese, prima in India e poi alla Conferenza di pace del 1919. Sarà questa esperienza e il suo caustico libro di memorie, Le conseguenze economiche della pace, a dargli la notorietà e anche una discreta fortuna economica che saprà ben gestire diventando piuttosto benestante. Nel corso della sua carriera le sue idee economiche si distaccano sempre più dalle teorie tradizionali. Inizialmente con i suoi libri sulla moneta, Saggio sulla riforma monetaria  e Trattato sulla moneta, in cui prende le distanze dal Gold Standard

Nella matuità pubblica il suo capolavoro,  La Teoria generale della occupazione, dell'interesse e della moneta. In questo libro famoso ma alquanto complesso e difficilmente intellegibile esporrà le sue idee rivoluzionarie.  Il libro è pervaso dalla incertezza, le persone prendono le decisioni senza conoscere cosa avrebbe riservato il futuro. Stigmatizza che i sistemi finanziari hanno potentemente amplificato la capacità del denaro di trasformare la paura in sofferenza. I mercati non sono in grado di misurare con precisione il valore degli investimenti, quando gli investimenti dovrebbero avere l'obiettivo sociale di  sconfiggere le forze oscure del tempo e dell'ignoranza. 

E' la incertezza del futuro a rendere le folle soggette a calamità sia nella finanza sia nella politica. Arriva al punto di sminuire la importanza del lavoro in un economia monetaria, il lavoro è un trucco contabile per consentire il consumo. 

La Teoria generale implicava che i governi dovessero intervenire di volta in volta nelle operazioni di mercato per correggere ecccessi e squilibri. La crescita del capitale non era poi il risultato di un riparmio virtuoso da parte dei ricchi bensì un sottoprodotto della crescita del reddito delle masse. Anche le sue idee sul libero scambio erano mutate, il libero scambio rischiava di diventare una lotta a somma zero per la sopravvivenza delle nazioni. Infine, evidenzia che il problema non risiede nella scarsità e che la condizione e la organizzazione delal società non erano esigenze inevitabili di risorse insufficienti, il problema non era quindi la scarsità ma la cattiva gestione.

In estrema sintesi la sua era una visione di una società che doveva entrare in un era di socialismo liberale che definiva: "Un sistema in cui possiamo agire come una comunità organizzata per scopi comuni e promuovere la giustizia sociale ed economica rispettando e proteggendo l'individuo: la sua libertà di scelta, la sua fede, la sua mente e la sua espressione, la sua impresa e la sua proprietà."

La domanda con cui l'autore chiude il libro, a cui non da risposta, è perchè  il patto keynesiano di pace, eguaglianza e prosperità, che dovrebbe essere irresistibile in una democrazia, fu effimero e fragile? Conclude comunque con una frase di speranza: " Nel lungo periodo siamo tutti morti. Ma nel lungo periodo quasi tutto è possibile".

In sintesi un libro molto ben documentato e scritto in maniera chiara, che abbraccia un periodo temporale che va dal inizio novecento sino ai giorni nostri e che merita, ampiamente,  di di essere letto.


domenica 12 febbraio 2023

J. Bradford De Long - Slouching Towards Utopia

Questo è l’ultima libro di Bradford De Long, storico dell’economia, che insegna alla Università di Berkley. Si tratta di un libro storico economico che abbraccia quello che l’autore definisce il lungo XX secolo, che va dal 1870 al 2010. Perché parta dal 1870 è chiaro, perché a partire da quell’anno la crescita economica, sostanzialmente limitata al cosiddetto nord economico (Nord America, Europa, e poi anche Giappone), assume ritmi mai visti nei periodi precedenti. Questo aumento della crescita si deve ad alcuni fattori, in primo luogo la evoluzione tecnologica che diviene più organizzata con la nascita dei laboratori di ricerca pubblici e privati, lo sviluppo delle organizzazioni nelle industrie in grado di far crescere la produzione in modo organico e scientifico, e la globalizzazione dei mercati grazie alla diminuzione dei costi di trasporto. Grazie all’aumento della produzione e della produttività si riesce, almeno nel nord del mondo, a uscire dalla trappola malthusiana, cioè al fatto che l’aumento di produttività riesce a superare l’aumento della popolazione, che per Malthus era il problema che limitava le possibilità di benessere lasciando la maggioranza della popolazione nella indigenza e povertà.
La storia è fatta di idee, vedi ad esempio la citazione di Keynes nel frontespizio del mio blog, ma anche di personalità individuali che fanno la differenza. Da una parte abbiamo le idee pro mercato, in particolare Hayek, per cui è il mercato che riesce meglio di tutto a creare le condizioni per la crescita economica, che l’autore sintetizza nella affermazione: il mercato da, il mercato prende, benedetto sia il mercato. D’altra parte c’è il pensiero di Polanyi per cui il mercato tende a considerare principalmente i diritti di proprietà mentre le persone credono fermamente di avere altri diritti, questo crea tensione nella società che tende ad opporsi agli esiti del mercato lasciato a se stesso. C’è poi una via di mezzo tra queste due visioni che è quella di Keynes di cui abbiamo parlato molto in questo blog, il quale afferma che il mercato lasciato libero tende, sovente, a creare situazioni di crisi e depressione per cui necessita di un intervento dello Stato per evitare cadute di domanda e quindi disoccupazione. Abbiamo inoltre le idee nazionalistiche che sono quelle da cui è nata la I guerra mondiale. Le idee di Marx hanno anche segnato il XX secolo, in particolare la Rivoluzione Russa che, grazie a Lenin, nasce nel paese meno sviluppato industrialmente, al contrario di quanto preconizzato da Marx. La nascita del URSS ci regala la versione reale del socialismo che poi porta a Stalin, all’autoritarismo e ai suoi orrori. Come reazione si sviluppano in Europa i movimenti fascisti, in Italia, in Spagna e poi il nazismo in Germania con Hitler con lo scoppio della II guerra mondiale e ulteriori orrori, morte e distruzione. Negli Usa si sviluppa la Grande Depressione che porta disoccupazione e miseria ma crea le condizioni della presidenza di F.D Roosvelt che fa nascere  negli USA uno Stato più sociale e con legislazioni più vicine a quelle europee. Il secondo dopoguerra è caratterizzato da una parte con i paesi occidentali (e anche il Giappone) che, grazie al piano Marshall, si riprendono dalle macerie della guerra e si pongono le basi per una straordinaria crescita economica ma anche con riforme sociali e democratiche con diminuzione delle diseguaglianze, tanto che questi anni vengono chiamati i gloriosi trenta. Dall’altra parte della cortina di ferro la crescita economica sembra inizialmente tenere il passo con quella occidentale, ma con il tempo il divario di benessere e prosperità economica si fa sempre più grave fino alla implosione della URSS e di tutto il sistema di paesi dell’est. Sono comunque poche, in queste periodo, le economie che riescono a svilupparsi economicamente, in particolare le cosiddette tigri asiatiche (Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Hong Kong) mentre rimangono indietro sia l’America Latina e soprattutto l’Africa. Con la crisi petrolifera degli anni ‘70 le idee keynesiane, che erano state dominanti nel dopoguerra, entrano in crisi non riuscendo a domare inflazione e recessione, nasce quindi la controrivoluzione Neoliberale con le idee di Friedman e Scuola di Chicago. Si apre una nuova fase di grande globalizzazione che porta alcune economie, prima relativamente depresse, a una decisa crescita economica, in particolare i paesi dell’est europeo e soprattutto la Cina, paese marxista che intraprende una trasformazione economica in senso capitalistico rimanendo sotto il controllo della establishment comunista. Inoltre le ricette neo-liberiste, anche se inizialmente sembrano funzionare, ci regalano con la derugulation delle attività finanziare una gravissima crisi economica nel 2008, la cosiddetta Grande Recessione. Inoltre, se a livello mondiale la crescita economica diminuisce le diseguaglianze di reddito tra i paesi, la globalizzazione porta alla delocalizzazione nei paesi occidentali di molte attività manifatturiere, si perdono molti posti di lavoro ben pagati e aumentano le diseguaglianze con i ricchi sempre più ricchi e la riduzione della classe media. Questo porta a malcontento e disaffezione per la politica incapace di dare una risposta ai problemi che la globalizzazione crea. In particolare sono i partiti progressisti a pagare di più, con politiche troppo prone al mercato e alle idee liberiste, infatti perdono consensi a favore di formazioni nuove, con la crescita dei “populismi” come ad esempio Trump negli USA o i movimenti politici variegati che vediamo nascere in Europa.
Alla fine del libro l’autore non offre soluzioni, il cammino verso la Utopia (cioè una società più ricca ma più giusta e democratica) è stato molto incerto con passi avanti e numerosi stop, il 2010 per l’autore rappresenta lo spartiacque verso qualcosa che non conosciamo.
Il libro è un bel libro, scritto molto bene, interessante e quindi vi consiglio caldamente di leggerlo.
A questo punto come ulteriore commento faccio alcune considerazioni generali visti gli ampi temi trattati dal libro. Come ho già scritto qui la storia ci ha insegnato che una crescita equilibrata di una nazione si ha solo quando mercato, Stato e democrazia sono forti e si controbilanciano. Quando si afferma il mercato e le sue ideologie, aumenta la crescita economica ma aumentano anche le diseguaglianze. Inoltre, una crescita economica guidata dal mercato porta ad un uso indiscriminato delle risorse naturali senza tener conto dei limiti ambientali e fisici (Roegen), comporta anche spesso la distruzione di ecosistemi, inquinamento e, infine, come vediamo i cambiamenti climatici. La soluzione non è neanche uno Stato troppo forte, come abbiamo visto soprattutto nei paesi del socialismo reale, con una crescita economica asfittica, scarso benessere e in più al prezzo della perdita della libertà. Serve più democrazia ma non servono i populismi che cavalcano lo scontento con spesso proposte irrealistiche, servono cittadini più informati, più consapevoli della importanza del voto e della necessita del loro controllo sulle istituzioni democratiche. Certo non è facile riuscire a mantenere questo difficile equilibrio, le condizioni cambiano e le spinte, anche esterne, possono modificare situazioni stabili, come abbiamo visto anche nazioni progredite hanno avuto nel passato cadute in regimi totalitari. Contano anche le individualità, le élite economiche e intellettuali dovrebbero far emergere i loro migliori elementi e portarli ad assumere incarichi pubblici, a volte questo è successo in passato, forse meno nei periodi recenti. Sembra che la politica sia ultimamente appannaggio di persone poco preparate che tentano la carriera politica come unica scorciatoia per il successo senza aver svolto alcun attività pratica prima e senza neanche studi adeguati. Purtroppo il mondo contemporaneo è molto complesso e affrontarlo con politici che non hanno esperienza e neanche una preparazione culturale adeguata e molto pericoloso, e il populismo alimenta questa tendenza, anche se d’altra parte le forze economiche tendono a favorire invece persone, magari preparate, ma che sono espressione dei loro interessi particolari, mentre dovremmo avere al potere persone preparate ma animate dalla volontà di essere al servizio della comunità.

lunedì 16 gennaio 2023

Nuovo governo: benvenuti nella realtà

Con il varo della nuova manovra finanziaria del nuovo governo non sono mancate le polemiche. In particolare per quanto riguarda le accise sulla benzina, infatti  non è stato prorogato il taglio deciso dal precedente governo Draghi. Questo ha provocato un aumento della benzina che ovviamente non è piaciuto a molti. Dopo alcuni tentativi maldestri di addebitare l'aumento alle speculazioni, finalmente il premier ha chiarito che, dato che la coperta è corta, si è deciso di dedicare le risorse ad altro. Effettivamente la manovra sulle accise è regressiva, cioè favorisce i redditi più alti (i più spendenti) e quindi se si dedicano i soldi a favorire i redditi più bassi è un approccio socialmente corretto (anche se il taglio delle accise era nel programma!). Benvenuti nel mondo reale del governo, dopo per anni aver svolto il ruolo di opposizione con proposte del tutto scollegate dalle realtà, tipo quella fatta da Giorgia Meloni a inizio pandemia di dare 1000 euro a chiunque ne facesse richiesta! Diciamo che almeno questo è un passo avanti nella assunzione di un sano realismo nella gestione delle spese e del bilancio dello Stato. 

Detto questo non mi piace la manovra del nuovo governo, di cui 2/3 è frutto di continuazione di misure del precedente. Nella manovra non si vede nessun tentativo di una visione di lungo periodo, anzi ci si perde in aumento del limite al contante e riduzione del uso dei POS, e altre amenità di basso profilo.

Non c'è niente o poco per i giovani, si cerca invece di strizzare l'occhio alle fasce di età maggiori con facilitazioni al pensionamento, insomma le solite cose di una destra senza fantasia e senza ambizioni.

giovedì 20 ottobre 2022

Yanis Varoufakis- Adulti nella stanza - La nave di Teseo -2017

 Yanis Varoufakis è un economista di nazionalità greca che ha insegnato a lungo nelle università americane. In questo libro racconta, con  dovizia di particolari, il periodo in cui è stato Ministro delle Finanze della Grecia nel 2015, fino a luglio. Eletto nelle file del partito Syriza, che vince le elezioni nel 2015, partecipa quindi  al primo governo preseduto da Alexis Tsipras, il suo principale mandato era di trattare con le istituzioni europee e FMI per rivedere i termini del debito greco generato dai due maxi salvataggi del 2010 e del 2012, di cui ben poco arrivò ai greci perché in buona parte servi a salvare i conti delle banche tedesche e francesi (che avevano allegramente prestato i soldi alla Grecia prima della crisi). 

Il libro è una moderna tragedia greca, i protagonisti sono, oltre a Varoufakis: il Primo Ministro Tsipras, il Ministro delle Finanze della Germania Wolfgang Schauble, il presidente del Eurogruppo, Joren Dijselbloem, il capo del FMI Christine Lagarde, il capo della BCE Mario Draghi, e tutto l'establishment europeo e internazionale. Impossibile fare una sintesi del libro, in cui si rivelano i retroscena degli incontri in sede europea e ai vertici delle istituzioni greche, tra tutti solo ad esempio cito uno degli episodi più evidenti della forza del' Eurogruppo e di Schauble e della debolezza della Commissione Europea. L'episodio è quello in cui Pierre Moascovici, commissario europeo agli affari economici, propone a Varoufakis una bozza di comunicato dell'Eurogruppo che accoglie alcuni emendamenti da lui proposti che ritiene possa essere senza dubbio approvato. Quando però si incontrano nell'ufficio di Joren Dijsselbloem, presidente dell'Eurogruppo e uomo di Wolfgang Schauble, questo lo umilia non prendendo minimamente in considerazione il documento del commissario.

La posizione sostenuta da Varoufakis con tenacia in tutte le riunioni e incontri è quella che il debito greco era insostenibile e quindi andava prevista una sua ristrutturazione e, inoltre, proponeva una serie di misure correttive a quelle previste dalla Troika (UE, FMI, BCE) che di fatto avevano già aggravato la situazione economica della Grecia portando alla miseria molte persone. Quella di Varoufakis era una posizione economicamente sensata e ragionevole cercando di venire incontro alle proposte della Troika evitando però le condizioni peggiori previste. Di fatto, nel corso del libro, Varoufakis racconta di aver avuto incoraggiamenti e approvazioni da parte di molti delle istituzioni europee e internazionali alle sue proposte ma senza ottenere alcun appoggio concreto nei fatti. La crisi greca e del suo salvataggio era, in realtà,  un problema politico piuttosto che economico, non si poteva cedere alle richieste della Grecia per evitare di creare un pericoloso precedente all'interno dalla UE, ciò rifletteva la posizione dura e intransigente (e vincente)  di Schauble disponibile nei fatti a dare solo due alternative alla Grecia: accettare le condizioni imposte o uscire dalla eurozona. L'epilogo della storia è noto, Tsipras propone ai greci un referendum per accettare o meno gli accordi che prevedevano ulteriore austerità e misure draconiane. Il referendum segna la vittoria dei no con oltre il 60% ma Varoufakis la sera stessa dei risultati da le sue dimissioni perché e' ormai chiaro che Tsipras, ormai  stanco, ha deciso di arrendersi e  accettare le condizioni imposte con una nuova maggioranza parlamentare. Come fa notare Adam Tooze nel libro Crashed, a sfavore della posizione di Varoufakis giocano due fatti, il primo sono le mosse di Draghi, che avevano difeso l'euro e rafforzato la BCE, che diminuiscono le paure del contagio di un eventuale uscita della Grecia dall'eurozona e quindi indeboliscono la posizione negoziale della Grecia, l'altro aspetto è che il Primo Ministro greco non mette mai in atto nessuna delle minacce che Varoufakis gli suggerisce in tutto il periodo di permanenza al Ministero delle Finanze.

Il libro è scritto dal punto  di vista  Varoufakis ma credo che sia abbastanza vicino alla realtà dei fatti. E' un libro molto interessante e istruttivo, anche se forse un poco troppo lungo; comunque leggendolo viene rabbia e sconcerto nel vedere come alla fine in Europa abbiano prevalso le posizioni più ottuse, infliggendo inutili e pesanti costi al popolo greco e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, come le istituzioni tecnocratiche europee prevalgano sulle opinioni popolari e sulla democrazia, poi certo non c'è da sorprendersi se nelle nazioni europee avanzino i partiti e le formazioni sovraniste.

venerdì 26 agosto 2022

Il meraviglioso mondo delle promesse elettorali

 Ci avviamo verso le elezioni che si preannunciano tra le peggiori degli ultimi anni, grande confusione, alleanze elettorali poco chiare e di convenienza, e soprattutto programmi elettorali infarciti, spesso, di promesse elettorali costose e spesso inutili se non controproducenti. 

Qui analizzeremo sinteticamente i programmi del Centro Destra e Lega, del Movimento 5 stelle, del PD e del terzo polo (Azione-Italia Viva), trattandosi di programmi piuttosto lunghi ed elaborati tratteremo principalmente alcuni argomenti: lavoro, fisco, riforme istituzionali e PA, politica industriale 

Centro Destra e Lega

In generale il programma del Centro destra (17 pagine) è piuttosto vago e non scende nei particolari. Sulle tasse parla genericamente della pressione fiscale e di pace fiscale, quest'ultima significa di fatto altri condoni e non cita la lotta alla evasione come sempre.  Relativamente alla flat tax parla di estensione a 100.000 euro di fatturato per partite IVA, in realtà sia Salvini e sia Berlusconi parlano di Flat Tax generalizzate che significa di fatto ridurre le risorse per lo Stato a vantaggio di pochi privando certamente i meno ricchi di servizi essenziali. Sul lavoro altro vago accenno è chi più assume meno paga che detto così non significa niente, misura molto difficile da concepire. Pensioni: innalzamento delle pensioni minime  anche qui generico mentre Berlusconi parlava di 1000 euro che sarebbe giusto  ma molto costoso soprattutto in un paese che spende già troppo per le pensioni rispetto a tutto il resto. Il programma della Lega parla giustamente anche di agricoltura che comunque rappresenta una parte molto marginale del PIL mentre parla genericamente delle PMI (quando il problema Italiano , vedi il mio libro, è che abbiamo imprese troppo piccole mentre le imprese devono avere una grandezza minima per essere efficienti). Come riforma istituzionale viene proposta la elezione diretta del Presidente della Repubblica che non risolve niente mentre il nostro problema è il bicameralismo perfetto. Un programma che contiene alcune  cose potenzialmente giuste ma troppo generiche per poter essere valutate, non si dice come si fanno e come vengono finanziate.

Movimento 5 stelle

Programma sintetico di 13 pagine ( quindi di fatto molto generico).

Sul fisco parla di cash-back fiscale (accredito immediato delle spese detraibili) proposta che fa pure Italia Viva che di fatto è un mera semplificazione fiscale.

Cancellazione dell'IRAP ( proposta anche da Azione).

Taglio del cuneo fiscale ( proposto più o meno da tutti).

Cessione strutturali dei crediti superbonus anche se non si capisce come e in  che misura.

Lavoro:

Salario Minimo (che propone pure PD e Azione) 

Contrasto al precariato, molto generico.

Rafforzamento del reddito di cittadinanza, che piuttosto andrebbe pesantemente riformato perché si pone troppi obiettivi contrastanti.

Un nuovo statuto dei lavoratori per tutti (?).

Riduzione del orario  di lavoro a parità di stipendio, misura  populista se non collegata ad una spinta all'aumento di produttività.

Istituzioni: sfiducia costruttiva e limiti alla decretazione di urgenza.

Politica Industriale: in particolare si concentra su agricoltura e turismo.

 Scuola e Università: aumento degli stipendi per insegnanti e fondi ricerca.


Programma del PD 

Programma di ben 37 pagine.


Politica industriale: piano Transizione 4.0 per investimenti green, piano nazionale risparmio energetico, messa in sicurezza infrastrutture. Previsto anche un grande piano di assunzione nella PA.

Tasse: franchigia di 1000 euro sui contributi Inps, abolizione IRAP

Lavoro: salario minimo, retribuzione stage curriculari, lotta al precariato (modello Spagna).

Riduzione orario a parità di salario (come 5 stelle) ma legati ad aumenti di produttività.

Revisione del reddito di cittadinanza.

Scuola e Università: allineare stipendi alla media europea (ma la qualità dell'insegnamento?), potenziare edilizia universitaria, nuovi docenti universitari.

Nel programma troviamo anche un generico maggiore flessibilità per le pensioni. Vi è anche un cenno sulla digitalizzazione della giustizia e adeguare la organizzazione (giusto ma perché si è fatto poco fino ad adesso?)

Un programma che contiene molte cose ma infarcito di piani e fondi con poche iniziative dettagliate.


Programma di Azione e Italia Viva 

Programma  molto lungo (68 pagine) e dettagliato per cui evidenzieremo solo alcune cose.

Politica industriale: zero tasse per giovani imprenditori, facilitare la crescita dimensionale delle imprese, rafforzare industria 4,0. Sostenere la nascita di aziende innovative e transizione digitale. Piano dettagliato per agricoltura e trasporti.

C'è un piano dettagliato su energia e  ambiente su breve, medio e lungo periodo per ridurre dipendenza gas e aumentare rinnovabili con inclusione del nucleare (di cui parla anche la Lega).

Lavoro: salario minimo, detassare premi di produttività, combattere la precarietà (aumento vigilanza), regolare i tirocini curriculari, riforma del reddito di cittadinanza.

Fisco: semplificazione Irpef, riduzione tassazione per giovani sino a 30 anni, abolizione Irap, Iva solo due aliquote, lotta alla evasione.

Istituzioni e PA: miglioramento giustizia con rafforzamento organico e del processo telematico, informatizzazione uffici. Efficientare PA 

Piano dettagliato per la sanità.

Superamento bicameralismo (finalmente!). Elezione diretta del Presidente del Consiglio ( misura populistica e inutile).

Scuola e Università: obbligo fino a 18 anni, potenziamento ITS, riqualificare edifici scolastici, reclutamento docenti universitari e rete per la ricerca.

Il programma è molto completo ed  impossibile citare tutto, tra tutti i programmi è quello organizzato meglio e con maggiori dettagli sulle misure.

I programmi, in generale,  contengono cose che sono anche giuste ma in genere poco dettagliate, le cose giuste vengono regolarmente dimenticate nel corso della legislatura. Ci sono alcuni punti comuni tra i programmi per cui non si capisce perché non si fanno (vedi ad es salario minimo).

Alcune considerazioni generali di cose che in questo blog e nei miei libri  ho già detto più volte. Un paese per crescere ha bisogno di alcune cose fondamentali.

Stare al passo con la evoluzione tecnologica, infatti è la tecnologia che traina la crescita, quindi bisognerebbe favorire (rendere quasi gratuite) le lauree STEM (matematica, fisica ecc.) visto cha abbiamo carenza di laureati soprattutto nelle materie scientifiche e bisogna aumentare il numero di laureati. Giusto anche potenziare gli ITS che in Germania producono 1 milione di tecnici. Favorire la ricerca di base e quella applicata aumentando le collaborazioni pubblico privato come succede in altri paesi (ad es. nascita di start up) . Gestire la  evoluzione tecnologica con la formazione continua nel pubblico e nel privato e aiutare lavoratori che saranno svantaggiati  dalla evoluzione tecnologica.

Miglioramento burocrazia, piuttosto che ridurre lo Stato bisogna rafforzarlo laddove serve. Bisogna migliorare la macchina burocratica ma non con le solite manovre facili, tagli lineari o aumenti del personale, ci vuole un piano organico di riforma della organizzazione, per questo servono anni e impegno e ci vorrebbe anche la partecipazione di un sindacato  più attento alla evoluzione che al mantenimento dello status quo.

Migliorare le istituzioni e la democrazia, le istituzioni devono essere allineate alle modifiche della società, sia in termini di diritti e sia nella organizzazione delle istituzioni. Piuttosto che ridurre i parlamentari è necessario superare il bicameralismo perfetto abolendo il senato o specializzando le camere per funzioni. Bisogna far crescere il livello di partecipazione e preparazione dei cittadini, a questo servirebbe una RAI che faccia più cultura e scimmiotti meno la pessima programmazione privata, bisogna anche favorire il giornalismo indipendente e autonomo mentre adesso è troppo schiavo dei privati o dei poteri pubblici.

Infine dovremmo favorire il senso di comunità, l'aumento delle diseguaglianze negli ultimi anni è stato enorme aumentando il disagio sociale, le classi dirigenti e più abbienti dovrebbero porsi il problema di come ridistribuire la ricchezza altrimenti avremo solo un decadimento economico e sociale della nostra società, la partecipazione alla crescita e un aumento delle possibilità per tutti i cittadini è garanzia di una società più ricca e stabile.



venerdì 5 agosto 2022

Carlo Calenda -La libertà che non libera - La nave di Teseo


Carlo Calenda è stato Ministro ed è un uomo politico che ha anche fondato un suo partito: Azione. Questo è il suo terzo libro e qui ne abbiamo recensito uno.
Questo è un libro politico in un senso particolare, infatti parla essenzialmente di valori ed etica (ethos).
Il libro inizia con la affermazione della  fragilità etica dell'Occidente, dovuta a una confusione tra desideri e diritti. Non è possibile, per l'autore, creare una società senza identità e coesione sociale. L'esistenza di un ordine morale è fondamentale affinché una società libera non perda il collante sociale.
Calenda si scaglia conto la "cancel colture", la mancata considerazione dei fenomeni storici conduce le le leadership politiche alla incapacità di comprendere la portata degli eventi che si trovano ad affrontare. Una comunità è fondata piuttosto sulla trasmissione delle idee, della storia e della cultura di un popolo, inoltre è fondata sui diritti ma anche gli obblighi.
Un errore, per l'autore, dei governi occidentali è stato di subordinare l'etica alla efficienza economica, che ha determinato la subordinazione del potere pubblico al potere economico dei privati, abbiamo ridotto la idea di società liberale al liberalismo economico.
La democrazia liberale dovrebbe essere un sistema politico basato sulla combinazione dei diritti individuali con la sovranità del popolo.  Le democrazie liberali hanno fallito nel riconoscimento della dignità, una sfera più potente e profonda della efficienza economica (ambito razionale).
I cambiamenti innescati dal progresso e dalla economia di mercato destrutturano l'ordine sociale e morale che regola una comunità (vedi qui). Mentre i diritti individuali progredivano, i vincoli etici collettivi che ordinano lo spazio comune, culturale e  politico   si indebolivano.
L'autore afferma che dobbiamo ricostruire un ethos capace di riportare nella maggioranza dei cittadini la convinzione di vivere in un sistema giusto, che ricrei la loro dignità e ordini lo spazio comune fondandolo su doveri e obblighi morali.
Viviamo in una società dove comunichiamo più di prima ma ci sentiamo più soli. La solitudine è il frutto del passaggio da una società fondata sull'individualismo a una fondata sul "singolarismo", singolarismo che emerge quando subentra la volontà di sfruttare ogni recesso del mondo a fini personali senza porsi alcun limite alcuno. Stiamo assistendo al passaggio da una società dei bisogni a una società dei desideri.
Viviamo inoltra la dannazione dell'uomo prospero ma vuoto di senso e vitalità, la vita viene spogliata di qualsiasi narrazione capace di generare senso. Più aumenta la capacità del progresso di forzare i limiti dell'ordine naturale più toccherà a noi stabilire i limiti di ordine naturale.
Per l'autore la felicità pubblica, la partecipazione alla vita politica di una comunità, ha un valore superiore a quella racchiusa dal desiderio individuale. Purtroppo prevale la convinzione dei politici e dei cittadini che poco o nulla ci sia da fare per gestire il progresso e il mercato. La politica è dunque debole e non vale la pena di parteciparvi. Il problema dunque è l'assenza di etica pubblica, la consapevolezza di dover svolgere un compito appropriato rispetto al ruolo che si ricopre. La crisi italiana non è economica ma etica, culturale e sociale.  Dobbiamo impegnarci a far tornare l'impegno politico nella quotidianità delle persone, riportare al centro del discorso politico ciò che è giusto che non corrisponde a ciò che economicamente efficiente. Lo sviluppo del benessere materiale non può rappresentare il novanta per cento dell'agenda politica. Va riscoperto l'idealismo inteso come consapevolezza di poter incidere sul corso della storia ricercando la felicità collettiva oltre che quella individuale, la libertà di una comunità si difende talvolta rinunciando all'esercizio dei diritti individuali. Le idee sono importanti e diventano politicamente efficaci se sono sistemate all'interno di un pensiero coerente e radicato nella storia. Esser cittadini italiani non è scontato né gratuito, l'appartenenza ad una comunità comporta doveri ed obblighi.
Come si vede un libro singolare per un politico, dove si parla di etica, morale, doveri e obblighi, mentre normalmente i nostri politici sono dediti alla attualità spicciola, più preoccupati dei sondaggi e di compiacere agli elettori che ad affrontare temi ad ampio respiro.
Devo dire che sul molti temi e considerazioni sono d'accordo, ma devo anche dire che nel libro manca la parte del "come",  ad esempio come aumentare la partecipazione dei cittadini. Un libro comunque interessante pieno anche di citazioni autorevoli e di cui consiglio la lettura, ma che rimane, come detto, un poco incompiuto nella parte delle azioni pratiche da intraprendere.