demo-critica-mente
Le idee degli economisti e dei filosofi politici, tanto quelle giuste quanto quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si creda. In realtà il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che si ritengono completamente liberi da ogni influenza intellettuale, sono generalmente schiavi di qualche economista defunto. John Maynard Keynes
mercoledì 27 marzo 2024
Il futuro dell'Europa
mercoledì 20 marzo 2024
Robert J. Shiller- Economia e narrazioni- Come le storie diventano virali e guidano i grandi eventi economici.
mercoledì 13 marzo 2024
Dani Rodrik- One Economics Many Recipes- Globalization, Institutions, and Economic Growth
- gli incentivi dovrebbero andare principalmente a nuove attività;
- ci dovrebbero essere dei chiari criteri di benchmark per valutare le attività sussidiate;
- ci deve essere un tempo limite agli aiuti;
- il supporto pubblico deve essere rivolto ad attività e non a settori industriali;
- le agenzie pubbliche incaricate devono avere competenze e essere ben in contatto con il privato;
martedì 5 marzo 2024
Carl Benedict Frey- The Technology Trap - Capital, Labor, and Power in the age of automation
sabato 10 febbraio 2024
Paul Krugman- Discutere con gli Zombie- Le idee politiche mai morte che uccidono la buona politica
giovedì 18 gennaio 2024
Yanis Varoufakis- I deboli sono destinati a soffrire?- L'Europa, l'austerità e la minaccia globale alla stabilità globale
Dell'autore, ex ministro delle Finanze della Grecia nel governo Tsipras e professore di Teoria Economica alla Università di Atene e alla University of Texas di Austin, abbiamo già recensito il suo libro successivo sulla sua esperienza di ministro qui.
Il libro, anche se il titolo può essere sibillino, è un libro di storia, in particolare della storia degli accordi monetari mondiali prima e poi di quelli successivi in Europa sino alla introduzione dell' euro.
Il libro parte dagli accordi di Bretton Woods dove nonostante l'impegno di Keynes vinse il piano di White (USA), la potenza vincente, che imponeva un sistema basato, ovviamente sul dollaro (*), unica moneta ad essere legata all'oro in maniera fissa. Le altre monete erano a loro volta agganciate al sistema che prevedeva un sistema di cambi semi fissi che potevano variare in modo concordato. Il sistema era meno internazionale e multilaterale di quello di Keynes ma funzionava se gli USA erano in surplus, come lo erano nel primo dopoguerra, e quel surplus, inviato come aiuto all'Europa, serviva a comprare le merci americane e quindi i dollari ritornavano a casa riequilibrando il sistema e generando stabilità. Questo equilibrio finì quando gli USA divennero importatori netti per lo sviluppo delle economie europee e giapponese. La situazione era precaria con un valore di cambio dollaro-oro fissato ad un valore troppo basso rispetto alla realtà. A far saltare l'accordo ci pensarono i francesi (De Gaulle) che, sofferenti per la perdità di potere economico della Francia rispetto alla Germania, accusarono gli USA di avere un "privilegio esorbitante" mandando a cambiare dollari con oro. Di fronte a una situazione insostenibile, per cui le riserve auree americane erano a rischio, furono gli USA, nel 1971, a interrompere unilateralmente il cambio fisso dollaro oro e a far saltare Bretton Woods.
E così l'Europa si ritrovò senza l'ombrello del dollaro e di Bretton Woods e incomiciò a pensare a farsi una sua Bretton Woods europea. In questo contesto nacquero, e finirono miseramente, i due tentativi di stabilizzare i cambi tra le monete europee, prima il sistema del cosiddetto serpente monetario e poi lo SME, entrambi con vita piuttosto breve. Nonostante questi fallimenti, con la unificazione della Germania si presentò l'occasione di far partire la moneta unica, contro la riluttanza tedesca e soprattutto della Bundesbank, con un accordo Khol-Mitterand, con la segreta speranza dei francesi di riuscire, in qualche modo, di controllare la Germania e il marco (speranza vana a posteriori). Anteporre la moneta alla unione politica era un rischio che Mitterand conosceva, e addirittura la stessa Tatchter affermò, quando diede le dimissioni, che con una banca centrale europea così concepita non ci sarebbe stata democrazia. Inoltre, tra gli altri il grande economista Kaldor, già nel 1970, aveva evidenziato che era un pericoloso errore. L'euro inizialmente funzionò ma basato su pericolosi squilibri, infatti i suplus degli esportatori europei venivano risucchiati dal Minotauro finanziario di Wall Street e d'altra parte finivano per indebitare i paesi europei in deficit con le banche francesi e tedesche. Tutto questo giro di denaro e speculazione finì come ben sappiamo con la crisi del 2008.
Il resto della storia è noto, ne abbiamo parlato ampiamente in altri libri: la crisi dell'euro, i salvataggi a colpi di asuterità, vedi per la Grecia anche di Varoufakis Adulti nella stanza; l'intervento salvifico di Draghi dopo gli errori di Sarkozy e Merkel, con la Bundesbank che non mancò di denunciare gli interventi di Draghi alla corte costituzionale tedesca!
L'errore di fondo di tutte le politiche moenetarie europee, per Varoufakis, è quello di voler depoliticizzare il denaro che è una assurdità. Concludo la sintesi del libro con una delle citazioni conclusive dell'autore: "L'euro ha rimpiazzato la paura della svalutazione con la certezza della depressione".
Il libro presenta in appendice la cosiddetta modesta proposta fatta dall'autore con altri per risolvere i problemi euroopei senza stravolgere troppo le regole, proposta che ho comemmentato qui.
In conclusione, un libro molto ben scritto, l'autore riesce a narrare episodi e i fatti economici in maniera piacevole ricorrendo spesso ai miti greci. E' un libro ben documentato con molte ricostruzioni storiche interessanti e spesso non note, quindi è un libro che vale la pena leggere. E' chiaro che l'autore evidenzia il proprio punto di vista e si intravede il grande rancore verso la Bundesbank per come sono andate le cose per la Grecia, anche se alla fine sono i francesi che escono peggio dai fatti storici.
(*) Il piano di Keynes si basava su una moneta virtuale internazionale chiamata Bancor.
venerdì 5 gennaio 2024
La politica che sconforto
Ho visto la conferenza del nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la sensazione è di sconforto. Giorgia Meloni è un politico navigato capace di rispondere ad alcune accuse con altrettante accuse ai suoi predecessori con battute sferzanti ma, detto ciò, che sul piano comunicazionale può funzionare, per il resto non ho grande ammirazione per questo governo. Inatanto la squadra di governo e i personaggi che ruotano intorno a Fratelli d'Italia non mi sembrano un gran che, basti vedere alcune figure tra il ridicolo e il penoso: Lollobrigida che ferma il treno e quest'altro che gira con la pistola a Capodanno.
La manovra di governo è limitata dai ridotti spazi fiscali, fa poche cose, più che altro cerca di evitare il peggio. La figura peggiore è a livello internazionale. Per mesi hanno evitato di ratificare il MES con la speranza di poter contrattare qualcosa sul nuovo patto di stabilità. Il patto è invece stato stabilito sopra le nostre teste e non sembra molto migliorativo rispetto a quello proposto della Commissione Europea. Dimostrazione di quanto non contiamo molto in Europa, problema che non è nuovo ma la Meloni, per quanto cerchi di proporsi come statista europeo, in realtà conta ancora meno dei suoi predecessori. Siamo alle solite una politica orfana di leadership con scarsa visione del futuro da dare a questo paese. L'unica proposta è la riforma costituzionale con il premierato, che darebbe un ulteriore colpo al parlamento riducendo anche il potere del Presidente della Repubblica, se passase ci condannerebbe a ulteriori leadership populiste che non hanno mai fatto del bene a nessuna nazione, vedi Argentina.
D'altra parte l'opposizione è ben poca cosa, la Schlein non riesce a fare una opposizione efficace, Conte prova a fare qualcosa ma il suo passato non lo rende credibile, uno che è passato da un governo giallo-verde a uno giallo-rosso, con l'approvazione di politiche, forse negli intenti buone, ma disastrose negli esiti: reddito di citatdinanza e superbonus. Come si vede mancano leadership preparate e illuminate, non c'è nessuna volontà di formare una buona classe dirigente (vedi qui), i nostri giovani non sono per niente valorizzati tant'è che i migliori se ne vanno all'estero. Certo da altre parti non è meglio, vedi in USA, dove i due candidati alle presidenziali più probabili in lizza sono due ultra settantenni, possibile che in un grande paese come gli Stati Uniti non si trovino candidati più giovani? Senza contare che poi Trump ha già dimostrato di cosa è capace.
Insomma una situazione deprimente che non lascia grandi speranze per il futuro.