giovedì 16 luglio 2015

Economia o Democrazia

Ormai sulla Grecia si è scritto di tutto e non mi ripeterò, per capire la situazione bisogna comunque partire dall'inizio. La creazione dell'euro, così come è stata realizzata, è un grave errore se la vera intenzione era un integrazione, non si può partire dalla fine e creare una moneta senza un adeguato cordone istituzionale. Successivamente sono stati compiuti ulteriori errori che comunque sono in parte consequenziali, per altri logicamente consequenziali, alla scelta iniziale. Al punto in cui siamo arrivati ci sono solo due soluzioni teoriche:
a) si decide di fare un percorso di maggiore integrazione politica, economica, istituzionale magari a piccoli passi. Per fare questo bisognerebbe che alcuni paesi (ho già indicato in altri post: Italia, Spagna e Francia)  aiutassero la Merkel ad uscire dalla morsa interna per avviare le riforme necessarie. Questa soluzione per alcuni è impossibile, anche perché sono troppo diverse le realtà europee, e quindi questo rimane un sogno irrealizzabile e forse pericoloso. Per altri invece è l'unica soluzione per aver un sufficiente peso da controbilanciare i giganti internazionali.  In ogni caso richiederebbe dei leader di grande spessore in grado di capire e sostenere la svolta.
b) si prende atto che l'euro è troppo costoso e impossibile da mantenere in queste condizioni e si decide di tornare indietro, alle valute nazionali con un nuovo SME, con una decisione concordata. Soluzione anche questa molto complicata che richiede delle leadership forti e coraggiose.
Altre soluzioni accettabili e razionali  non ne vedo, comunque la cosa peggiore è vivacchiare in questa situazione che comporta un ristagno delle economie, in particolare dei paesi del sud.
La scelta comunque di fondo è tra economia e democrazia, o ad essere più pratici tra la scelta di élite liberamente elette o élite che si impongono e impongono una disciplina economica o se preferite finanziaria. Quindi se vogliamo la democrazia possiamo scegliere solo  tra élite liberamente elette a livello nazionale o élite elette a livello europeo.

martedì 14 luglio 2015

Divide et impera

La frase latina nel titolo è un metodo evergreen che si applica bene all'Europa odierna. Se nelle intenzioni di Mitterand l'euro doveva servire per tamponare le egemonia tedesca in Europa, la storia ha dimostrato che al contrario l'euro, indubbiamente per le capacità dei tedeschi, si è rivelato invece un potente sistema per affermare la supremazia teutonica. Negli ultimi tempi poi la Germania ha utilizzato saggiamente il detto romano dividendo i suoi interlocutori, alcuni esempi: ha blandito la Francia consentendogli di fare uscire le sue banche dal pesante indebitamento con la Grecia; non ha usato il pugno di ferro con l'Italia chiudendo un occhio sui suoi parametri e deficienze; ha redistribuito il debito greco sugli Stati che, a questo punto, non potevano essere troppo favorevoli alla Grecia a meno di non rimetterci i soldi e la faccia. C'è un modo per uscirne? Visto che la Merkel è prigioniera inevitabilmente del suo elettorato e, quindi, dei falchi, l'unico modo per redistribuire le responsabilità e la leadership europea sarebbe un accordo tra le tre maggiori economie dell'euro, ad esclusione della Germania, (Francia, Italia, Spagna), che potendo contare sull'appoggio esterno di Draghi, potrebbero indirizzare la politica europea verso quel cambio di passo che consentirebbe di salvare l'Europa da una lenta agonia e reindirizzarla verso un processo di crescita e integrazione più ragionevole, dando per scontato che l'unificazione basata esclusivamente sull'euro è un passo sbagliato e controproducente. La storia la fanno gli uomini giusti al momento giusto. Questo sarebbe un vantaggio per tutti, compresa la Germania, si tratterebbe di fare una serie di scelte, magari a piccoli passi, verso una integrazione istituzionale più razionale sia politica che economica. Altrimenti  sarebbe meglio avere il coraggio, ma anche qui servono dei leader, di proporre  uno scioglimento concordato dell'euro.

lunedì 13 luglio 2015

La solitudine dei numeri uno

Un accordo alla fine è stato raggiunto, almeno al momento l'eurozona è salva. Dei numeri uno dei vari paesi esce al momento vincitrice la Merkel che evita il peggio, l'uscita della Grecia, ma con un accordo molto stringente che non è una vittoria per Tzipras. Su quest'ultimo, che sarà la storia a giudicare, mi permetto di dire che il referendum, di cui ero dubbioso, non mi è sembrata una scelta del tutto azzeccata. Mi spiego meglio, io sono un convinto sostenitore che su alcune questioni la democrazia diretta sia giusta, ho infatti spesso firmato per vari referendum proposti in passato, in particolare dai Radicali. Non credo che quando si tratta di questioni molto complesse o tecniche sia un buon metodo e, nel  caso della Grecia, non si è capito bene per cosa hanno votato. La democrazia è essenzialmente, citando Popper, una scelta di leadership, quindi tali leadership devono, in virtù del mandato, aver il coraggio, politico e storico, di alcune scelte, altrimenti sarebbe da un lato troppo facile o d'altra parte troppo confuso il loro ruolo, per questo ho intitolato il post come la solitudine dei numeri uno. Non mi pare anche che l'accordo sia una grande vittoria di Hollande che, comunque, non ha mai dimostrato di essere all'altezza, e neanche di Renzi che ha meno carisma internazionale di Monti. Data la situazione non credo che si potesse raggiungere un diverso accordo, tra l'altro non c'è la ristrutturazione richiesta da Tzipras del debito e quindi forse si poteva raggiungere un accordo prima senza esacerbare  le posizioni. Non so cosa succederà adesso in Grecia, se Tzipras rimarrà con una diversa maggioranza o altro, certo è che anche i Greci debbono capire che non esistono "pasti gratis", anche se aggiungo che le colpe delle banche che hanno prestato i soldi a go-go sono state nascoste dalla propaganda anti greca. Comunque lo sviluppo di un paese richiede miglioramenti istituzionali, culturali e di far emergere le risorse migliori del paese anche al comando e, infine,  capire e valorizzare le risorse distintive tipiche del paese, insomma un lavoro lungo e serio, di cui anche in Italia avremmo molto bisogno.

sabato 11 luglio 2015

Grexit pro e contro

Parliamo di Grecia, la sua uscita dall' euro  a chi conviene ? 
  • USA non ci pensano nemmeno di regalare un avamposto a Putin o alla Cina; 
  • Italia, a meno di non pensare di uscire dall'euro subito dopo, se esce la Grecia avremmo dei costi più alti per interessi sul nostro debito non proprio piccolo, se tagliamo il debito alla Grecia pure ci costa, difficile dire cosa costi di più, quindi se non vale l'opzione 1 ( usciamo anche noi) meglio farla restare;
  • Germania, alla Merkel visto il sentimento popolare converrebbe che uscisse, la Germania come paese avrebbe  dei costi ( meno per le sue banche), da un punto di vista delle esportazioni sarebbe una perdita trascurabile, in compenso un'Europa più compatta forse avrebbe dei vantaggi. Direi decisione più politica che economica;
  • Francia, costi senz'altro sia in un caso sia nell'altro ( le sue banche sono comunque fuori), per Hollande, già debole, accettare l'uscita come imposizione germanica sarebbe comunque un ulteriore smacco, credo che farà di tutto per non farla uscire;
  • Per gli altri paesi europei  ci sono prospettive diverse a seconda della loro situazione economica, da un punto di vista della popolarità (ovvero dei cittadini) vince sicuramente la visione di punizione divina a un gruppo di sporchi dilapidatori;

Insomma come si vede decisione difficile, credo che, a meno che non si impunti la Merkel, la opzione più probabile, visto il peso anche degli USA, sia no Grexit; siccome non sono un indovino e fare previsioni sulle cose umane è un rischio aspettiamo ancora una settimana e vediamo cosa si muove sulla scacchiera.

lunedì 6 luglio 2015

L'equilibro di Nash e la Grecia

Visto che si dice che l'ormai ex Ministro Varoufakis sia un esperto di teoria dei giochi, parleremo appunto di questa e, in particolare, dell'equilibrio di Nash. La nozione di equilibrio di Nash è quella condizione appunto di equilibrio a cui si arriva nei giochi non cooperativi, ovvero dove i partecipanti non possono accordarsi. I giocatori comunque conoscono le regole del gioco e devono massimizzare il loro risultato, maggior vantaggio o minor danno. Un tipico esempio è il  dilemma del prigioniero, dove alla fine si dimostra che l'equilibrio che si raggiunge, equilibrio di Nash, non è quello ottimale che invece si avrebbe se i due potessero accordarsi. Quindi in generale sembrerebbe dimostrato che sia meglio accordarsi, un esempio tipico sono gli accordi collusivi tra due aziende che si accordano per fare cartello invece di farsi una feroce competizione. Nel caso della Grecia sarebbe quindi più logico ragionare e accordarsi piuttosto che farsi prendere la mano da inutili ripicche. La Grecia ha scelto di non accettare le condizioni, quali non è chiaro, ma comunque ha detto no. In particolare ormai va ammesso, lo dice anche lo FMI, ciò che era evidente, bastava fare due conti banali, ovvero che il debito è impagabile e che va ristrutturato. Per il resto un certo tipo di riforme per rendere la Grecia un paese più moderno e meno sciagurato ci vogliono, e comunque va dato il tempo di farle senza deprimere il PIL con massacri sociali inutili, inventandosi per giustificare tali misure dei "moltiplicatori" inventati a piacere. Converrebbe un accordo perché se la Grecia esce dall'euro non si sa che conseguenze ci sarebbero, sicuramente le economie deboli ballerebbero e gli  spread aumenterebbero e ci sarebbero dei maggiori costi per interessi. Lato Grecia uscire dall'euro all'inizio potrebbe essere un grande rischio con una situazione molto critica, poi è probabile che con la dracma potrebbero anche riprendersi, come dice Krugman, anche se la storia insegna che le economie che escono meglio da una svalutazione sono quelle che comunque hanno una struttura economica solida. Insomma la ragionevolezza direbbe che conviene un accordo ma non sono sicuro, visto come è andata la storia dell'Europa negli ultimi decenni, che questo sia quello che succederà. 
Certo per l'Italia comunque vada ci saranno delle ripercussioni, quello che non riesco a capire è perché (siamo una nazione che è il secondo produttore industriale e il terzo per il PIL nell'area euro) non contiamo praticamente niente quando, come ho sempre affermato, la vera politica si fa in Europa o se ne esce.