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giovedì 20 ottobre 2022

Yanis Varoufakis- Adulti nella stanza - La nave di Teseo -2017

 Yanis Varoufakis è un economista di nazionalità greca che ha insegnato a lungo nelle università americane. In questo libro racconta, con  dovizia di particolari, il periodo in cui è stato Ministro delle Finanze della Grecia nel 2015, fino a luglio. Eletto nelle file del partito Syriza, che vince le elezioni nel 2015, partecipa quindi  al primo governo preseduto da Alexis Tsipras, il suo principale mandato era di trattare con le istituzioni europee e FMI per rivedere i termini del debito greco generato dai due maxi salvataggi del 2010 e del 2012, di cui ben poco arrivò ai greci perché in buona parte servi a salvare i conti delle banche tedesche e francesi (che avevano allegramente prestato i soldi alla Grecia prima della crisi). 

Il libro è una moderna tragedia greca, i protagonisti sono, oltre a Varoufakis: il Primo Ministro Tsipras, il Ministro delle Finanze della Germania Wolfgang Schauble, il presidente del Eurogruppo, Joren Dijselbloem, il capo del FMI Christine Lagarde, il capo della BCE Mario Draghi, e tutto l'establishment europeo e internazionale. Impossibile fare una sintesi del libro, in cui si rivelano i retroscena degli incontri in sede europea e ai vertici delle istituzioni greche, tra tutti solo ad esempio cito uno degli episodi più evidenti della forza del' Eurogruppo e di Schauble e della debolezza della Commissione Europea. L'episodio è quello in cui Pierre Moascovici, commissario europeo agli affari economici, propone a Varoufakis una bozza di comunicato dell'Eurogruppo che accoglie alcuni emendamenti da lui proposti che ritiene possa essere senza dubbio approvato. Quando però si incontrano nell'ufficio di Joren Dijsselbloem, presidente dell'Eurogruppo e uomo di Wolfgang Schauble, questo lo umilia non prendendo minimamente in considerazione il documento del commissario.

La posizione sostenuta da Varoufakis con tenacia in tutte le riunioni e incontri è quella che il debito greco era insostenibile e quindi andava prevista una sua ristrutturazione e, inoltre, proponeva una serie di misure correttive a quelle previste dalla Troika (UE, FMI, BCE) che di fatto avevano già aggravato la situazione economica della Grecia portando alla miseria molte persone. Quella di Varoufakis era una posizione economicamente sensata e ragionevole cercando di venire incontro alle proposte della Troika evitando però le condizioni peggiori previste. Di fatto, nel corso del libro, Varoufakis racconta di aver avuto incoraggiamenti e approvazioni da parte di molti delle istituzioni europee e internazionali alle sue proposte ma senza ottenere alcun appoggio concreto nei fatti. La crisi greca e del suo salvataggio era, in realtà,  un problema politico piuttosto che economico, non si poteva cedere alle richieste della Grecia per evitare di creare un pericoloso precedente all'interno dalla UE, ciò rifletteva la posizione dura e intransigente (e vincente)  di Schauble disponibile nei fatti a dare solo due alternative alla Grecia: accettare le condizioni imposte o uscire dalla eurozona. L'epilogo della storia è noto, Tsipras propone ai greci un referendum per accettare o meno gli accordi che prevedevano ulteriore austerità e misure draconiane. Il referendum segna la vittoria dei no con oltre il 60% ma Varoufakis la sera stessa dei risultati da le sue dimissioni perché e' ormai chiaro che Tsipras, ormai  stanco, ha deciso di arrendersi e  accettare le condizioni imposte con una nuova maggioranza parlamentare. Come fa notare Adam Tooze nel libro Crashed, a sfavore della posizione di Varoufakis giocano due fatti, il primo sono le mosse di Draghi, che avevano difeso l'euro e rafforzato la BCE, che diminuiscono le paure del contagio di un eventuale uscita della Grecia dall'eurozona e quindi indeboliscono la posizione negoziale della Grecia, l'altro aspetto è che il Primo Ministro greco non mette mai in atto nessuna delle minacce che Varoufakis gli suggerisce in tutto il periodo di permanenza al Ministero delle Finanze.

Il libro è scritto dal punto  di vista  Varoufakis ma credo che sia abbastanza vicino alla realtà dei fatti. E' un libro molto interessante e istruttivo, anche se forse un poco troppo lungo; comunque leggendolo viene rabbia e sconcerto nel vedere come alla fine in Europa abbiano prevalso le posizioni più ottuse, infliggendo inutili e pesanti costi al popolo greco e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, come le istituzioni tecnocratiche europee prevalgano sulle opinioni popolari e sulla democrazia, poi certo non c'è da sorprendersi se nelle nazioni europee avanzino i partiti e le formazioni sovraniste.

mercoledì 18 gennaio 2017

Commento su:A Modest Proposal for Resolving the Eurozone Crisis-Yanis Varoufakis, Stuart Holland, and James K. Galbraith

Riparliamo di euro, tema che riprendiamo dopo un pò di tempo. La situazione non è cambiata e il mio pensiero riamane lo stesso, fondare l’Europa sull’euro è stato un errore, ultimo a confermarlo è stato A. Sen ieri a otto e mezzo su La7 (vedere la faccia di Giannino è stato impagabile per il resto c’è Mastercard).
Cominciano ad essere sempre meno coloro che pensano che l’euro si salvi, comunque oggi parliamo di una delle proposte più articolate per salvarlo fatta da Y. Varufakis ed altri. La proposta si  compone di 4 parti perché quattro sono i problemi per gli autori dell’area euro, li metterò in ordine diverso dalla proposta, ordine a mio parere per importanza e  fattibilità.
Il primo problema è la recessione per cui serve un piano di investimenti per rilanciare l’economia, investimenti che invece sono in calo dappertutto. Qui le istituzioni ci sono è sono rispettivamente la Banca Europea per gli investimenti e il Fondo Europeo per gli Investimenti.
La Banca Europea per gli investimenti finanzierebbe con emissioni di bond che avrebbero tassi più bassi di quanto non potrebbero se fossero emessi dalle nazioni stesse, tra l’altro la BCE potrebbe aiutare a mantenerli bassi con acquisti sul mercato secondario. I flussi di guadagni provenienti dagli investimenti ripagherebbero poi i bond emessi, in ogni caso queste spese non  graverebbero sui bilanci degli stati nazionali. Quanto dovrebbe essere investito non lo dicono, considerando che il piano Junker prevedeva 600 miliardi di cui solamente 20 pubblici, per essere veramente efficace stiamo parlando di un piano di investimenti pubblici di qualche centinaio di miliardi almeno inizialmente.
Questa è la misura secondo il mio parere più urgente e anche quella che potrebbe essere più facilmente applicata  a livello europeo, su questo si dovrebbero battere i nostri governanti, e non solo,  invece di fare “la moina” con la Commissione Europea.
La seconda proposta è quella relativa al sistema bancario, tema caldo in Italia ma anche in tuta Europa.
La proposta è che le banche che necessitano di essere ricapitalizzate invece di farlo per il tramite dei governi nazionali e poi da questi tramite ESM (Meccansimo Europeo di Stabilità) vengano ricapitalizzate dall’ESM stesso acquisendo quindi le azioni delle banche direttamente, scegliendo il nuovo board della banca. Su questa proposta gli autori non si dilungano, quindi quali sarebbero  i vantaggi non sono esplicitati, al contrario non credo che tale proposta venga ben accolta dai governi nazionali che perderebbero un ulteriore elemento di controllo del sistema bancario.
Terza proposta è quella di rifinanziare  il debito degli stati che non supera il limite del 60%del PIL. Questo debito in ECB bond potrebbe essere convertito ad un tasso di interesse minore ma comunque di competenza degli stati stessi. E’ chiaro lo scopo della proposta ridurre il peso del debito e dei suoi interessi senza dover ricorrere al meccanismo OMT, che significa poi sottostare ai diktat della troika che hanno significato di fatto austerità e recessione. Che dire la proposta non è totalmente nuova ed è sicuramente uno strumento utile per ridurre il peso del debito ma credo proprio che su questa proposta la Germania e altri non ne vogliono sentire parlare, per cui anche addolcendo un poco la pillola non credo che nessuno la voglia prendere in considerazione.
Infine l’ultima, in cui raccomandano che l’Europa adotti immediatamente un programma di solidarietà per l’emergenza sociale (ESSP) che garantisca l’accesso alla nutrizione e ai beni di prima necessità per tutti gli europei, e che si traduca in un Programma Europeo di Buoni Alimentari modellato sull’equivalente degli USA. 
Questi programmi dovranno essere finanziati dalla Commissione Europea utilizzando gli interessi accumulati mediante ad esempio il sistema europeo delle banche centrali, dal bilancio del sistema TARGET2, dai profitti realizzati attraverso il mercato delle obbligazioni nazionali o altro.
Da un punto di vista umanitario non c’è dubbio che sarebbe una misura necessaria, ma visto che coloro che ne sarebbero i beneficiari non contano niente a livello politico europeo proprio nessuno ne avrà a cuore le sorti.

Insomma nel complesso un buon esercizio teorico ben fatto e che contiene un certo sforzo di realismo che, comunque date le attuali condizioni politiche dell’area euro, rimane in pratica irrealizzabile, l’unico punto su cui si potrebbe aver un minimo di speranza è quello sugli investimenti, ma anche questo richiederebbe dei politici europei avveduti e con uno sguardo aldilà del mero tornaconto elettorale di breve periodo.

sabato 11 luglio 2015

Grexit pro e contro

Parliamo di Grecia, la sua uscita dall' euro  a chi conviene ? 
  • USA non ci pensano nemmeno di regalare un avamposto a Putin o alla Cina; 
  • Italia, a meno di non pensare di uscire dall'euro subito dopo, se esce la Grecia avremmo dei costi più alti per interessi sul nostro debito non proprio piccolo, se tagliamo il debito alla Grecia pure ci costa, difficile dire cosa costi di più, quindi se non vale l'opzione 1 (usciamo anche noi) meglio farla restare;
  • Germania, alla Merkel visto il sentimento popolare converrebbe che uscisse, la Germania come paese avrebbe  dei costi (meno per le sue banche), da un punto di vista delle esportazioni sarebbe una perdita trascurabile, in compenso un'Europa più compatta forse avrebbe dei vantaggi. Direi decisione più politica che economica;
  • Francia, costi senz'altro sia in un caso sia nell'altro (le sue banche sono comunque fuori), per Hollande, già debole, accettare l'uscita come imposizione germanica sarebbe comunque un ulteriore smacco, credo che farà di tutto per non farla uscire;
  • Per gli altri paesi europei  ci sono prospettive diverse a seconda della loro situazione economica, da un punto di vista della popolarità (ovvero dei cittadini) vince sicuramente la visione di punizione divina a un gruppo di "sporchi dilapidatori";

Insomma come si vede decisione difficile, credo che, a meno che non si impunti la Merkel, la opzione più probabile, visto il peso anche degli USA, sia no Grexit; siccome non sono un indovino e fare previsioni sulle cose umane è un rischio aspettiamo ancora una settimana e vediamo cosa si muove sulla scacchiera.

lunedì 6 luglio 2015

L'equilibro di Nash e la Grecia

Visto che si dice che. l'ormai ex Ministro, Varoufakis sia un esperto di teoria dei giochi, parleremo appunto di questa e, in particolare, dell'equilibrio di Nash. La nozione di equilibrio di Nash è quella condizione appunto di equilibrio a cui si arriva nei giochi non cooperativi, ovvero dove i partecipanti non possono accordarsi. I giocatori comunque conoscono le regole del gioco e devono massimizzare il loro risultato, maggior vantaggio o minor danno. Un tipico esempio è il  dilemma del prigioniero, dove alla fine si dimostra che l'equilibrio che si raggiunge, equilibrio di Nash, non è quello ottimale che invece si avrebbe se i due potessero accordarsi. Quindi, in generale sembrerebbe dimostrato che sia meglio accordarsi, un esempio tipico sono gli accordi collusivi tra due aziende che si accordano per fare cartello invece di farsi una feroce competizione. 
Nel caso della Grecia sarebbe quindi più logico ragionare e accordarsi piuttosto che farsi prendere la mano da inutili ripicche. La Grecia ha scelto di non accettare le condizioni, quali non è chiaro, ma comunque ha detto no. In particolare ormai va ammesso, lo dice anche lo FMI, ciò che era evidente, bastava fare due conti banali, ovvero che il debito è impagabile e che va ristrutturato. Per il resto un certo tipo di riforme per rendere la Grecia un paese più moderno e meno sciagurato ci vogliono, e comunque va dato il tempo di farle senza deprimere il PIL con massacri sociali inutili, inventandosi per giustificare tali misure dei "moltiplicatori" inventati a piacere. Converrebbe un accordo perché, se la Grecia esce dall'euro, non si sa che conseguenze ci sarebbero, sicuramente le economie deboli ballerebbero e gli  spread aumenterebbero e ci sarebbero dei maggiori costi per interessi. Lato Grecia uscire dall'euro all'inizio potrebbe essere un grande rischio con una situazione molto critica, poi è probabile che con la dracma potrebbero anche riprendersi, come dice Krugman, anche se la storia insegna che le economie che escono meglio da una svalutazione sono quelle che comunque hanno una struttura economica solida. Insomma la ragionevolezza direbbe che conviene un accordo ma non sono sicuro, visto come è andata la storia dell'Europa negli ultimi decenni, che questo sia quello che succederà. 
Certo per l'Italia comunque vada ci saranno delle ripercussioni, quello che non riesco a capire è perché (siamo una nazione che è il secondo produttore industriale e il terzo per il PIL nell'area euro) non contiamo praticamente niente quando, come ho sempre affermato, la vera politica si fa in Europa o se ne esce.

martedì 30 giugno 2015

"Rimetti a noi i nostri debiti....

...come noi li rimettiamo ai nostri debitori", questa frase del Padre Nostro, che ho ripetuto migliaia di volte, mi è tornata in mente a proposito della Grecia. Devo ammettere che la situazione ha preso una piega che al momento non avevo previsto, ero convinto che conveniva alle parti un accordo temporaneo, e infatti solo temporaneo sarebbe perché le posizioni sono troppo distanti e la situazione non è risolvibile. 
Mi spiego, da un punto di vista strettamente aritmetico, avendo la Grecia il 180% di rapporto debito PIL ed essendo acclarato che le ultime cure della Troika hanno diminuito il PIL e quindi peggiorato il rapporto, imporre ulteriori avanzi (entrate-spese) per ripagare il debito non farebbe che peggiorare la situazione, la Grecia quindi non è in grado di ripagare il suo debito. 
Come ho già detto se c'è un credito/debito questo è un problema bilaterale, ovvero da entrambe le parti ci sono stati l'assunzione di un onere e di un rischio e quindi le colpe e i problemi vanno risolti da entrambe le parti e, comunque, per il creditore far fallire la controparte non è mai una soluzione. Insomma siamo in un cul de sac.
Per prima cosa bisognerebbe ammettere che l'Europa costruita sull'euro è un grave errore economico, politico, storico.  La Grecia è un paese malridotto e mal governato ma  gli sono state inflitte delle sofferenze e dei sacrifici inutili, se lo scopo era salvarlo o non piuttosto prendere tempo per salvare le Banche indebitate (a loro colpa!). La mossa di Tzipras, ovviamente, è piuttosto astuta,  perché se il referendum passa con il no può uscire dall'euro senza assumersene direttamente le colpe, se vincesse il si non si assumerebbe la colpa di aver adottato delle misure che comunque non risolvono il problema.
Il dato di fatto, che è difficile negare, è che l'Europa non esiste, lo abbiamo visto come è stato affrontato il tema dell'immigrazione. Continuare così può solo aumentare i risentimenti e le pulsioni nazionaliste e populiste più becere. E' la dimostrazione del fallimento totale delle leadership europee, di destra e di sinistra, e che hanno negli ultimi decenni dilapidato quel patrimonio che era stato costruito nel dopoguerra. A questo punto la partita è aperta, gli Stati Uniti non vorrebbero che la Grecia si avvicinasse troppo alle sfere di influenza dell'est (Russia e sopratutto Cina). 
Ma cosa vuole l'Europa? Siamo ancora in grado di fornire delle leadership con una visione strategica, che conoscano i rudimenti elementari dell'economia e abbiano a cuore il benessere dei cittadini nel senso più ampio e non solo di qualche classe particolare o di qualche  nazione ?

martedì 16 giugno 2015

Ancora Grexit

Sul tema sono stati scritti un fiume di parole, alcune le condivido come questo articolo di Wolfgang Munchau che giudico molto interessante. Vedendo molti commenti da parte dei lettori di giornali vorrei, comunque, evidenziare alcune cose.
Nel momento in cui si contrae un debito questo comporta un onere a carico di chi lo fa e un rischio a carico di chi presta i soldi, mi sembra un fatto elementare ma spesso dimenticato. Chi presta, a fronte del rischio, chiede un interesse tanto più alto quanto maggiore è la percezione del rischio e, nel caso se avesse il sospetto che il debitore non possa ripagare il prestito, sarebbe opportuno  non concederlo. Se un amico, con un buon lavoro e reddito, non mi restituisce un prestito diciamo che è un poco farabutto, ma se io presto i soldi ad un barbone, che manco conosco, diciamo che io sono un cretino o un benefattore, ma è un altro caso.  Se il sistema finanziario ha per molti anni allegramente finanziato la Grecia, non può esimersi da prendersi un pò di colpe perché non credo che non conoscessero la situazione della Grecia: dipendenti pubblici, pensioni, evasione fiscale ecc. Inoltre,  in genere dovrebbe essere interesse del creditore di non far fallire il debitore, è meglio dilazionargli il prestito che non ricevere nulla o poco.
Altro aspetto sono  le cure, le cosiddette riforme strutturali, richieste alla Grecia dalla Troika, che si sono rivelate fallimentari, vedi post sullo studio commissionato dal Parlamento europeo. Quindi insistere con tali riforme, mi pare ovvio, incontri le difficoltà dei Greci che hanno subito il prezzo degli errori  di valutazione altrui. D'altra parte, come è facile dimostrare, in queste condizioni non è possibile restituire il debito salvo peggiorare la situazione greca, per cui va preso atto che quanto dice Tzipras è ragionevole. Questo non significa che la Grecia non deve intraprendere una serie di misure atte a migliorare la sua situazione e renderlo un paese con una struttura economica e sociale più vicina a quelle degli altri paesi, ma doveva essere il passo iniziale per farla entrare nell'area euro e, quindi, dargli credito, non dopo che la crisi è scoppiata. Insomma una serie di errori e di orrori da manuale, e credo, a questo punto, vista la situazione non convenga  a nessuno l'uscita della Grecia dall'euro, per i Greci inizialmente sarebbe un disastro economico e sociale e, per l'Europa dell' euro, sarebbe un pericoloso precedente con conseguenze imprevedibili. Quindi si arriverà sicuramente ad un accordo, purtroppo ancora temporaneo, poi vedremo. Per concludere comunque, l'atteggiamento della Francia, in particolare sugli immigrati, ponga credo definitivamente la parola fine alla illusione di costruire un Europa federale e solidale. Spero che su questo riflettano bene i nostri politici per impostare le nostre  future azioni economiche e di politica in generale.

giovedì 19 febbraio 2015

La guerra di "Troika".

Come nelle migliori tradizioni in questi giorni si sta consumando una ennesima tragedia greca, sulla guerra di«Troika». La situazione è questa: la Grecia ha un debito pubblico in valore assoluto non molto elevato date le dimensioni del paese, poco più di 300 miliardi di euro, ma molto alto in rapporto al PIL, siamo quasi al 180% del rapporto debito/ PIL. Da semplici considerazioni matematiche, per ricondurlo a valori più consoni, ci sono due possibilità: a) aumentare il PIL in maniera sensibile tenendo sostanzialmente fermo il debito (ovvero saldo zero tra entrate uscite dello Stato) sempre che gli interessi non vadano alle stelle; b) diminuirlo con un forte saldo primario (entrate> uscite dello Stato). 
Purtroppo, come ho più volte detto, nel PIL è compresa la spesa pubblica per cui nel primo caso è difficile far aumentare il PIL, soprattutto in una situazione di crisi, senza un forte intervento almeno iniziale dello Stato, per cui anche nel secondo caso si rischia che, come è successo per effetto delle politiche imposte dalla Troika, diminuendo molto le spese dello Stato si diminuisce il PIL, facendo di fatto aumentare il rapporto debito PIL, come è anche successo in Italia con il governo Monti. 
Di soluzioni tecniche ne sono state proposte molte, di fatto la situazione è abbastanza insostenibile, una soluzione ovviamente è quella di uscire dall’euro, in questo caso almeno una parte del debito si trasformerebbe in dracme e automaticamente si ridurrebbe, ma probabilmente non basterebbe perché poi la situazione con i mercati finanziari peggiorerebbe con aumenti dei tassi e quindi probabile necessità di un default. Credo che questa soluzione non piaccia a nessuno, ergo, si arriverà ad un compromesso che prenderà tempo. Il punto in questione, tra i contendenti Grecia e Troika, non è solo il debito ma le politiche che Tzipras ha promesso in campagna elettorale che sono in forte discontinuità con quelle della Troika che, a questo punto, non può accettare tale cambiamento, insomma entrambi non posso perdere la faccia. Quindi sono pronto a scommettere su un compromesso che salvi la faccia, almeno formalmente ad entrambi, una soluzione transitoria in attesa degli eventi, chissà un miracolo del QE di Draghi. Tutto ciò, comunque, continua a dimostrare che questa politica europea di così corto respiro non può durare, date pure tutte le colpe che volete ai Greci (che sono saliti sul treno dell'euro pensando che fosse un vagone di 1^ prima classe e si sono trovati in un vagone blindato) ma che ha fatto la Germania dopo la prima crisi? Si è preoccupata di fare rientrare le sue banche dal credito verso la Grecia scaricandolo sugli altri (credito verso Grecia dell’Italia passato da circa 2 miliardi a 40 e forse più), come diremmo a Roma «una sola». Se questo è lo spirito dell’Europa, ovvero cercare di fregare il tuo vicino, «paraculismo» diremmo sempre da noi, nessun spirito di solidarietà, nessuna volontà di costruire un percorso comune, mi domando: i nostri politici italiani quando capiranno che sino ad oggi, ovviamente anche per colpe e miopie tutte nostre, dove è stato ed è il vantaggio di rimanere in questa unione monetaria senza anima?

martedì 27 gennaio 2015

Vittoria di Tzipras o di Pyrros

Non posso non parlare del fatto del momento, ovvero la vittoria di Tzipras alle elezioni greche. Bene, per cominciare comunque la si pensi su Tzipras, è un fatto positivo che in Grecia sia tornata la democrazia. Negli ultimi tempi gli è stato impedito di fare il referendum sull'euro e di fatto sono stati costretti a votare chi gli ha imposto la Troika. Se adesso si torna a un pò di sana dialettica democratica non può essere che un bene, tra l'altro anche noi in Italia non abbiamo avuto una sorte molto diversa, gli ultimi tre Presidenti del Consiglio (Monti, Letta, Renzi) non sono stati "eletti" (*), anche se l'ultimo una sua giustificazione elettorale ex-post l'ha avuta con le europee. Ovviamente sul programma di Tzipras c'è chi si spella le mani a sinistra, c'è chi gli da del comunista a destra, e chi più sobriamente si chiede se il suo programma politico sia sostenibile. Intanto diciamo che il programma della Troika si è dimostrato insostenibile, la cura praticata, che nessuna mente sana con un minimo di conoscenza di macroeconomia può giustificare, infatti ha portato il paese nel baratro di una recessione profonda con crollo del PIL, degli stipendi e del benessere. Tale cura ha anche procurato l'aumento del rapporto debito/PIL, d'altronde anche se contengo il numeratore ma faccio crollare il denominatore il rapporto non può che peggiorare. Certo i Greci hanno delle colpe, in particolare vorrei capire cosa gli è passato per la mente di taroccare i dati per entrare in quella macchina schiaccia sassi dell'euro, questa si che è una colpa della sua leadership, poi possiamo dire tutto quello che vogliamo ma non vedo perché infliggere delle sofferenze, tra l'altro inutili, a milioni di cittadini che dovrebbero essere europei come noi, alla faccia della solidarietà. Detto ciò, e che peggio della Troika forse non c'è niente, vediamo che cosa può succedere. Tzipras ha chiesto fondamentalmente di diluire nel tempo il debito, riuscirà a spuntarla? Ma, soprattutto, ammesso che riesca a spuntare questo accordo, non credo che abbia la possibilità di fare le riforme che ha promesso, ad esempio aumento del salario minimo, ecc; primo  non ha gli spazi economici e secondo va proprio all'opposto delle politiche proposte dalla Troika, quindi o sarà costretto  a rimangiarsi le promesse o se le vuole portare avanti prima o poi dovrà accettare l'idea di sganciarsi dall'euro, cosa di cui sono meno preoccupati i tedeschi avendo diminuito nel frattempo la esposizione nei confronti della Grecia. Insomma, come scritto nel titolo potrebbe essere una vittoria di Pyrros più che di Tzipras. Oddio tutto può succedere, la realtà politica-sociale non è un sistema deterministico cui dato un input si possa prevedere con sicurezza l'output, però la domanda che bisogna farsi è "cui prodest", a chi giova? Ho molti dubbi che il paese leader, la Germania, possa ancora avere interesse a tenere in piedi questo costoso giocattolo, l'unione monetaria, dove più passa il tempo è più diventa insostenibile e improponibile. Chissà, alla fine se si decidesse un tana liberi tutti concordato, noi italiani potremmo alla fine guadagnarci.

(*) Ovviamente la nostra Costituzione non prevede la elezione diretta del PDC ma questi viene scelto dal Presidente della Repubblica, ma in genere il mandato viene dato al segretario del partito di maggioranza relativa.