Riparliamo
di euro, tema che riprendiamo dopo un pò di tempo. La situazione non è cambiata
e il mio pensiero riamane lo stesso, fondare
l’Europa sull’euro è stato un errore, ultimo a confermarlo è stato A. Sen
ieri a otto e mezzo su La7 (vedere la faccia di Giannino è stato impagabile per
il resto c’è Mastercard).
Cominciano
ad essere sempre meno coloro che pensano che l’euro si salvi, comunque oggi
parliamo di una delle proposte più articolate per salvarlo fatta da Y. Varufakis
ed altri. La proposta si compone di 4
parti perché quattro sono i problemi per gli autori dell’area euro, li metterò
in ordine diverso dalla proposta, ordine a mio parere per importanza e fattibilità.
Il
primo problema è la recessione per cui serve un piano di investimenti per rilanciare l’economia, investimenti
che invece sono in calo dappertutto. Qui le istituzioni ci sono è sono
rispettivamente la Banca Europea per gli investimenti e il Fondo Europeo per
gli Investimenti.
La
Banca Europea per gli investimenti finanzierebbe con emissioni di bond che
avrebbero tassi più bassi di quanto non potrebbero se fossero emessi dalle
nazioni stesse, tra l’altro la BCE potrebbe aiutare a mantenerli bassi con acquisti
sul mercato secondario. I flussi di guadagni provenienti dagli investimenti ripagherebbero
poi i bond emessi, in ogni caso queste spese non graverebbero sui bilanci degli stati
nazionali. Quanto dovrebbe essere investito non lo dicono, considerando che il
piano Junker prevedeva 600 miliardi di cui solamente 20 pubblici, per essere
veramente efficace stiamo parlando di un piano di investimenti pubblici di qualche centinaio di miliardi almeno
inizialmente.
Questa è la misura secondo
il mio parere più urgente e anche quella che potrebbe essere più facilmente
applicata a livello europeo, su questo
si dovrebbero battere i nostri governanti, e non solo, invece di fare “la moina” con la Commissione Europea.
La
seconda proposta è quella relativa al sistema
bancario, tema caldo in Italia ma anche in tuta Europa.
La
proposta è che le banche che necessitano di essere ricapitalizzate invece di
farlo per il tramite dei governi nazionali e poi da questi tramite ESM (Meccansimo Europeo di Stabilità) vengano ricapitalizzate dall’ESM stesso
acquisendo quindi le azioni delle banche direttamente, scegliendo il
nuovo board della banca. Su questa proposta gli autori non si dilungano, quindi
quali sarebbero i vantaggi non sono
esplicitati, al contrario non credo che tale proposta venga ben accolta dai
governi nazionali che perderebbero un ulteriore elemento di controllo del
sistema bancario.
Terza
proposta è quella di rifinanziare il
debito degli stati che non supera il limite del 60%del PIL. Questo debito in
ECB bond potrebbe essere convertito ad un tasso di interesse minore ma comunque
di competenza degli stati stessi. E’ chiaro lo scopo della proposta ridurre il
peso del debito e dei suoi interessi senza dover ricorrere al meccanismo OMT, che
significa poi sottostare ai diktat della troika che hanno significato di fatto
austerità e recessione. Che dire la proposta non è totalmente nuova ed è sicuramente
uno strumento utile per ridurre il peso del debito ma credo proprio che su
questa proposta la Germania e altri non ne vogliono sentire parlare, per cui
anche addolcendo un poco la pillola non credo che nessuno la voglia prendere in
considerazione.
Infine
l’ultima, in cui raccomandano che
l’Europa adotti immediatamente un programma di solidarietà per l’emergenza
sociale (ESSP) che garantisca l’accesso alla nutrizione e ai beni di prima
necessità per tutti gli europei, e che si traduca in un Programma Europeo di
Buoni Alimentari modellato sull’equivalente degli USA.
Questi
programmi dovranno essere finanziati dalla Commissione Europea utilizzando gli
interessi accumulati mediante ad esempio il sistema europeo delle banche
centrali, dal bilancio del sistema TARGET2, dai profitti realizzati attraverso
il mercato delle obbligazioni nazionali o altro.
Da un punto di vista umanitario non c’è dubbio che sarebbe una misura
necessaria, ma visto che coloro che ne sarebbero i beneficiari non contano
niente a livello politico europeo proprio nessuno ne avrà a cuore le sorti.
Insomma
nel complesso un buon esercizio teorico ben fatto e che contiene un
certo sforzo di realismo che, comunque date le attuali condizioni politiche
dell’area euro, rimane in pratica irrealizzabile,
l’unico punto su cui si potrebbe aver un minimo di speranza è quello sugli
investimenti, ma anche questo richiederebbe dei politici europei avveduti e con
uno sguardo aldilà del mero tornaconto elettorale di breve periodo.
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