martedì 30 agosto 2016

Nils Gilman - The Twin Insurgency

Oggi consigliamo l'articolo: The Twin Insurgency di Nils Gilman che è rettore associato alla California University (Berkeley), che potete trovare in lingua inglese qui, di seguito invece trovate la mia sintesi in italiano.

Gli Stati a causa  della globalizzazione devono affrontare una doppia "insurrezione", una dal basso e una dall'alto.
Dal basso la insurrezione viene da una serie di organizzazioni criminali interconnesse (cartelli della droga, trafficanti di esseri umani, trafficanti di armi, hackers, ecc...) che sfruttano le mancanze e le carenze delle istituzioni governative per costruire imperi commerciali globali.
Dall'alto la insurrezione viene da una "plutocrazia": élite globalizzate che cercano di svincolarsi dalle obbligazioni e responsabilità tradizionali e nazionali. Fanno parte di questa categoria: gli speculatori internazionali, i nuovi super ricchi, i legali dei paradisi fiscali e anche gli attivisti libertari, ecc..., che intraprendono una vasta campagna per limitare la capacità dei governi di esigere le tasse e la loro attività di regolazione o cercano di manipolare tali funzioni come mezzo a loro utile per la spietata competizione di business. 
Lo scopo di entrambi i gruppi è soprattutto ricavare delle zone di autonomia vanificando la capacità dello Stato di limitare la loro libertà (economica) di azione.

I fallimenti del modernismo sociale

Durante la cosiddetta era modernista sociale (1945-1971), gli Stati, sia capitalisti e sia comunisti, industrializzati o in via di sviluppo cercavano di legittimarsi servendo gli interessi della classe media che miravano ad espandere.
La costruzione del "welfare state" aveva lo scopo di promuovere il benessere generale, per cui  le tasse verso i ricchi non erano richieste da un ostilità di classe; il risultato anche di tali politiche fu la decrescita delle ineguaglianze, e la Guerra Fredda, rappresentando una alternativa al capitalismo, spinse le élite occidentali a un maggior impegno sociale.
A partire dagli anni '70 divenne chiaro che lo Stato modernista stava iniziando a non mantenere le promesse. Nell'occidente la inflazione e la stagnazione erodevano il consenso verso le politiche keynesiane di regolazione della domanda, mentre le economie dell'Est, oltre ad essere repressive, si mostravano economicamente inefficienti. Con la fine del Comunismo venne meno anche la concezione di sviluppo come responsabilità centrale dello Stato; molti Stati non pretesero neanche più di voler creare una società maggiormente egualitaria quanto piuttosto di massimizzare le opportunità individuali. Questa trasformazione del ruolo dello Stato, con la fine della Guerra Fredda, ha di fatto drammaticamente incrementato la precarietà nella vita delle classi medie e generato nuove forme di insicurezza. Allo stesso tempo, a livello ideologico, la crisi dello stato sociale nazionale ha minato l'abilità della classe media di organizzarsi per affrontare collettivamente le nuove minacce. 

La insurrezione della plutocrazia

La ritirata strategica dello Stato modernista sociale rappresenta l'abilitatore principale della insurrezione plutocratica. Il successo di tali élite è drammaticamente poco connesso con le fortune dei loro connazionali, come lo era nelle precedenti generazioni, inoltre la grande accumulazione di ricchezza del 21 secolo è dovuta alla alta tecnologia e ai servizi finanziari, che non prevedono l'utilizzo di masse di lavoratori. Il collasso del comunismo ha rimosso le precedenti limitazioni, con un cambiamento di come gli ultra ricchi concepiscono la loro relazione con la società, le loro personali fortune sono distinte dal successo della società nazionale nella quale risiedono. I plutocrati hanno fondato "think thanks" impegnati a creare un corpo di idee e proposte politiche con lo scopo di smantellare cosa è ancora rimasto della modernità sociale. La strategia politica associata alla insurrezione plutocratica è l'uso della austerità per affrontare gli shock economici per riscrivere i  contratti sociali sulla base di più ridotte obbligazioni sociali, con lo scopo ultimo di de collettivizzare i rischi sociali. Il prezzo che lo Stato chiede loro di pagare come tasse o peso regolatorio sorpassa i benefici che essi credono di ricevere per il fatto di vivere in tale Stato, il risultato è un disinvestimento morale e un disimpegno sociale.


La insurrezione criminale

Lo Stato ha perso la sua capacità di fornire una vita decente ai suoi cittadini, portando a un collasso nelle aspettative popolari che esso possa garantire il progresso. La debolezza degli Stati post-comunisti e post-sviluppo rappresenta un grave problema per le classi medie e ha offerto un vantaggio comparato per i commerci illeciti: imprenditori deviati hanno capito che l'arbitraggio tra le differenze morali e regolatorie che esistono nel mondo costituiscono una fantastica occasione di business  e cercano, quindi, di proteggere le loro rendite di mercato. Questi soggetti cercano di indebolire selettivamente lo Stato in modo da creare delle zone di autonomia economica e proteggere i loro traffici illeciti. L'uso della violenza porta gli imprenditori deviati in conflitto con le fonti di legittimità dello Stato trasformandoli da businessman devianti a criminali. La insurrezione criminale e quindi la forma che assume la globalizzazione deviata quando si espande e diventa consapevole della sua forza politica. D'altra parte tanto più la industria deviante cresce quanto più danni fa alla legittimità dello Stato in cui opera. Così, anche se gli insurrettori criminali non desiderano eliminare lo Stato ospite, essi favoriscono il processo catastrofico di implosione. 
Il collasso della capacità e della legittimità dello Stato sociale ha dato vita non alla utopia post-storica di un consenso universale a favore di un capitalismo liberale e democratico (Fukuyama) ma piuttosto a un mostro a due teste nella forma di una secessione plutocratica e di globalizzazione deviata. Ciò che rappresentano entrambe le insurrezioni è la sostituzione della idea liberale di una autorità uniforme e di diritti all'interno dello spazio nazionale con un insieme caledoscopico di "microsovranità" di fatto e de jure.  In queste enclavi la sorgente dell'autorità e lealtà è solamente il denaro. In sintesi mentre la globalizzazione sta minando le istituzioni politiche e le identità e lealtà  nazionali, ciò che appare sostituirsi al nazionale non è una identità politica   "globale",  che i sognatori cosmopoliti hanno a lungo agognato, quanto piuttosto il ritorno a identità locali (clan, corporation, gangs). I perdenti in tutto ciò sono le classi medie che vedono erodersi le istituzioni costruite nel corso del 20 secolo per assicurare una qualità della vita ad una larga maggioranza. Nello sbriciolarsi della basi sociali della azione collettiva le classi medie possono affrontare una scelta: accettare una progressiva perdita di sicurezza sociale e di degradazione sociale o unirsi a una delle due insurrezioni.

Alcune riflessioni sull'articolo: l'analisi della evoluzione della società e dello Stato negli ultimi decenni sostanzialmente non è nuova (vedi ad esempio i libri di Reich), anche se in questo articolo viene ben evidenziato il ruolo e la importanza della criminalità, che spesso viene trascurata. Il finale è molto pessimista, mentre Reich ad esempio sprona i cittadini a riprendersi il controllo politico del loro destino. Certo vista la storia degli ultimi decenni non è facile invertire la rotta, come al solito il primo passo è essere consapevoli di quello che sta succedendo e non farsi distrarre da bersagli creati ad hoc (ad esempio gli immigrati, il modo islamico, ecc..) e soprattutto la unione degli sforzi da parte di tutti i cittadini e degli intellettuali, mentre vedo troppe divisioni che come sempre favoriscono il controllo delle élite.