martedì 30 maggio 2017

Hans Kelsen - Fundations of democracy

Oggi faremo una sintesi di uno dei contributi più famosi sulla teoria della democrazia, si tratta di un articolo pubblicato su Ethics dal titolo "Fundations of democracy” di Hans Kelsen, tradotto in italiano nel libro La democrazia, edito dal Mulino.


Nella prima parte descrive cosa significhi democrazia. Esclude che esista e sia oggettivamente determinabile il cosiddetto “bene comune” (vedi anche Schumpeter) e che il popolo sia in grado di conoscerlo, la volontà del popolo rimane una figura retorica. Pertanto la definizione corretta di democrazia è come governo “del popolo”, che non presuppone una sua volontà e che designa un governo nel quale il popolo partecipa, direttamente o indirettamente, mentre non condivide la dizione governo per il popolo (che presuppone una definita volontà popolare).

La rappresentanza del popolo (democrazia indiretta) avviene tramite i suoi rappresentanti eletti in elezioni democratiche (libere, universali e a suffragio segreto) 

La essenza della democrazia è quindi la partecipazione nel governo e la creazione e applicazione di norme generali e individuali dell’ordine sociale, che costituisce la comunità.
Per il popolo va inteso il più grande numero possibile di membri della comunità capaci di partecipare nel processo di rappresentanza democratica.
Per democrazia si intende laddove il potere del popolo non è limitato, mentre il liberalismo prevede la restrizione del potere del governo (i principi di democrazia e liberalismo non sono la stessa cosa). Comunque la democrazia deve garantire alcune libertà intellettuali (libertà di stampa, ecc.).
Bisogna inoltre distinguere tra cosa è la rappresentanza in democrazia dalla questione se la rappresentanza democratica assicura la esistenza (soddisfacente) dello Stato.
Il principio generale è che l’ordine legale costituente lo Stato è valido se e solo se è rispettato dagli individui il cui comportamento è da esso regolato.
Solo un valido ordine legale può determinare i rappresentanti e solamente un effettivo ordine legale è valido. Il principio di validità si riferisce all’ordine legale e non agli organi dello Stato. Sono quindi le norme e non gli organi politici validi, quindi solo un valido ordine legale costituisce la comunità chiamata Stato.
Solamente sulla base di tale ordine legale sono possibili gli organi dello Stato e ciò significa rappresentanza. La validità come qualità di un ordine costituito è una condizione di ogni tipo di rappresentanza. La rappresentanza del governo dipende solo dal fatto se agisce in conformità a un valido ordine legale costituente lo Stato. Un governo è democratico, solamente ed esclusivamente, se è stabilito in un modo democratico, cioè su base di un suffragio universale e libero. Solo in una democrazia il governo rappresenta l’intera società perché rappresenta la società includendo il governo, che rappresentando il popolo rappresenta lo Stato.
L’ordine legale determina non solamente la funzione ma anche l’individuo che deve attendere a tale funzione. Nella democrazia rappresentativa gli organi rappresentano lo Stato rappresentando la popolazione dello Stato. Sottolinea poi la importante differenza tra il concetto di essenza della rappresentanza democratica da quello delle condizioni sotto le quali un sistema democratico funziona in maniera soddisfacente. 
Per quanto attiene gli aspetti filosofici per Kelsen una convinzione politica è coordinata con una definita visione del mondo. 
L’assolutismo filosofico è la visione metafisica per cui vi è una realtà assoluta.
Il relativismo filosofico difende la  dottrina empirica che la realtà esiste solo nella cognizione umana, la realtà è relativa al soggetto conoscente.
Ma se c’è una realtà assoluta deve coincidere con un valore assoluto, e tale valore immanente nella realtà è una creazione o emanazione di un assoluta bontà; mentre il relativismo separa realtà e valore e distingue tra le proposizioni inerenti la realtà e i giudizi di valore.
La libertà di cognizione, nel senso di auto-determinazione, è un pre-requisito del relativismo, e gli individui come soggetti della conoscenza sono uguali. Quindi, se libertà ed uguaglianza sono elementi essenziali della filosofia relativistica, la sua analogia con la democrazia politica diventa evidente.
Il dualismo tra natura e società che è in stretta connessione con la distinzione tra realtà e valore è caratteristico della filosofia relativistica. La società come un sistema differente dalla natura è possibile solo con un ordine normativo del comportamento umano. La esistenza di un ordine normativo presuppone la libertà metafisica dell’ uomo (indeterminismo).
La filosofia assolutistica non separa la realtà dal valore, la natura dalla società, la causalità dalla normatività. La relazione tra l’oggetto della conoscenza (assoluto) e il soggetto della conoscenza, l’individuo umano, è molto simile a quello tra governo assoluto e i suoi soggetti. Esiste un parallelismo tra assolutismo politico e filosofico, il primo ha di fatto la tendenza a usare il secondo come strumento ideologico. 
La democrazia non può essere una dominazione assoluta, neanche di una maggioranza. Il governo non può interferire in certe sfere di interesse individuali.
Il carattere razionalistico della democrazia si manifesta specialmente nella tendenza a stabilire l’ordine legale dello Stato come un sistema di norme generali create da una procedura ben organizzata allo scopo.
Un ordine sociale in generale e un ordine legale (la legge dello Stato) presuppongono la possibilità di una differenza tra il contenuto dell’ordine e la volontà degli individui soggetti ad essa. La libertà dunque è compatibile con l’essere soggetto alla volontà generale, la trasformazione della libertà naturale in una differente libertà la “libertà civile”( Rosseau).
Il principio del voto della maggioranza è previsto nel contratto sociale come norma basilare dell’ordine sociale. Se il principio di maggioranza per lo sviluppo dell’ordine sociale è accettato, la idea di libertà naturale non può essere completamente realizzata, solo una sua approssimazione è possibile. La libertà politica significa accordo tra volontà individuale e volontà collettiva espressa nell’ordine sociale. La negazione totale del valore della libertà è l’idea di autocrazia.
Nella ideologia autocratica il sovrano è un autorità che rimane fuori dalla comunità, di origine divina, la usurpazione della sovranità è velata dal mito del leader.
Nella democrazia la sovranità non ha caratteristiche soprannaturali e il governante è stabilito attraverso una procedura razionale e pubblicamente controllabile, la sovranità non può essere monopolio permanente di una singola persona.
Tolleranza, diritti delle minoranze, libertà di parola e di pensiero, caratteristiche della democrazia, non hanno posto in un sistema politico basato sulla fede in valori assoluti.
Nell’articolo segue un analisi del rapporto di democrazia e religione analizzando le idee espresse in proposito da alcuni teorici cristiani; per Kelsen la religione è per sua natura una fede in un valore, ideale perfetto in quanto crede in Dio, ciò va in conflitto con la necessità di una visione relativistica, cioè il conflitto tra un idea di giustizia assoluta contrapposta a quella di giustizia di un ordine dinamico che si applica a una realtà sociale in continuo cambiamento. Infatti una delle condizioni essenziali della democrazia è la tolleranza che presuppone relativismo, la relatività della verità o dei valori implica che verità o valori opposti non possano essere completamente esclusi. La volontà di un Dio assolutamente non conosciuto e non conoscibile agli uomini non può essere applicata alla società umana. Per Kelsen è difficile capire come possa essere il Cristianesimo la vera essenza della democrazia se il Cristianesimo come religione è indifferente ai sistemi politici in accordo con la distinzione effettuata da Cristo tra cose politiche e religiose.

Nell’ultima parte del saggio affronta la questione se esista una relazione essenziale tra la democrazia e i due sistemi economici in competizione: capitalismo e socialismo.


Per Kelsen né il socialismo né il capitalismo implicano una procedura politica definita e pertanto entrambi sono, in principio, compatibili con la democrazia come pure con l’autocrazia. In base alla esperienza storica si potrebbe ritenere più favorevole il capitalismo del socialismo ma questa non è una risposta scientificamente fondata.

Il socialismo marxista è politicamente anarchico (nella fase finale) piuttosto che democratico. 

In un sistema capitalistico il governo può essere sotto la influenza decisiva dei possessori dei mezzi di produzione, così che il governo solo apparentemente dirige il processo legislativo ed esecutivo.
La pianificazione economica non comporta necessariamente un sistema autocratico, lo stesso liberalismo classico non significa una completa libertà economica. Non è la libertà economica, piuttosto la libertà intellettuale (libertà religiosa, di scienza, di stampa, ecc.) che è essenziale per la democrazia. Per Kelsen è sostanzialmente vero che la libertà della soddisfazione delle necessità non economiche in una società capitalistica è la libertà del ricco piuttosto che del povero.
Le libertà umane garantite da una costituzione democratica in una democrazia capitalistica potrebbero essere solo formali o legali, d’altra parte non ci sono ragioni per assumere che tali garanzie formali e legali non siano possibili in un sistema socialista.
Conclude, infine, che anche tra libertà e proprietà privata non esiste una connessione essenziale al contrario di quanto sostenuto da Locke ed Hegel.

sabato 20 maggio 2017

Le tre priorità di Renzi e quelle della sinistra

Secondo il nuovo segretario del PD alla assemblea nazionale le tre priorità del partito sarebbero: lavoro, casa e mamme. Sulla prima non avrei niente da dire visto che il lavoro è alla base della art.1 della nostra Costituzione e fondamento della Repubblica, ma a parte questo nell'insieme queste indicazioni sono veramente deludenti ed è triste vedere come il maggiore partito della sinistra nato con tante speranze, comprese le mie, si sia ridotto a così poco da un punto di vista ideologico e programmatico. A mio parere un partito progressista dovrerebbe ritornare alle base della democrazia e in particolare agli ideali della Rivoluzione Francese con alcune precisazioni. Si mi riferisco al famoso "libertè, egalitè e fratenitè".
Libertà intesa come libertà individuale e di impresa che come dice la nostra Costituzione non può svolgersi contro la utiltà sociale, questo per garantire lo sviluppo economico e quindi creazione del lavoro.
Uguaglianza intesa come uguaglianza di opportunità e di pari possibilità, per garantire che siano date a tutti le possibilità di garantire la propria realizzazione, con enormi vantaggi per tutta la società permettendo a tutti di dare il loro pieno contributo.
Solidarietà non solo per motivi morali ma anche per motivi razionali, perchè una distribuzione più equa delle risorse e della produzione garantisce anche un sistema economico più equilibrato e in grado di garantire anche un maggiore sviluppo e minori rischi di stagnazioni economiche.
Tutto ciò è anche contenuto nella nostra Costituzione, che dovremmo applicare piuttosto che riformare in malo modo.
Sono profondamente deluso da Renzi,  che avevo anche votato alle prime primarie, quelle in cui ha perso contro Bersani, poi piano piano ho visto uno scollamento profondo tra le sue parole e le azioni conseguenti, per poi adesso anche essere decaduto nei contenuti palesando una forte involuzione, infatti il PD ormai non lo voto più da un bel pò.

lunedì 8 maggio 2017

Macron ha vinto, viva Macron?

Macron ha vinto con il oltre il 66% dei votanti, con un astensione del 25% sarebbe il 66% del 75% ovvero circa il 50%, ammettendo pure che una percentuale di non votanti è fisiologica vanno contate le schede bianche, insomma aldilà dei proclami non è una gran vittoria, molti hanno preferito non votare piuttosto che l'alternativa Le Pen. Ma lasciamo i dati numerici la sostanza è un altra, Macron è stato bravo a presentarsi come nuovo anche se tanto nuovo non è, fa parte dell'establishment, Ministro e allievo del classico ENA che proprio antoganista non è, per non parlare della Banca Rothschild....Il problema è appunto questo, come fa una persona che proviene dall'establishment a modificare con politiche nuove ciò che è stato provocato dall'establishment? Macron non è stupido ovviamente ma non credo da quello che si evince dal suo programma che voglia cambiare registro. Il problema come abbiamo più volte detto è l'Europa fondata sull'euro e le conseguenti politiche assurde di austerità. Macron afferma che questa Europa non gli piace, ma intanto la sua elezione ha fatto tirare un sospiro di sollievo a molti e la Merkel si è congratulata con lui. Qui l'unica cosa da cambiare è la guida europea germano centrica che sta facendo soffrire tutti i paesi del sud, ma anche la Francia soffre, l'euro è comunque sopravalutato e le politiche di contenimento del deficit non servono a nessuno. Vediamo le prossime mosse, se continuerà con l'asse franco-tedesco continuerà la solita storia, la Germania rimarrà il campione dell'export e le altre economie arrancheranno a quel punto come diceva la famosa canzone su Bartali di Paolo Conte .." e i Francesi che si incazzano..".