mercoledì 20 novembre 2019

Luigi Zingales - Manifesto capitalista

Il libro è di Luigi Zingales economista da molto tempo negli  Stati Uniti. Partiamo dal titolo, quello in italiano mi sembra un poco fuorviante mentre quello in inglese "Capitalism for the people" mi sembra più significativo. Infatti, Zingales è un fautore del mercato e del capitalismo ma il libro in larga parte è una critica riferendosi quasi esclusivamente agli Stati Uniti.
La critica di Zingales si concentra  sul fatto che il capitalismo ha imboccato una strada che lo allontana dalle origini portandolo ad alcune degenerazioni. I suoi strali in particolare si focalizzano sul mercato finanziario e il lobbismo. Del mercato finanziario, che  ha originato  la tremenda crisi del 2008, si è è perso il controllo grazie anche alle regolamentazioni che lo stesso sistema finanziario ha in qualche modo imposto alla politica. Il lobbismo, invece per quanto riguarda il mondo produttivo, è divenuto una pratica invadente che condiziona pesantemente anche qui la politica (teoria della cattura). Tutto ciò ha alterato lo spirito del capitalismo che dovrebbe essere concorrenza e meritocrazia. Le sue proposte sono di porre dei limiti a questa situazione con regole semplici ma efficaci, perché ogni complicazione in realtà favorisce le grandi corporations che possono sfruttare la complessità per trovare scappatoie ed eludere le regole. Insomma Zingales rimane un liberale a favore del mercato ma non dell'affarismo sfrenato, favorevole alla concorrenza perché è quella che produce nel tempo i migliori risultati per la società.
Sul fatto che le regole dovrebbero essere semplici sono perfettamente d'accordo, come che il mercato dovrebbe essere il più concorrenziale possibile. Quello che critico è che Zingales si concentra troppo sul mercato tralasciando che per elaborare e far applicare le regole serve uno Stato forte (e direi anche democratico), perché  la tendenza del mercato è quella  alla concentrazione come è successo nel'800 con le grandi compagnie petrolifere e oggi con i giganti del web. 
Un altro aspetto che non mi piace del libro è l'atteggiamento molto negativo verso il paese natio ovvero l'Italia; certo il nostro paese ha molti difetti sia in termini di corruzione che nepotismo, e per un giovane, come era  Zingales, che  avesse voluto entrare nel mondo dell' Università era, senza spinte o  compromessi, precluso. Resta che comunque il nostro è un paese comunque industrializzato e ricco con tante eccellenze, dove comunque il talento è meno premiato che negli Stati Uniti, ma non un paese da terzo mondo come l'autore a me pare descriverlo. Nel complesso un libro interessante ma divulgativo, che affronta i temi in maniera non eccessivamente approfondita e non paragonabile ai libri che ho segnalato recentemente in questo blog.