martedì 14 luglio 2015

Divide et impera

La frase latina nel titolo è un metodo evergreen che si applica bene all'Europa odierna. Se nelle intenzioni di Mitterand l'euro doveva servire per tamponare le egemonia tedesca in Europa, la storia ha dimostrato che al contrario l'euro, indubbiamente per le capacità dei tedeschi, si è rivelato invece un potente sistema per affermare la supremazia teutonica. Negli ultimi tempi poi la Germania ha utilizzato saggiamente il detto romano dividendo i suoi interlocutori, alcuni esempi: ha blandito la Francia consentendogli di fare uscire le sue banche dal pesante indebitamento con la Grecia; non ha usato il pugno di ferro con l'Italia chiudendo un occhio sui suoi parametri e deficienze; ha redistribuito il debito greco sugli Stati che, a questo punto, non potevano essere troppo favorevoli alla Grecia a meno di non rimetterci i soldi e la faccia. C'è un modo per uscirne? Visto che la Merkel è prigioniera inevitabilmente del suo elettorato e, quindi, dei falchi, l'unico modo per redistribuire le responsabilità e la leadership europea sarebbe un accordo tra le tre maggiori economie dell'euro, ad esclusione della Germania, (Francia, Italia, Spagna), che potendo contare sull'appoggio esterno di Draghi, potrebbero indirizzare la politica europea verso quel cambio di passo che consentirebbe di salvare l'Europa da una lenta agonia e reindirizzarla verso un processo di crescita e integrazione più ragionevole, dando per scontato che l'unificazione basata esclusivamente sull'euro è un passo sbagliato e controproducente. La storia la fanno gli uomini giusti al momento giusto. Questo sarebbe un vantaggio per tutti, compresa la Germania, si tratterebbe di fare una serie di scelte, magari a piccoli passi, verso una integrazione istituzionale più razionale sia politica che economica. Altrimenti  sarebbe meglio avere il coraggio, ma anche qui servono dei leader, di proporre  uno scioglimento concordato dell'euro.

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