venerdì 6 settembre 2024

Dan Davies-The Unaccontability Machine- Why Big Systems Make terrible Decisons - And How The Wordl Lost ItsMind

 Il libro che recensico oggi è un libro particolare di Dan Davies, che  è uno scrittore/attore/produttore pluripremiato e di fama internazionale, autore di vari libri di cui questo è l'ultimo. Il tema sono, come da sottotitolo, i sistemi complessi e le diffcoltà a gestirli.

Il libro si apre con una dissertazione sulla responsabilità (accountability) per cui la crisi odierna della politica e del management è una crisi di responsabilità. La prima legge della responsabilità è per l'autore: la misura in cui si è in grado di cambiare una decisione è la misura per cui si può essere ritenuto responsabile e viceversa. Riducendo l'abilità di prendere decisioni come individui, la classe manageriale e professionale ha cementato il controllo sul sistema. Pertanto, a meno che non vengano prese misure consapevoli per impedirlo, qualsiasi organizzazione, in una moderna società industriale, tenderà a ristrutturarsi in modo da ridurre la quantità di responsabilità personale attribuibile alle sue azioni. Questa tendenza continuerà fino a quando non si verificherà una crisi (principio della diminuizione di responsabilità). Da cui segue la definizione di "pozzo della responsabilità" (accountability sink): è un sistema che è pensato per fornire decisioni che non sono attribuibili a una persona identificabile e che non sono modificabili in risposta al feedback di coloro che ne sono interessati. 

Segue poi una parte relativa alla cibernetica e ad uno dei suoi fondatori: Stafford Beer. Un sistema complesso è quello in cui non puoi sperare di ottenere informazioni complete o perfette sulla struttura interna.  La cibernetica è lo studio del controllo dei sistemi, i costituenti dei sistemi cibernetici devono essere visti quindi come scatole nere, per cui per capire un sistema tutto ciò che si può fare è osservarne il comportamento, e tutto ciò che si può imparare da ciò è tutto ciò che c'è da sapere su di esso, lo scopo del sistema è cio che fa.

I sistemi non hanno desideri interiori, quindi non fanno le cose intenzionalmente. Il problema dei sistemi complessi è che la combinazione di più cose tende a moltiplicarsi piuttosto che addizionarsi. Un dato sistema ha il potenziale per raggiungere la stabilità solo se ogni fonte di variabilità dall'ambiente è accompagnata da una fonte uguale o maggiore di varietà nel sistema di regolamentazione. Quando ci troviamo di fronte a flussi di informazioni ingestibili nelle organizzazioni possiamo creare sistemi che regolano la varietà in arrivo, operando il più possibile attraverso catene di causa ed effetto piuttosto che attraverso singoli manager che devono prendere decisioni; inoltre è necessario assicurarsi che il regolatore possa disporre delle informazioni più velocemente di quanto il sistema possa generare varietà e rispondere rapidamente.

Vengono poi descritti i principali componenti di un sistema cibernetico: il sistema 1 è quello che opera nel mondo reale ovvero la parte operativa. Il sistema 2 è quello che gestisce le regole per la condivisione e programmazione. Il sistema 3, ottimizzazione e integrazione,  è quella parte del sistema che dirige la gestione di ogni singola operazione al fine di coordinare le loro attività verso uno scopo particolare, questo è il livello a cui si inizia a vedere il management, la differenza è che il Sistema 2 riguarda la prevenzione degli scontri e la gestione dei conflitti, mentre il Sistema 3 si occupa di raggiungere uno scopo. Il sistema 2 ha lo scopo di assorbire la varietà di interazioni tra le operazioni,  il sistema 3 deve essere  sufficientemente ampio per trattare questa varietà. Il sistema 4, ovvero la funzione di intelligenza e politica, ha lo scopo di indirizzare il sistema 3 affinchè possa riorganizzarsi per affrontare i cambiamenti, cioè di assicurare che tutto funzioni anche in caso di cambiamenti strutturali. Infine, abbiamo il sistema 5, cosidetto di filosofia o identità; avere una identità coerente e costante è un modo efficace di ridurre la varietà con cui bisogna trattare perchè significa che molte possibilità possono essere ignorate. 

La capacità di tradurre le informazioni in azioni è la parte più cruciale, nel sistema complesso abbiamo  dei collegamenti tra le parti di un sistema in grado di assorbire la varietà dell'altra, ma vi è la necessità  di un collegamento tra questo tipo di visione, incentrata sulle informazioni di un'organizzazione, e ciò che effettivamente fa. Ogni canale di comunicazione tra sistemi non solo deve avere una larghezza di banda sufficiente per trasportare la varietà che deve trasmettere, ma deve anche essere dotato di una capacità di traduzione sufficiente per garantire che il segnale venga compreso.

In sintesi per la cibernetica: ci sono cinque funzioni fondamentali e se una di queste manca o non ha risorse sufficienti, il flusso di informazioni non sarà bilanciato dalla capacità di elaborarla. Le informazioni contano solo se vengono fornite in una forma in cui possono essere tradotte in azioni, e questo significa che devono arrivare abbastanza rapidamente. I sistemi preservano la loro vitalità affrontando i problemi il più possibile allo stesso livello in cui arrivano, ma devono anche avere canali di comunicazione che attraversino più livelli di gestione, per gestire grandi shock che richiedono un cambiamento immediato.

Segue poi una critica agli economisti e alla disciplina della economia. In particolare gli economisti creano dei modelli caratteristici dell'economia eliminando quasi tutta la complessità;  fanno un sacco di ipotesi semplificatrici, spesso discutibili in termini di rilevanza empirica; agiscono come se le loro conclusioni fossero  dimostrate nel mondo reale, ed è un aspetto molto problematico quello di dedurre fatti da un modello, poco realistico, e poi applicarlo al mondo reale. In questo modo hanno sviluppato un metodo per ridurre la varietà del mondo reale ma così si perdono moltissime informazioni, da un punto di vista cibernetico un modello economico è un sistema dal quale sono state eliminate molte informazioni. Esiste poi il cosiddetto Vizio Ricardiano ovvero la pratica di risolvere il modello prima di aver applicato le soluzioni alla vita reale, ciò che lo rende un vizio è quindi la sua tendenza a dimostrare le cose in un modello stilizzato, e poi agire come se fossero verità ovvie del mondo reale. Il grande punto cieco dell'economia è che gli economisti hanno dedicato così tanto tempo alle loro questioni generali di ottimizzazione e scarsità, prezzo e quantità, che sembrano dimenticare che c'è molto di più nella gestione di un'azienda, per non parlare di un'intera società. Un altra critica si rivolge ai sistemi di contabilità che sono spesso fuorvianti per il management, perchè considerare un costo fisso o variabile è piuttosto una decisione strategica e qualunque costo può essere considerato variabile se ristrutturi il tuo business. Inoltre il problema principale dei sistemi di management delle organizzazioni è che queste sono divenute sempre più complicate ad una velocità che i managers non riescono a gestire. In conclusione i punti ciechi dell'economia e i punti ciechi del management lavorano insieme per produrre un modello del mondo che tende ad allontanarsi dalla realtà e produrre cattive decisioni. 

Le critiche dell'autore si rivolgono poi a Friedman e alla sua teoria della massimizzazione del valore per gli azionisti, cioè i manager sono agenti per conto  dei proprietari-azionisti e doveno agire nell'interesse esclusivo di questi ultimi. Inoltre, si scaglia contro la moda del leveraged buyout, dove il debito diventa una strumento di controllo, e che tanti danni ha fatto alle imprese e ai lavoratori. Critica anche le forme assunte dal management, iper pagato, dove si sono cercati di abbattere i costi diminuendo il personale e il middle management, così riducendo le capacità cognitive delle organizzazioni.

 Il problema di base è che i sistemi in generale hanno bisogno di meccanismi per riorganizzarsi quando la complessità del loro ambiente diventa troppo difficile da sostenere, ma i sistemi di governo di alto livello del mondo industriale (politica economica e gestione aziendale) hanno mostrato  alcuni difetti e punti ciechi che hanno impedito che ciò accadesse. Nell'ambito delle politica il popolo dovrebbe essere considerato una entità di decisione collettiva e, quindi, il canale di comunicazione con la popolazione deve rimanere aperto per consentire a questo di esprimere la propria visione. Il meccanismo di comunicazione del popolo è la protesta o malcontento, mentre le elezioni sono diventate una corsa in cui il potere esecutivo diventa il prezzo, pertanto una società liberale dovrebbe poter rispondere al disagio di massa piuttosto che al suo contenuto. La natura della crisi è che non è una crisi in sé, piuttosto è il modo in cui il sistema raggiunge la stabilità. Il mondo diventerà sempre  più complesso, ciò significa che devono essere costruiti sistemi che assorbano la volatilità e la varietà ai livelli appropriati. Quindi è necessario ristabilire il canale di comunicazione con il popolo forzando le classi dirigenti ad ascoltarlo. Il popolo ha lanciato un allarme, dobbiamo trovare un nuovo principio organizzativo. La cibernetica gestionale, sfortunatamente, non fornisce alcun indizio su come si potrebbe ottenere un cambiamento sociale così profondo, quello che l'autore auspica è che si presti pià attenzione ai meccanismi di "allarme maniglia rossa" che indicano un risultato insopportabile per le persone.

Dalla lunga recensione e dai suoi contenuti si capisce che è un libro che affronta molti argomenti, alcuni complessi, ma l'autore è molto bravo a rendere cose difficili in maniera gradevole da leggere e comprensibili che rende il libro molto leggibile, pertanto è un libro molto interessante e di cui suggerisco calorsamente la lettura.

In merito ai contenuti, le critiche alle economia e a certe degenerzioni nelle imprese sono stati più volte affrontati in questo blog da vari autori, però l'approccio sistemico e il ricorso alla cibenetica è senza dubbio nuovo, interessante e probabilmente convincente. L'autore però non da molte soluzioni nel finale oltre alle critiche al modo di fare economia e alle storture del management. 

Che il mondo sia estremamente complesso l'ho più volte dichiarato nei  miei post e che questo richieda èlite preparate, idee e modalità nuove, anche  in democrazia. Sono d'accordo che il popolo va ascoltato e il populismo non è altro che una reazione al mancato ascolto. Sono anche d'accordo che non ci sono soluzioni semplici, abbiamo soprattutto  bisogno di modalità organizzative nuove, dobbiamo velocemente abbandonare certe storture ideologiche del liberismo sul mercato che sono servite solo a far arrichire sempre di più i ricchi, per sostituirle con una visione dove conti di più la dimensione sociale e una maggiore etica senza ricadere in vetuste idee di utopie irrealizabili.