Naomi
Klein, è una nota giornalista USA, che ha raggiunto una fama mondiale con il
libro, No
Logo, sulle politiche non proprio cristalline, industriali e
commerciali, dei grandi brand internazionali. In questo libro si cimenta su temi
più squisitamente di carattere economico e sociale. In particolare nel libro ricostruisce
una serie di situazioni di shock che provocate/subite sarebbero alla base di
politiche di arricchimento di grandi gruppi economici. In primo luogo
analizza la storia di alcuni paesi sudamericani (Cile, Bolivia, Argentina) che, con la salita al potere per lo più di
dittatori spalleggiati dagli USA, hanno applicato terapie economiche shock di
natura iper-liberista
che hanno provocato una forte diseguaglianza e sofferenza sociale con grossi guadagni invece per alcune multinazionali.
L’autrice si sofferma poi sul ruolo degli Usa e del FMI (Fondo Monetario Internazionale) sul passaggio dal sistema comunista al libero mercato nella Russia di Eltsin con le gravi sofferenze subite dai cittadini. Altri shock economici sono stati inoltre inferti ai paesi del sud est asiatico dalle politiche, sempre iper-liberiste imposte dal FMI, che hanno anche qui generato gravi situazioni sociali nei paesi che le hanno applicate e che poi se ne sono, in alcuni casi, affrancati. Ulteriore esempio di shock economico sociale è rappresentato dalla guerra in Iraq, dove si è sfruttata l’occasione per permettere lauti guadagni alle aziende americane, con pesanti interessi nelle figure dell’amministrazione Bush, che hanno operato nella difesa e nei servizi (vedi anche Shadow Elite). Infine, l’ultimo esempio negativo evidenziato dall’autrice, è quello dell’uragano Katrina a New Orleans, shock naturale, dove anche qui si sono privilegiati gli interessi di pochi e di alcune aziende a svantaggio della comunità.
Per quanto riguarda il giudizio sul libro, pur essendo molto ben documentato e abbia uno piacevole stile giornalistico, ritengo che la lunghezza, oltre 500 pagine, sia eccessiva e pertanto sia ridondante e ripetitivo in alcune parti. Inoltre, mi pare anche eccessivo il peso di colpe dato alla Scuola di Chicago e Friedman che, comunque e senza dubbio, hanno fornito le argomentazioni teoriche ed economiche alle scellerate politiche attuate. Infine, la ricostruzione sulle colpe del FMI e Banca Mondiale si trovano più dettagliate e direi convincenti nei libri di Stiglitz. Complessivamente, comunque, un libro interessante e istruttivo se non vi fate spaventare dalla sua voluminosità.
L’autrice si sofferma poi sul ruolo degli Usa e del FMI (Fondo Monetario Internazionale) sul passaggio dal sistema comunista al libero mercato nella Russia di Eltsin con le gravi sofferenze subite dai cittadini. Altri shock economici sono stati inoltre inferti ai paesi del sud est asiatico dalle politiche, sempre iper-liberiste imposte dal FMI, che hanno anche qui generato gravi situazioni sociali nei paesi che le hanno applicate e che poi se ne sono, in alcuni casi, affrancati. Ulteriore esempio di shock economico sociale è rappresentato dalla guerra in Iraq, dove si è sfruttata l’occasione per permettere lauti guadagni alle aziende americane, con pesanti interessi nelle figure dell’amministrazione Bush, che hanno operato nella difesa e nei servizi (vedi anche Shadow Elite). Infine, l’ultimo esempio negativo evidenziato dall’autrice, è quello dell’uragano Katrina a New Orleans, shock naturale, dove anche qui si sono privilegiati gli interessi di pochi e di alcune aziende a svantaggio della comunità.
Per quanto riguarda il giudizio sul libro, pur essendo molto ben documentato e abbia uno piacevole stile giornalistico, ritengo che la lunghezza, oltre 500 pagine, sia eccessiva e pertanto sia ridondante e ripetitivo in alcune parti. Inoltre, mi pare anche eccessivo il peso di colpe dato alla Scuola di Chicago e Friedman che, comunque e senza dubbio, hanno fornito le argomentazioni teoriche ed economiche alle scellerate politiche attuate. Infine, la ricostruzione sulle colpe del FMI e Banca Mondiale si trovano più dettagliate e direi convincenti nei libri di Stiglitz. Complessivamente, comunque, un libro interessante e istruttivo se non vi fate spaventare dalla sua voluminosità.
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