Il libro di Janine Wedel, antropologa sociale che insegna a School of Public Policy della George Menson University, riguarda, come dice il sottotitolo, nuove forme di potere che sono emerse negli ultimi decenni.
In particolare definisce questi nuovi gruppi di potere “flexians”, ovvero i flessibili. Sono gruppi che svolgono vari ruoli, spesso interagenti tra loro, operando nelle connessioni tra potere pubblico e privato e potendo modificare le politiche in base ai loro scopi. Sono in grado, quindi, di riorganizzare le relazioni tra burocrazia e business a loro vantaggio ma, per il tipo di ruolo “non ufficiale”, hanno la possibilità di essere meno controllati e sottoposti a verifica delle loro responsabilità.
Tali gruppi sono qualcosa di più complesso, e sfuggente ai controlli, dei gruppi di interesse o dei lobbisti. I “flessibili” operano tramite relazioni personalizzate all’interno e attraverso strutture ufficiali, e si basano sulla lealtà al gruppo e non all’organizzazione. Essi formano un rete informale di un limitato numero di persone che interagiscono, nel tempo, in molteplici ruoli, uniti dalla condivisione di storie personali e attività. I membri di questa rete agiscono come una unità che si auto rafforza, per raggiungere gli obiettivi che sono basati su una comune visione del mondo. Inoltre, agiscono in ruoli interagenti e ambigui per massimizzare la loro influenza; come rete riescono ad esercitare più influenza che se agissero individualmente. La rete è comunque elusiva e riesce ad evitare, se non a riscrivere, le regole; tutto al fine di governare i processi e la burocrazie per raggiungere gli scopi del gruppo. Questa nuova forma di potere è meno omogenea e trasparente delle convenzionali lobbies e gruppi di potere e quindi meno controllabile, le persone che ne fanno pare sono più elusive ma onnipresenti
L’inizio di questa nuova forma di potere si può datare con la fine della Guerra Fredda e con l’ascesa al potere di Reagan e Thatcher, con la ideologia di un governo più leggero, più privatizzato. Di fatto, la lotta contro lo Stato troppo invadente e grande, si è risolto in uno Stato forse ancora più grande, ma meno controllabile in alcune parti rilevanti; con l’assunzione di consulenti privati al posto di impiegati pubblici, con molte decisioni rilevanti che vengono assunte dai privati. La burocrazia è divenuta multilivello e più diffusa, e i confini dell’autorità divengono meno chiari e sfumati.
In questo ha giocato un ruolo anche la evoluzione tecnologica che ha cambiato alcune regole del gioco.
Tutto ciò ha profondamente cambiato il profilo di coloro che hanno influenza, e anche la loro natura. Una specie di ritirata dello Stato, uno spostamento di potere dallo Stato a poteri condivisi con il business e organizzazioni di gruppi di cittadini.
E nato quindi un periodo in cui alla verità si è sostituita la “verosimiglianza”, i “flessibili” sono infatti esperti nell’individuare cosa il pubblico troverà convincente, anche se non vero e reale.
Di fatto il governo degli Stati Uniti ha negli ultimi decenni cambiato profondamente aspetto, tre quarti del lavoro del governo federale è attualmente contrattualizzato verso l’esterno; i privati sono interdipendenti con il governo e la loro interazione ha forgiato nuove forme istituzionali di governo, dove Stato e privato sono mescolati e con molte funzioni governative che sono all’esterno dell’ambito governativo.
Il governo federale americano è diventato il più grande cliente di beni e servizi, di cui il Dipartimento per la Difesa è il più grande acquisitore di servizi, con una diminuzione della capacità del governo di supervisionare le attività. Il governo è divenuto completamente dipendente dai privati per portare avanti molte delle funzioni tipicamente governative e, inoltre, con molte informazioni vitali nella mani dei contractors, piuttosto che in quelle degli ufficiali governativi. Pertanto un governo che non conosce cosa sta facendo può essere difficilmente efficace e inoltre diventa vulnerabile su molti fronti.
Gli esempi che esamina e mette in luce di queste reti sono vari.
Il primo è quello relativo al gruppo che definisce i “privatizzatori”, ovvero del gruppo formato da Chubais ed esponenti di Harward che ha operato in Russia nella fase di governo di Eltsin, e che ha cercato di determinare le modalità di formazione del nuovo Stato e le sue regole soppiantando le autorità ufficiali, avendo anche la possibilità di condizionare i finanziamenti dagli Stati Uniti.
L’altro esempio è quello relativo ai cosiddetti “commaders”, ovvero il gruppo di conservatori che hanno operato a lungo nell’amministrazione americana, in particolare alla Difesa e soprattutto nel periodo di Bush figlio. In particolare hanno condizionato la politica estera americana con la creazione di una “intelligence" alternativa, estromettendo la burocrazia. Tra le loro principali attività si evidenza la vendita delle armi all’Iran (Iran-Contras), e di aver favorito la guerra in Iraq per rimuovere Saddam Hussein, manipolando le informazioni per motivare l’intervento con la minaccia delle armi di distruzioni di massa, rivelatasi infondata.
In definitiva, la nuova era si caratterizza per un declino nella lealtà alle istituzioni, e i nuovi giocatori sono meno visibili, accrescendo la vulnerabilità delle istituzioni stesse, con le istituzioni occupate da giocatori che giocano per conto proprio, secondo propri obiettivi e finalità. Come afferma Wedel: "quando le informazioni sono infatti ridotte in piccole parti la conoscenza, saggezza e memoria istituzionale sono ostacolate". I membri delle reti flessibili riescono così ad evadere eventuali responsabilità, attraverso il ruolo collettivo e flessibile che riescono a svolgere.
L’autrice conclude che pertanto la regolazione deve rendersi più intelligente e anticipare i cambiamenti; la sfida è quella di preservare la controllabilità e la trasparenza che sono necessarie in una società democratica.