Il titolo del post prende spunto, in negativo, dalla frase, “sulle spalle dei giganti”, attribuita a Newton ma la cui paternità in realtà andrebbe a Bernardo di Chartes, con il significato che certi progressi nella conoscenza e, per estensione in generale della società, sono dovuti anche, e soprattutto, al lavoro dei nostri predecessori. In questi caso mi riferisco alla classe politica europea che nella costruzione della unità europea ci ha portato in questo vicolo cieco. Infatti la costruzione di quella che è oggi la Unione Europea e in particolare dell’ area euro, parte da lontano e da grandissimi personaggi, tra cui non si possono non citare Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi e il loro Manifesto di Ventotene, e i successivi statisti che hanno contribuito al nascere ed evoluzione della Unione.
Ora l’idea di fare una moneta unica, prima di aver consolidato e previsto le necessarie istituzioni (ad esempio una vera Banca Centrale con tutti i poteri), poteva sembrare una idea più facile ad attuare che una vera unione politica con la creazione di un vero Stato federale, anche se in contrasto con il parere di moltissimi economisti di varie estrazioni (vedi ad es. Teoria delle aree valutarie ottimali). Per quanto mi riguarda non sono un sostenitore delle teorie del complotto, credo, e qualche dichiarazione in tal senso sembra confermarlo, che i rischi fossero noti ma si pensava, probabilmente, che il processo di integrazione politica potesse andare avanti, vedi la proposta di Costituzione, il suo stop, a causa dei referendum, ha fermato il processo e ci siamo trovati con un unione monetaria senza le istituzioni e una moneta senza Stato, che per lo stesso significato moderno di moneta è una specie di contraddizione.
La crisi economica quindi, ha travolto l’Unione Europea in una fase in cui non avevamo adeguate istituzioni e, inoltre, era presente una situazione di profondi squilibri economici tra i paesi dell’unione monetaria, come d’altra parte previsto e prevedibile dalla teoria economica.
Il peggio è che, di fronte ad una tale situazione di crisi, le risposte della politica non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, vedi ad esempio come è stata affrontato il caso Grecia e come siano state le politiche economiche assunte.
Siamo di fronte, quindi, ha una preoccupante carenza di visione da parte dei politici europei e anche da coloro che ne sono i loro consiglieri ed ispiratori per la parte economica (non la cito, perché è già presente come sottotitolo del blog, la frase di Keynes), che nel caso migliore possiamo definire dilettantismo o se invece ci sia, come alcuni sostengono, anche della malafede.
La situazione è piuttosto intricata e complicata, economicamente tutte le economie dell’area euro sono in sofferenza, certo c’è chi sta meglio di noi, ma le prospettive, visto il perdurare della crisi, non sono buone per nessuno, sono comunque economie interconnesse.
A questo punto gli scenari possibili sono svariati, ed è impossibile dire che piega prenderà la storia, anche in questo caso dipenderà dai personaggi sulla scena. Ad oggi chi ha fatto di più per salvare l’euro è stato Draghi. Molti lo criticano, io non mi sento di sparargli contro, è in una posizione difficile, tenuto sotto controllo dalla Germania e dalla Bundesbank, credo che stia cercando di fare, soprattutto con le dichiarazioni, quello che ritiene necessario. Da una parte ha smussato le tensioni e gli spread con le sue dichiarazioni in difesa dell’euro. Adesso sta cercando di ridurre il valore dell’euro con altre dichiarazioni su possibili manovre monetarie espansive. Queste manovre potrebbero allentare la crisi, ma certo non risolverla in tempi brevi, quindi, uno scenario potrebbe essere che, grazie alla ripresa mondiale, la crisi europea potrebbe farsi meno critica e allora potrebbe esserci anche il tempo, e la speranza, per fare qualche aggiustamento istituzionale.
Un ulteriore scenario è che invece la situazione si deteriori ulteriormente e, quindi, credo che a quel punto non sarà più interesse di nessuno, neanche della Germania, di mantenere la unione monetaria. Infine l’ultimo scenario, un tantino ottimista, è che buona parte dei politici europei rinsavisca, anche perché le pressioni incominciano a venire da più parti, e che si mettano d’accordo per cambiare le attuali politiche di austerità con un piano di rilancio degli investimenti pubblici e comunque con manovre espansive a livello europeo.