lunedì 13 gennaio 2020

Adam Tooze - Crashed-How a Decade of Financial Crises Changed the World


Adam Tooze è docente di storia alla Columbia University ed autore di alcuni libri tra cui-Il prezzo dello sterminio-che fa una narrazione molto interessante della storia della economia nazista (libro che ho letto ma non recensito). In questo libro (tradotto in italiano come Lo Schianto) si rivolge alla storia recente quella che va dalla recente grande crisi finanziaria sino ai giorni nostri.
Il primo punto che l'autore vuole evidenziare è che la crisi, benché nata negli Stati Uniti, non può essere disgiunta dalla complessa ed enorme interconnessione tra il sistema finanziario americano e quello europeo. Infatti la crisi non è solo fondamentalmente una crisi americana causata dagli enormi sbilanciamenti commerciali con la Cina, aspetto esistente ma non così determinante, ma dovuta per la maggior parte all'enorme flusso di denaro proveniente dall'Europa che ha alimentato le costruzioni finanziarie sofisticate e truffaldine basate sui mutui “subprime” e sul mercato immobiliare americano. La parte relativa allo sviluppo della crisi negli Stati Uniti non aggiunge molto a quanto si sa (vedi ad esempio libro di Eichengreen), mentre più interessante l'analisi dei flussi finanziari tra Stati Uniti e Europa.
La cronaca del 2008 mette in luce come il primo paese a muoversi nei salvataggi fu il Regno Unito con al governo laburista di Gordon Brown, mentre negli Stati Uniti il primo piano di salvataggio proposto dal Tesoro (TARP) era stato affondato dai Repubblicani. Solo dopo un mese il piano di salvataggio americano (ricapitalizzazione delle banche) fu varato sempre grazie ai Democratici, con presidente Bush, e molto meno grazie ai Repubblicani.
Dato il blocco del mercato del credito e la necessità di ingenti fondi in dollari anche da parte delle banche europee, che avevano preso a prestito a breve ingenti quantità di dollari, la FED dovette aprire i cordoni della borsa con enormi quantità di prestiti di dollari (miliardi di dollari) a beneficio sia delle banche americane e sia europee, e in seguito anche con linee di credito alle banche centrali (BCE, Bank of England, ecc.) diventando la banca delle banche o il prestatore di ultima istanza del mondo, riaffermando sia il suo ruolo sia quello del dollaro come moneta di riserva mondiale (a dispetto quindi della crisi).
Intanto la crisi si era estesa all'Europa e le prime economie a subire il contagio furono quelle dell'est: Ungheria, Paesi Baltici ecc, con interventi di salvataggio del FMI. Anche la Cina fu colpita dalla crisi rispondendo con un piano di stimolo enorme sia con enormi progetti infrastrutturali e sia con una politica monetaria a sostegno delle banche, facendo della economia cinese il traino per il 2009 della economia mondiale per la prima volta nella storia.
Con la presidenza Obama si diede avvio ad un grande stimolo,  nel 2009, che diede impulso alla economia americana ma fu meno ingente in volume di quanto alcuni economisti progressisti avevano sperato; purtroppo a partire dalla Germania, e poi diffusosi in tutto il mondo, vennero adottate politiche di contenimento di budget statale che ovviamente si era pericolosamente impennato in tutte le nazioni, politiche che provocarono l'effetto di rallentare la ripresa.
Dopo aver narrato del salvataggio delle banche americane e della creazione della nuova regolamentazione finanziaria  con la voluminosa e complicata legge Dodd-Frank, il focus del libro si sposta impietosamente sulla eurozona. Nella eurozona assistiamo a una serie di scelte fallimentari operate dalla politica all'epoca guidata dal duo Merkel-Sarkozy. Si inizia con il primo salvataggio mal riuscito insieme al FMI della Grecia, indebitata fino al collo, grazie alla forte opposizione della Merkel (pressata internamente) ad ogni tentativo di salvataggio più ampio e coordinato. Nel 2011 anche se il picco della crisi era passato le difficoltà rimanevano. Negli Stati Uniti si rischia il blocco a causa delle divergenze tra Democratici e Repubblicani. In Europa la situazione peggiora, la Grecia è moribonda, la cura da cavallo ha ridotto il PIL per cui il debito continua ad aumentare, Papandreu propone un referendum e viene prontamente sostituito dal più malleabile Papademos. Anche l'Italia va in sofferenza a causa dell'alto debito e il duo Sharkozy Merkel da il benservito a Berlusconi sostituito dal bocconiano ed ex commissario europeo Monti.
La situazione economica europea continuò a peggiorare perché anche l'economia della Spagna era divenuta precaria, a causa della fine della bolla immobiliare e con le sue banche fortemente in crisi. La situazione politica per fortuna era cambiata, a Sarkozy era successo Hollande che ora cercava di coordinarsi con Monti e anche il nuovo governo spagnolo di Rajoy, ma, sopratutto, Draghi era divenuto presidente della BCE. Il suo famoso annuncio un po a sorpresa del “whatever it takes” riuscì a calmare finalmente gli animi ed avviare la situazione verso una normalizzazione, anche se attirò le solite critiche tedesche e di fatto i mezzi della BCE rimasero inizialmente comunque limitati.
Il libro prosegue nella narrazione dei fatti più recenti: dalla umiliazione di Tsipras, il percorso tortuoso del Regno Unito verso la Brexit fino alla elezione di Trump.
Pur essendo un libro molto voluminoso (oltre 600 pagine) è un libro che si legge piacevolmente, anche perché mescola aspetti economici ad altri più politici.
L'autore da molti giudizi nel libro, chi ne esce meglio è il trio economico americano Bernake (FED), Paulson (Tesoro) e Geithner (New York Fed). Ne esce abbastanza bene anche Obama, mentre l'autore è molto critico nei confronti dell'atteggiamento del partito repubblicano che ha assunto posizioni di retroguardia. L'Europa ovviamente non ne esce bene,  in particolare la dirigenza tedesca e anche la stessa Merkel, anche se condizionata dalla situazione interna. Forse con gli Stati Uniti l'autore si dimostra un  poco  troppo  tenero, perché comunque la enorme crisi è nata li dovuta ad una serie di gravi errori e mancati controlli. Inoltre, se è vero che si è riusciti ad evitare il peggio e la crisi è stata contenuta anche temporalmente, bisogna dire che nessuno del sistema finanziario ha veramente pagato il conto, anzi i banchieri coinvolti nel crack si sono concessi dei bonus vergognosi, mentre chi ha pagato il conto sono stati i cittadini e contribuenti che hanno pagato anche in termini di perdita di lavoro e di reddito.
Leggere questo libro, anche se conoscevo molti aspetti, mi ha comunque provocato rabbia e costernazione. La rabbia viene dal fatto che politici e molti economisti per anni ci hanno raccontato che il capitalismo era il migliore dei mondi possibili mentre, invece, ci hanno trascinato con le loro scelte scellerate in una della più gravi crisi mondiali (se calcoliamo i volumi in gioco e la estensione geografica è probabilmente peggiore di quella del '29).
La rabbia è anche causata dal fatto che a pagare siamo stati noi i cittadini e lavoratori che hanno pagato pesantemente mentre, come dimostrano i dati, l'1% più ricco ha continuato ad arricchirsi. La costernazione viene dal fatto che alla fine chi ci ha guadagnato è la destra che sfruttando le difficoltà e le paure dei cittadini ha raccolto consensi, anche se, come nel caso di Trump, poi alla fine le politiche che vengono adottate non sono veramente popolari ma favoriscono le solite élite.