Oggi
presentiamo un bel articolo di Simon Wren-Lewis, della University of Oxford,
l’articolo originale lo trovate qui, di
seguito la mia sintesi.
La questione centrale
dell’articolo è se l’austerità, come si dimostra, non era necessaria perché è
stata attuata?
Inizialmente
chiarisce la differenza tra i due termini: consolidamento fiscale e
austerità, il primo si riferisce ad un pacchetto di misure atto a ridurre
la spesa e alzare le tasse, mentre l’austerità è quando il consolidamento
fiscale porta ad un elevata disoccupazione involontaria.
Ricorda
che l’azione della banca centrale, quando procede al taglio dei tassi di
interesse, è per incoraggiare la spesa e ridurre il risparmio. Attraverso il
quantitative easing, inoltre, cerca di influenzare anche i tassi a lungo termine,
strumento non sempre efficiente soprattutto a tassi molto bassi (zero lower bound),
per tali motivi diviene necessario anche lo stimolo fiscale, come avvenuto
negli USA.
L’austerità
per l’autore poteva essere quindi evitata per l’eurozona ritardando il
consolidamento fiscale di qualche anno, per alcuni paesi una qualche forma di
austerità poteva esser necessaria ma solo per ricondurre la propria
competitività a quella degli altri paesi e, in ogni caso, diluita nel tempo. Quello
che conta è infatti il tasso di cambio reale piuttosto che il tasso di
interesse reale per aumentare la competitività.
Inoltre,
la teoria secondo cui i mercati non avrebbero concesso questo tempo per
l’autore non regge, in particolare perché nelle recessioni aumenta il risparmio
e quindi c’è necessita di titoli sicuri come i titoli di stato.
Il
problema è che i paesi dell’euro non hanno più una banca centrale che può
stampare denaro per evitare il default e quindi ridurre i rischi, e la BCE non
era inizialmente pronta a fare da prestatore di ultima istanza, cosa che è
avvenuta solo più tardi con l’OMT.
Ma
allora qual è il vero motivo dell’austerità in Europa? La Germania con un tasso
di incremento dei salari più basso ha guadagnato competitività, quindi la
opposizione a politiche monetarie non convenzionali è nell’interesse della
Germania. Ma se la Germania ha poco interesse alle politiche keynesiane perché
gli altri si sono allineati a questa politica, visti i danni dell’austerità e
l’ammissione degli errori di valutazione anche da parte del FMI?
Il problema è
sostanzialmente ideologico,
la idea di una banca centrale indipendente e quella che la politica monetaria
sia più efficiente della politica fiscale nello stabilizzare la situazione
macroeconomica hanno contribuito a ridurre i costi del consolidamento fiscale
agli occhi dei politici e dei media.
La “truffa del deficit”
propagandata dalla destra politica consiste appunto nello spingere le masse a
preoccuparsi del debito insieme al timore dei mercati finanziari, mentre
vengono ignorati gli effetti pericolosi del consolidamento fiscale nella
trappola della liquidità, di fatto ciò ha segnato la crescita del potere della
ideologia neo-liberale.
Ma
non c’è niente di logico nella “teoria dell’austerità”, è solo un abile opportunismo
della destra nello sfruttare le paure popolari sulla crescita del debito
pubblico per raggiungere il fine che è la riduzione del ruolo dello Stato.
Tale
opportunismo e la sua vittoria riflette un fallimento dell’economia, questo
fallimento è anche dovuto al fatto che è stato sempre più delegato alle banche
centrali indipendenti il compito della stabilizzazione macroeconomica, e che
tali istituzioni si sono poco preoccupate dei costi di un prematuro
consolidamento fiscale anzi lo hanno talvolta incoraggiato.