In
questo post parleremo di una delle “leggi” più famose dell’economia che è
sicuramente la più conosciuta anche dai profani. Tale
legge in termini generali era nota anche tra i primi ad occuparsi di economia,
tra i precursori viene citato il filosofo inglese Locke[1],
e come abbiamo visto tale “legge” viene spesso menzionata dagli autori
dell’economia classica. E’ comunque nel periodo che stiamo trattando che viene
esposta in maniera più rigorosa e formale, questo lo si deve principalmente ad Alfred
Marshall.
Alfred
Marshall (1842-1924) fu un economista inglese, il cui pensiero e le cui opere
furono predominanti nell’economia per lungo tempo. La sua formazione iniziale
fu matematica e filosofica, per poi dedicarsi all’economia, fu infatti
professore di economia politica a Cambridge dal 1885 al 1908. Nonostante la sua
formazione matematica fu sempre contrario ad un uso eccessivo del formalismo
matematico, preferendo, nel suo testo fondamentale Principi di economia[2],
utilizzare uno stile discorsivo lasciando gli aspetti più analitici a note o
appendici al testo.
Esiste
per Marshall un legame diretto tra la “legge” dell’utilità marginale
decrescente e la “legge della domanda”.
Infatti abbiamo visto che l’utilità marginale, ovvero la
soddisfazione provocata dell’ultima dose di un bene, diminuisce all’aumentare
della quantità consumata, quindi di conseguenza all’aumentare del prezzo, che è
il costo o sacrificio per l’acquirente per ottenere l’utilità, la quantità
domandata del bene tenderà a diminuire; oppure, invertendo i termini del problema, si
può anche affermare che al diminuire del prezzo aumenterà la quantità
domandata. In economia si rappresenta la curva, vedi figura seguente, con il
prezzo in ordinata e la quantità domandata in ascissa e, come per l’utilità marginale, la curva -nel disegno per semplicità è una
retta- che rappresenta il prezzo di domanda in funzione della quantità
domandata sarà decrescente. La forma di
questa curva sarà, in generale, diversa da individuo a individuo e dipendente
dalla tipologia del bene.
Esaminata
la domanda vediamo la seconda
componente necessaria per completare il quadro: l’offerta. Quando si parla di offerta vediamo l’altro lato del mercato[3],
ovvero il lato del venditore o
produttore. In questo caso la determinante della legge è la produzione. Una
volta stabilito un determinato momento temporale[4]
possiamo dire che il metodo di produzione è fissato, pertanto si può affermare che,
in generale salvo casi particolari, ad un aumento della quantità prodotta di un
determinato bene, e quindi d’offerta, corrisponde un aumento del costo, siamo
quindi nella fattispecie dei cosiddetti “rendimenti
decrescenti” che significa che ad aumentare della produzione aumenta anche
il costo della prodotto. Quindi ad un
aumento di produzione o offerta si accompagna un aumento di costo e di prezzo
del bene prodotto, rovesciando i termini
del problema possiamo anche dire che, se il prezzo nel mercato per qualche
ragione tendesse a salire, ci sarebbe una propensione ad offrire maggior
prodotto in quanto, a fronte di maggiori costi, si avrebbero maggiori guadagni.
Anche in questo
caso si rappresenta il prezzo di offerta in funzione della quantità e il prezzo
in questo caso risulterà crescente con l'aumentare della quantità offerta.
Definite le “leggi” della domanda e dell’offerta di
un bene che sono individuali, cioè relative a un singolo acquirente e
venditore, si può estendere il concetto alla somma di più acquirenti e più
produttori, relativi sempre allo stesso bene. Per fare ciò è necessario che
siano soddisfatte una serie di condizioni, in particolare che siamo all’interno
di un mercato perfettamente concorrenziale.
Le
condizioni per avere un mercato perfettamente concorrenziale sono molteplici ne
citeremo alcune:
- presenza di più produttori, ognuno di con dimensioni tali da non condizionare il mercato[5];
- ·che il prodotto dei vari produttori sia omogeneo, cioè con caratteristiche che rendano indifferente la scelta dell’uno rispetto all’altro;
- ·che anche gli acquirenti siano molti e piccoli, cioè non in grado di influire sulla domanda.
Un
ulteriore aspetto rilevante, che assumerà importanza negli studi più recenti, è
quello relativo alle completezza delle informazioni dei venditori e acquirenti
sul mercato (trasparenza del mercato).
Una
volta definita la legge di domanda e offerta di un bene, ne consegue che, in un
dato momento visti gli andamenti delle due curve, esiste un punto di
equilibrio, punto di intersezione delle curve di domanda e offerta, che determina il
prezzo e la quantità scambiata del bene stesso su quel mercato tra compratori e
venditori. Questo punto di equilibrio, momentaneo, può modificarsi per effetto
delle modifiche che possono subire le due curve, a loro volte determinate dalle
mutate condizioni della domanda o della offerta.
Ad
esempio la domanda può cambiare per la presenza di beni sostitutivi[6]
a quello considerato o per effetto della variazione di reddito dell’acquirenti o, lato offerta, per
mutamenti dei costi di produzione. Le possibili variazioni e combinazioni
determinano il cambiamento delle curve di domanda e offerta e quindi lo spostamento del punto di
equilibrio.
Un
ulteriore precisazione che caratterizza questo tipo di analisi è che si tratta
di un analisi di equilibrio parziale,
cioè si concentra sull’equilibrio di un determinato mercato non preoccupandosi
delle interrelazioni con gli altri mercati. L’analisi di tutti i mercati, detta
di equilibrio generale, la vedremo
nel post successivo.
Un
ulteriore importante aspetto che viene evidenziato da Marshall è la distinzione
tra breve e lungo periodo nella
analisi delle situazioni economiche, intendendo con breve periodo quel
intervallo di tempo in cui le condizioni di produzione non variano
sostanzialmente e almeno qualcuno dei fattori
produttivi non cambia, mentre nel lungo possono modificarsi tutti i fattori
produttivi.
Marshall
con i suoi contributi sull’analisi della domanda e dell’offerta e la sua
analisi della impresa, su cui non possiamo dilungarci, si può affermare sia uno
dei fondatori di quella branca dell’economia
che va sotto il nome di microeconomia
ovvero, come già detto in introduzione, quella parte dell’economia che si
occupa dell’analisi del singolo agente economico, consumatore o impresa.
In
particolare tra i contributi sviluppati da Marshall possiamo citare il concetto
di elasticità, ad esempio della domanda rispetto al prezzo: la
domanda si definisce molto elastica
rispetto al prezzo quando è molto “sensibile”,
varia molto, alle variare del prezzo, viceversa è anelastica se modifiche
di prezzo non provocano variazioni della
quantità domandata.
Inoltre,
in analogia a quanto abbiamo visto nel
concetto di utilità marginale, vengono definiti da Marshall i costi e ricavi marginali, arrivando a
stabilire che il punto di massima convenienza a produrre per un impresa, dove è
massimo il ricavo totale, è quello in cui il ricavo marginale eguaglia il costo
marginale.
La
importanza di Marshall nella storia economica è indubbia, da un lato il suo
libro, Principi di Economia Politica,
sarà di riferimento per una generazione di economisti, rappresentando un ottima
sintesi delle idee economiche scaturite dall’economia classica e dalla
rivoluzione marginalista, inoltre alcune sue intuizioni sulla moneta e sulla
funzione del credito saranno importanti per gli sviluppi della teoria da parte
di economisti successivi, in particolare
di John Maynard Keynes che così si espresse sul suo maestro:
Erano la sua formazione eclettica e la sua duplice natura a garantirgli qualità indispensabili per un economista: aveva la stoffa dello storico e del matematico ed era capace di occuparsi del particolare e del generale[7].
[1] Nel suo libro, Considerazioni e conseguenze della riduzione dell’interesse e la
crescita del valore della moneta, afferma: «[… ]il prezzo di ogni merce
aumenta o diminuisce in proporzione al numero dei compratori e
venditori […]».
[2] A.Marshall, Principi di economia politica, Utet, Milano, 1972.
[3]Il concetto di mercato in economia è la generalizzazione/idealizzazione del mercato fisico, luogo dedicato allo
scambio (volontario), di cui tutti abbiamo esperienza. La caratteristica
idealizzata del mercato è che vi sia un gran numero di venditori e acquirenti,
tra l’altro bene informati, in modo che il prezzo dei beni trattati sia
uniforme.
[4]Per dovere di precisione la legge
dell’offerta non sempre è verificata su periodi temporali più lunghi, potendo
essere anche, in casi limite, inclinata
in maniera contraria, per approfondimenti consiglio uno dei manuali di economia indicati in
bibliografia.
[6]
Un bene sostitutivo è un bene che può essere impiegato in sostituzione
di un altro, ad esempio all’aumentare del prezzo del caffè ci sarebbe la tendenza
a sostituirlo con il tè se questo costasse meno.
[7] J.M.Keynes, Sono un liberale, Adelphi, Milano,2010, p.79.