Quello che presentiamo di oggi è un libro complesso per un argomento complesso. L’autrice, economista americana, per i suoi studi sulla gestione delle risorse comuni ha ottenuto il Premio Nobel per l’economia e questo suo libro è diventato un punto di riferimento sul tema.
I beni collettivi sono risorse, in genere naturali, sufficientemente grandi da rendere costosa l’esclusione di potenziali beneficiari dal suo utilizzo, esempi possono essere aree di pesca o bacini di acque per la irrigazione.
La novità è importanza degli studi della Ostrom risiede nel fatto che cerca di superare la tradizionale dicotomia nella gestione di tali risorse tra Stato e Mercato. Infatti, la teoria economica propende in buona parte per una gestione centralizzata da parte di un ente governativo o, per la tradizione più liberista, la privatizzazione con assegnazione di diritti esclusivi.
Nel libro l’autrice analizza molti esempi reali di beni collettivi dove si è tentata una terza via: combinazioni di strumenti pubblici e privati, cioè una gestione auto-organizzata da parte degli attori locali coinvolti (appropriatori/utilizzatori) con spesso l’aiuto di una autorità governativa che non interferisca con l’autonomia locale.
Non sempre queste soluzioni riescono a funzionare data la complessità delle situazioni e delle interazioni, l’autrice però dalla casistica esaminata individua alcune condizioni di fattibilità e i fattori critici di successo. Esempi di tali condizioni sono: che le risorse abbiano confini ben definiti, sistemi di sorveglianza delle regole e sistemi di risoluzione dei conflitti non troppo costosi e complicati.
Il libro è senza dubbio interessante, ma la sua lettura non è certo agevole in quanto si tratta di definire nel dettaglio le situazioni analizzate e la storia delle evoluzioni delle regole e delle situazioni, quindi è una lettura che va fatta un po' alla volta, anche io ho impiegato parecchio tempo per finirlo ma vale la pena leggerlo.
La novità è importanza degli studi della Ostrom risiede nel fatto che cerca di superare la tradizionale dicotomia nella gestione di tali risorse tra Stato e Mercato. Infatti, la teoria economica propende in buona parte per una gestione centralizzata da parte di un ente governativo o, per la tradizione più liberista, la privatizzazione con assegnazione di diritti esclusivi.
Nel libro l’autrice analizza molti esempi reali di beni collettivi dove si è tentata una terza via: combinazioni di strumenti pubblici e privati, cioè una gestione auto-organizzata da parte degli attori locali coinvolti (appropriatori/utilizzatori) con spesso l’aiuto di una autorità governativa che non interferisca con l’autonomia locale.
Non sempre queste soluzioni riescono a funzionare data la complessità delle situazioni e delle interazioni, l’autrice però dalla casistica esaminata individua alcune condizioni di fattibilità e i fattori critici di successo. Esempi di tali condizioni sono: che le risorse abbiano confini ben definiti, sistemi di sorveglianza delle regole e sistemi di risoluzione dei conflitti non troppo costosi e complicati.
Il libro è senza dubbio interessante, ma la sua lettura non è certo agevole in quanto si tratta di definire nel dettaglio le situazioni analizzate e la storia delle evoluzioni delle regole e delle situazioni, quindi è una lettura che va fatta un po' alla volta, anche io ho impiegato parecchio tempo per finirlo ma vale la pena leggerlo.
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