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demo-critica-mente
Le idee degli economisti e dei filosofi politici, tanto quelle giuste quanto quelle sbagliate, sono più potenti di quanto comunemente si creda. In realtà il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che si ritengono completamente liberi da ogni influenza intellettuale, sono generalmente schiavi di qualche economista defunto. John Maynard Keynes
lunedì 29 dicembre 2025
giovedì 11 dicembre 2025
Niall Kishtainy-A Little History of Economics
Ho letto questo libro per curiosità ma soprattutto per vedere le differenze con il mio libro. Il libro è scritto molto bene, suddiviso in piccoli capitoli in cui Kishtainy, che insegna storia economica alla London School of Economics, descrive un autore e le sue idee economiche, le idee sono spiegate in maniera semplice con esempi pratici presi dalla vita quotidiana. Il libro ripercorre la storia delle teorie economiche partendo dai Fisiocratici e Mercantilisti, prosegue poi con gli economisti classici arrivando ai giorni nostri con le teorie economiche più recenti, questo rappresenta un ulteriore aspetto positivo del libro in quanto arriva alle teorie più nuove che in genere sono poco trattate dai libri divulgativi di storia economica. Di fatto rispetto al mio libro le teorie riportate sono quasi sovrapponibili anche se io ho tralasciato alcuni autori che Kisthainy riporta, l'unico che manca completamente nel suo è Roegen l'economista rumeno eterodosso.
La differenza maggiore con il mio libro è che sugli economisti piu importanti, ad esempio Smith o Keynes, e in generale ho cercato di illustrare le teorie in maniera più approfondita e in qualche caso anche più analitica. Nel complesso un libro che, per chi non sa niente di economia, merita di essere letto, il mio libro in compenso può servire ad accrescere la conoscenza della economia e ed essere base anche per studi piu approfonditi, visto che ho indicato anche una bibliografia ragionata di riferimento.
lunedì 1 dicembre 2025
P.Aghion- C.Antonin-S.Bunuel- The Power of Ceative Distruction- Economic Upheaval and the Wealth of Nations
Il libro che recensisco oggi è di Philppe Aghion (con coautori Celine Antonin e Simon Bunel). Aghion ha vinto il Premio Nobel per l'Economia nel 2025 insieme a Peter Howitt per aver modellizzato la cosiddetta "distruzione creatrice" ovvero il ruolo della innovazione tecnologica nella crescita economica, mentre Morkyr ne ha ricostruito le detrminanati su base storica, e a cui dedicheremo una altro post.
La definizione di distruzione creatrice viene dalle intuizioni del grande economista e storico della economia Schumpeter che aveva delienato la importanza e il ruolo della innovazione tecnologica nella crescita economica. Il libro di oggi approfondisce le idee di Schumpeter cercando di dare una risposta a molti interrogativi sulla crescita economica basandosi su una serie di ricerche recenti sul tema. Già Robert Solow aveva indicato nel progresso tecnologico il motivo della crescita economica senza indicarne le determinanati. Gli autori mostrano in particolare come ci siano chiare correlazioni tra crescita economica e innovazione, ad esempio tra crescita e brevetti ed inoltre mostrano la correlazione tra competizione e innovazione. Per creare il miracolo del decollo (takeoff) cioè come le nazioni innescano la crescita occorrono molti fattori: l'accumularsi di innovazioni, avere delle buone istituzioni (vedi Acemoglu) ma anche la competizione. Ma le innovazioni principali hanno bisogno anche di innovazioni secondarie e questo richiede tempo e quindi un ritardo. La competizione, inoltre, stimola la innovazione ma principalmente per le industrie vicine alla frontiera tecnologica. La innovazione crea anche delle diseguaglianze ma è anche fonte di mobilità sociale, ovviamente la tassazione può correggere certe distorsioni ma può essere anche da freno alle innovazioni. D'altra parte la creazione di una grande concentrazione di attività con la formazione di industrie superstar crea ostacoli alla innovazione prevenendo o bloccando la diffusione delle conoscenze. Affrontano poi il tema della convergenza verso la prosperità delle nazioni in via di sviluppo, quello che fa la differenza sono le politiche e le istituzioni che favoriscono l'aggancio tecnologico e la imitazione. Per quanto riguarda la produzione manifatturiera essa si è dimostrata fondamentale per la crescita economica grazie all'aumento della produttività e perchè stimola la crescita in altri settori correlati, quindi sembrebbe un fattore indispensabile per la crescita anche se la India sta dimostrando una crescita basata soprattutto sui servizi. Per quanto riguarda il ruolo tra innovazione tecnologica e sostenibilità ecologica, il ruolo dello Stato è indispensabile nel ridirezionare il cambiamento tecnologico verso innovazioni green, perchè la innovazione non è spontaneamente ambientalmente favorevole. Per quanto riguarda le capacità innovative seppur vero che sono parzialmente abilità intrinseche gli studi dimostrano la influenza dei genitori sia in termini di reddito e sia per scolarità. Inoltre, mentre la ricerca di base ha necessità di una certa libertà che forniscono le Univeristà pubbliche, la ricerca applicata trova un clima più favorvole nelle industrie. La innovazione tecnologica ha un impatto ambivalente sulla occupazione, crea senza dubbio perdita di posti di lavoro sopratutto nel breve ma ne crea altri nel lungo periodo. Inoltre la innovazione ha avuto effetti positivi sulla salute con l'aumento della aspettativa di vita ma crea anche instabilità e difficoltà economiche che creano aumenti di mortalità. Per queste sue caratteristiche si rende necessario accompagnare la distruzione creatrice con delle reti di sicurezza sociali come la flexsecurity della Danimarca. Per quanto riguarda il finanziamento della innovazione si crea il problema del rischio dei ritorni sull'investimento che può inibire la ricerca di innovazioni, in questo gioca un ruolo importante il meccanismo del Venture Capital come pure dei corretti incentivi alla ricerca e sviluppo da parte dello Stato (ma anche il ruolo stesso dello Stato aggiungo io vedi Mazzuccato). Indubbiamente anche la globalizzazione ha un suo ruolo nella innovazione, in particolare soffrono dell concorrenza estera sopratutto le industrie lontane dalla frontiera teconologica, ma le politiche difensive tramite dazi riducono innovazione e crescita della produttività mentre sono più utili incentivi alla ricerca e sviluppo e alla innovazione, come pure politiche industriali e investimenti pubblici nella conoscenza. Inoltre anche la immigrazione si è dimostrata favorevole alla crescita, in particolare in USA, grazie a culture diverse e diversi background nonchè la maggiore detrminazione al successo che hanno spesso gli immigrati. Una politica troppo incentrata sul lassaiz faire tende a sotto investire in conoscenza e innovazione non tenendo conto delle esternalità positive. Per molto tempo è stata la rivalità miltitare a incentivare gli investimenti pubblici, ma adesso è la politica industriale che può stimolare la crescita guidata dalla innovazione, con la necessità di coordinare risorse e attori diversi. Di fatto gli autori ripropongono quello che abbiamo trovato in altri autori e cioè che la innovazione si basa si sulle imprese e il mercato ma necessita dello Stato sia come investitore ma anche come assicuratore contro le recessioni e per rendere meno socialmente pericolosa la distruzione creatrice. Infine gli autori espicitano il concetto del triangolo d'oro ovvero il bilanciamento tra Stato, Mercato e società civile che ricorda molto questo mio post.
In conclusione un libro molto interessante, con tantissimi riferimenti a studi e lavori per confermare le loro tesi, quindi un libro che vale assolutamente la pena leggere. Come si vede dalla sintesi però gli autori più volte avvertono che la innovazione tecnologica ha bisogno dello Stato sia per il suo sviluppo che per mitigarne gli effetti negativi. Ma la accelerazione e la forza del cambiamento della evoluzione tecnologica che abbiamo visto recentemente, e che sicuramente continuerà inesorabilmente con la Intelligenza Artificiale, sta diventano talmente pervasiva e potente che vedo sempre più difficile evitarne i rischi e che lo Stato e le politiche atte a frenarne le conseguenze negative possano essere efficaci e tempestive.
sabato 22 novembre 2025
Un consiglio (non richiesto) ai partiti progressisti
I partiti progressisti non se la passano bene nei paesi occidentali sono in arretramento dappertutto e se vincono, GB, è solo perchè i conservatori hanno fatto una marea di sbagli madornali. Assolutamente sbagliato prendersela con il destino cinico e baro, la realtà è che hanno perso consensi in quello che doveva essere il proprio elettorato perchè hanno sbagliato politiche e scelte anche di candidati. Ad esempio negli USA la scelta di confermare Biden è stata assolutamente senza senso, ma anche una candidata giovane come la Schlein non sembra poter cambiare l'esito delle prossime elezioni. Ma andiamo con ordine. Il dato di fatto è che la globalizzazione, l'innovazione tecnologica, ma da noi anche la UE, non hanno giocato a favore di molti, mentre la sinistra non ha fatto niente per contrastarne gli effetti: perdita di posti di lavoro, perdita di potere contrattuale dei lavoratori, perdita di salario reale, senso di incertezza verso un futuro piuttosto oscuro e gramo. Classi medie che stanno sparendo e vanno in difficoltà, una classe operaia che poteva pensare di far parte della classe media che si vede proiettata verso la povertà, giovani, in Italia, senza speranze che emigrano, sono tutti elementi che sono evidenti e che meritavano ben altro approccio. Purtroppo elementi che non sono stati considerati e che hanno fatto il gioco della destra abile nello sfruttare il malcontento e nel trovare facili capri espiatori: gli immigrati che con il declino della situazione c'entrano solo marginalmente. Quindi, in primo luogo bisogna considerare un cambiamento di rotta, lo stesso Renzi che sembrava avere buoni consensi ha fatto politche, Job Acts, dettate più da idee vecchie e mal applicate. Canbiamento di rotta che non significa tornare al vetero comunismo o a idee estreme che lasciano il tempo che trovano e anzi sono facili da attaccare da parte della destra. Un esempio la patrimoniale, che sarebbe giusta da un punto di vista morale ed anche economico, molti economisti la sottoscrivono ma a livelli di ricchezza molto elevati e non quella sciocchezza di Landini dei 2 milioni di ricchezza, comunque difficilmente applicabile, non porterebbe grandi introiti e, soprattutto, è invisa alla maggioranza che ha paura di ulteriori prelievi anche se non sarebbe vero per la stragrande maggioranza. In ogni caso con capitali molto mobili una scelta da parte di un solo paese rischia soltanto la fuga di capitali. Non dico che bisogna essere moderati ma neanche fare regali alla destra, del tipo anche i ricchi piangano. Bisogna partire da alcune cose, come ho gia detto. Problema demografico, spopolamento continuo, poche nascite e giovani che se ne vanno. Salari troppo bassi e non abbiamo neanche il salario minimo. Si favoriscono le rendite di posizione, abbiamo regalato a privati monopoli naturali e stiamo facendo arrichire oltre modo banche e società energetiche. Una tassazione troppo alta per alcuni e larghe fasce di evasione ed elusione per altri, un sistema fiscale barocco e iniquo e ormai troppo gravoso. Una spesa pubblica fuori controllo, dove spendiamo un sacco di soldi in cose poco utili e lasciamo in povertà e senza sanità un sacco di persone. Un sistema industriale che perde pezzi ogni giorno, ultima la Italsider, un sistema formativo che fa acqua, pochissimi laureati e poi il mismatch tra competenze richieste e competenze offerte, un sistema imprenditoriale che non guarda al futuro ma solo a guadagnare nel breve termine. Una burocrazia elefantiaca che appesantice il paese e che ha mostrato di essere incapace di sfruttare il PNRR, una giustizia lenta e inefficace. Mi fermo qui ce ne sono altre e sono cose note. Tutte cose complesse da affrontare in un contesto economico e geo politico che non aiuta, vedi anche UE, che richiedono tempo e sopratutto grande preparazione per affrontarle, mentre il livello dei nostri politici scade ad ogni legislatura. Per affrontare queste sfide abbiamo bisogno di persone serie e preparate e in Italia, e anche altrove, ci sono, allora mi dico perchè i partiti progressiti non fanno quelli che andrebbe fatto? Cioè avvicinare alla politica persone giovani e preparate, e comunque creare scuole di formazione che si basino sulle conoscenze acquisite, sopratutto economiche, di cui ho parlato in molti post, per creare un bacino di persone che possano, magari iniziando da ruoli di amministrazione locale, costruire una base per poter presentare candidati validi. Tutte le volte che si presentano candidati credibili, seri e preparati è difficile che l'elettorato mediano non li premi. Ci vuole lungimiranza, un tempo i partiti erano più selettivi e infatti mediamente le persone che emergevano avevano un certo spessore, vogliamo paragonare Moro a Di Maio? Insomma serve un cambio di passo, ammettere di aver fatto molti errori, riavvicinarsi alla gente, meno social e più territorio, e fare una strategia di rinnovamento profonda della dirigenza di partito, per un paese dove quelli che hanno dato si facciano da parte e lascino un poco di spazio a giovani preparati, e non solo a chi spera di accorciare i tempi e la fatica andandosi a prendere un buon stipendio in parlamento.
lunedì 3 novembre 2025
Adam Tooze- Shutdown- How Covid Shook the World's Economy
Di Adam Tooze, storico dell'economia, abbiamo già pubblicato la recensione del suo libro, Crashed, relativo alla crisi del 2008. In questo libro si dedica invece alla crisi economica, sanitaria e sociale a seguito della pandemia del Covid 19. Tale crisi si è rivelata ancor più grave di quella del 2008, circa il 95% delle economie mondiali subì una contrazione o un forte rallentamento, per non parlare degli innumerevoli vittime che ha generato. Tutte le catene del valore del sistema economico vennero infatti colpite duramente.
Il libro ripercorre quindi la storia degli avvenimenti e le reazioni da parte dei governi. La Cina è stata il fattore scatenante da cui è partito tutto, la sua reazione è stata, grazie al suo sistema autoritario, ferma e risoluta non senza errori e conseguenze. Il mondo, in particolare l'occidente, è stato colto molto impreparato da un evento, la pandemia, che comunque poteva essere previsto e che avrebbe necessitato un piano preventivo. Le reazioni sono state quindi diverse a seconda dei governi nazionali, con azioni a volte discordanti. Basti pensare solo all'Italia, colpita molto duramente e tra le prime, con all'inizio una sottovalutazione e poi con dei lockdown molto duri ed estesi; con la mancanza anche di dispositivi banali come le mascherine, e con un sistema sanitario frammentato, dove anche le regioni con una sanità migliore, Lombardia, hanno dimostrato la fragilità delle strutture pubbliche, avendo avvantaggiato nel corso degli anni le struttre private, ovviamente in sistuazione anche peggiori erano le strutture sanitarie del sud. Comunque non è andata meglio in molti paesi, vedi gli USA, con Trump che ha sottovalutato il problema in molte situazioni e con una sanità privatizzata. Oltre al problema sanitario vi è stato il problema economico, cioè sostenere una economia che era bloccata, migliaia di persone a rischio indigenza a causa della mancanza di lavoro ad esempio nei trasporti, turismo, ristorazione, ecc. Memori degli errori compiuti nel 2008 le reazioni questa volta sono state più rapide. Davanti al collasso imminente, le banche centrali e i governi hanno adottato misure senza precedenti: tassi quasi a zero, acquisti massicci di asset, salvataggi e garanzie, stimoli giganteschi di trilioni di dollari che hanno appesantito il debito delle nazioni, anche in questo caso le cifre messe in campo dagli USA (da Biden piuttosto che Trump) furono ben maggiori di quelle europee che comunque alla fine varò il Next Gen recovery plan di cui l'Italia è stata una delle maggiori beneficiarie.
Tooze evidenzia come la globalizzazione, le catene del valore internazionali, da punto di forza si sono rivelate un punto di estrema debolezza invece. Inoltre, sono emerse maggiormente le differenze e le diseguaglianze tra di chi ha potuto continuare a lavorare anche da remoto con chi, sopratutto nelle fasce più deboli, ha dovuto subire pesanti perdite economiche solo parzialmente compensate dagli aiuti. Ancor piu della crisi del 2008 questa crisi pandemica ha dimostrato la importanza dello Stato e del suo intervento, della sanità pubblica, degli interventi massicci per salvare la economia e farla riprendere, un ulteriore colpo al mainstream del liberismo e ha mostrato la vulnerabilità delle catene globali. Questa crisi ha dimostrato la interdipendenza globale che merterebbe un coordinamento migliore su tanti aspetti che non c'è. La crisi ha anche ribadito la importanza della Cina come player mondiale, nel bene e nel male. Purtroppo tale crisi difficilmente sarà isolata, siamo in un mondo complesso interconnesso dove un battito d'ali a Pechino causa un uragano a New York. Abbiamo forse capito che il mercato non è la soluzione, abbiamo capito la importanza delle politiche nazionali e statali ma, a parte una reazione più rapida e incisiva rispetto al 2008, non siamo ancora abbastanza forti e resilienti come dovremmo essere. Un libro interessante che mi ha fatto rivivere i momenti angoscianti della pandemia e che vale la pena ricordare come monito.
David Graeber- David Wengrow - L'Alba di tutto- Una nuova storia della umanità
venerdì 31 ottobre 2025
Un paese che si trastulla mentre il Titanic affonda
Approfitto delle ultime polemiche politiche qui da noi nel bel paese per affrontare un tema che ho già affrontato: come la politica nostrana perde tempo parlando del nulla. Ad esempio ieri con grande battage è stata varata la cosiddetta riforma della giustizia, in realtà si tratta di una riforma della magistratura perchè sulla giustizia reale, quella che interessa il cittadino sia per le lungaggini per avere una sentenza per non parlare di clamorosi errori, questa riforma non incide per niente. La riforma Cartabia aveva già di fatto separato le carriere dei magistrati, i magistrati che cambiano funzione nel corso della loro carriera sono pochissimi, quindi questa riforma, neanche scritta bene, risponde più a un tentativo di rivalsa di certa politica sulla magistratura. Non nego che la magistratura abbia molte colpe, come pure molti magistrati sono caduti nella lotta al terrorismo e alla mafia a volte non proprio protetti dalla politica.
Il tema è che in Italia perdiamo tempo in inutili disquisizioni filosofiche quando i problemi sono altri, la colpa sia del Governo impegnato a celebrare successi quando le cose non vanno così bene, e sia di una opposizione che, invece di rintuzzare il governo su problemi pratici, fa una opposizione del tutto insensata e poco incisiva. Come ho gia detto in un altro post soffriamo della sindrome di Don Ferrante, personaggio manzoniano, che discquisice filosoficamente della peste arrivando a negarne la realtà per poi morirne. I problemi che abbiamo sono giganteschi e non vedo nessun che ha una idea di cosa fare di questo paese nel futuro. In primis abbiamo un problema demografico, la popolazione è in calo, sempre minori nascite e quindi invecchiamento della popolazione, su questo nessuna proposta concreta da anni per ridurre il problema, vedi la Francia che ha varato politiche di natalità che sono riuscite a contenre il problema. Poi abbiamo il problema dell'esodo dei giovani, migliaia di giovani, tra l'altro molti laureati, abbandonano il nostro paese perchè da noi le offerte di lavoro scarseggiano e sono scarsamente remunerate, acuendo così il problema demografico, anche qui l'interesse della politica è praticamente nullo. A questo punto saremo costretti a contare sulla immigrazione, ma anche qui ci si limita a parlare di presunti blocchi navali inesistenti o centri esteri del tutto inutili, quando dovremmo porci il problema di far entrare le persone che ci servono con gli skill adeguati e permettergli di integrarsi, tutte cose complesse che se però non si impostano non risolveremo mai il problema. Abbiamo salari fermi dal 25 anni, anche con l'ultima inflazione pochi sono riusciti a mantenere il potere di acquisto, la classe media sta scomparendo, il numero dei poveri cresce, la produzione industriale è in calo da piu di un anno, la crescita è asfittica, l'ultimo dato è di stallo, abbiamo perso o stiamo perdendo molte realtà industriali che hanno fatto la storia del paese (ad es FIAT) e intere filiere industriali distrutte, vedi il tessile; sulla ricerca tecnologica e scientifica siamo fanalini di coda negli investimenti pubblici. Insomma di lavoro su questo tema ci sarebbe molto da fare, a partire da un salario minimo, ma abbiamo un Ministro delle Imprese imbarazzante. Sulla sanità veniamo da decenni di riduzione della spesa, situazione aggravata da quella stupida riforma che ha portato le competenze alle Regioni, un vero disastro sotto gli occhi di tutti e lo si è visto durante la pandemia. Abbiamo una macchina burocratica ancora farraginosa, dovremmo fare un grande ricambio generazionale nella PA con la immissione di laureati anche in materie non giurudiche per apportare innovazione e miglior efficienza gestionale. Infine parliamo del fisco, di fatto la IRPEF la paga solo il 43% dei contribuenti, in gran parte dipendenti e pensionati, questo sistema non può funzionare, dobbiamo tassare meno il lavoro e più le rendite; abbiamo costruito un mostro fiscale che non garantisce equità fiscale, dobbiamo si ridurre le tasse, soprattutto alla classe media, ma dobbiamo fare più controlli ed arginare evasione ed elusione anche delle grandi multinazionali estere.
I problemi seri sul tappeto sono tanti ma le preoccupazioni di chi sta al governo o alla opposizione sembrano altre, abbiamo una preparazione media della classe politica piuttosto preoccupante, e chi sembra richiamare l'attenzione su problemi concreti, vedi Calenda, ha dimostrato di cambiare idea e strategie politiche ogni 5 minuti sulla base del suo ego, tant'è che il suo non è un partito ma una setta di adepti. Sono molto preoccupato per questo paese, non per me che sono stato anche fortunato a vivere e lavorare in un altro periodo, ma per i nostri giovani a cui non diamo futuro e non diamo spazio, quando invece la storia dimostra che le grandi conquiste in termini di conoscenza si devono ai giovani che hanno, per ovvi motivi, maggiore capacità di innovare, e invece li stiamo perdendo. Siamo un paese che rischia di contare sempre meno e di diventare solo una grande attrazione turistica e storica; purtroppo anche la Europa è in grande crisi e incapace di riformarsi per affrontare le sfide del futuro. Per fortuna c'è una buona notizia, la vittoria dei liberali nei Paesi Bassi contro l'avanzata della ultra destra, potrebbe essere un segnale positivo in un periodo molto buio.
mercoledì 22 ottobre 2025
Alessandro Volpi- I padroni del mondo - Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia
Alessandro Volpi è un professore nella facoltà di Scienze Politiche alla Università di Pisa ma che ha anche svolto attività politica in particolare è stato sindaco della città di Massa; ha scritto molti libri con argomento politico ed economico di cui questo è l'ultimo.
Il tema del libro, come da titolo sono i fondi finanziari, tali fondi sono pentrati anche nelle società pubbliche, gestrici di infrastruttutre vitali per la sovranità di un paese. I fondi piu grandi del pianeta sono tre: Black Rock, Vanguard e State Streeet, ma le loro proprietà sono intrecciate tra loro con un intrico proprietario abbastanza oscuro. La cosa preoccupante è che questi soggetti, che sono proprietari o concessionari di servizi pubblici, poco contribuiscono al fisco italiano con utili tassati in paesi a fiscalità agevolata. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla privatizzazione di una serie di servizi fondamentali di cui i fondi sono di fatto protagonisti. In particolare sono presenti nella società di gestione delle reti, vedi ad esempio KKR (dove figurano Vanguard e Black Rock) che possiede la maggioranza della rete fissa ex Telecom Italia. Inoltre i fondi possiedono una quota rilevante di Atlantia, cioè le autostrade italiane. Altri esempi di partecipazioni importanti dei fondi sono: Terna, Saipem, Eni, Leonardo ed Enav. Un altro campo dove sono molto presenti è quello delle cosiddette multyutility che erogano servizi pubblici in regime spesso di monopolio naturale e partanto dovrebbero essere gestite nell'interesse generale ma i cui margini e divedendi (circa 20 miliardi) vanno proprio a beneficio dei fondi. Gli esempi non mancano: A2A, Enel, Hera, Acea.
In pratica a livello mondiale due soli fondi gestiscono un valore pari a un quinto del Pil e possiedono circa il 30% dell prime 500 società mondiali. Di fatto i fondi hanno un enorme potere economico e sostituiscono in gran parte la finanza della economia della produzione trasformando i profitti in rendimenti finanziari. Un altro ambito è quello del debito pubblico, con tassi elevati, affidato in buona parte alla finanza privata, così che le sorti degli Stato dipendono molto anche dalle scelte dei principali fondi. Ma il monopolio finanziario si rafforza anche in altri campi, i padroni del mondo costituiscono un formidabile cartello capace di fare prezzi su cui speculare, un esempio i beni agricoli dove la dinamica della formazione dei prezzi è appannaggio dei colossi finanziari. Da aggiungere un ulteriore tassello: quello che riguarda le agenzie di rating, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finananza pubblica sono nella realtà nelle mani di coloro che partecipano direttamente al mercato finanziario. Altri esempi, forse meno noti, sono le società che gestiscono i giochi (ad es Lottomatica e Snai) ma anche le società sportive di calcio, il 35% delle squadre che militano nei 5 principali campionati europei sono proprietà dei fondi finanziari. Ma gli esempi non finiscono possiamo ancora citare le Big Pharma o anche Tesla. Nell'ultimio ventennio stiamo assistendo a una trasformazione profonda del capitalismo ormai dominato dai grandi fondi, con le banche e le assicurazioni italiane che ne vedono la partecipazione in maniera massiccia ma questo accade anche nel settore bancario degli Stati Uniti, con l'affermazione di un monopolio nelle mani di pochissimi player. La finanza sta quindi occupando ogni spazio possibile. Il capitalismo sta diventando un monopolio finanziario, da non confondere con il concetto di mercato inteso come elemento costitutivo dei processi economici e sociali. Lo strapotere economico dei fondi fa capire che la democrazia economica è una mera espressione formale.
Il libro di Alessandro Volpi è quindi un saggio capace di offrire una visione critica e ben documentata del ruolo sempre più centrale dei fondi finanziari nel nostro sistema economico‑politico. Consiglio questo libro a chiunque sia interessato a comprendere le dinamiche della finanza globale, la convergenza tra capitalismo finanziario e potere politico, e le sfide che ne derivano per la dimensione democratica. Le mie considerazioni sono che il capitalismo come tutte le realtà economiche e sociali evolve, questo libro mostra chiaramente questa evoluzione, è del tutto negativa? Non saprei rispondere, di fatto la cosa piuttosto controversa è che gli investitori in fondi, e solo chi può permetterselo, di fatto guadagna anche da servizi pubblici che magari paga di più e a vantaggio sostanzialmente dei veri "padroni". Questo libro è quindi utile perchè disvela questa contraddizioni, ma la politica, qui come in altri casi, è divenutata impotente, se non proprio compiacente, di fronti a certi poteri. Difficile che si possa realizzare qualche forma di controllo di questi poteri a livello nazionale, ma come detto la nostra UE dovrebbe risolvere molti problemi stutturali evidenti per occuparsi anche di questo.
giovedì 9 ottobre 2025
Macron e la Francia, e non solo.
Non ho mai creduto che Macron fosse la soluzione giusta per la Francia, come ho scritto fin dalla sua elezione. La Francia è una grande paese, molto popoloso, con un costo dell'energia elettrica basso grazie al nucleare, una buona burocrazia statale e un sistema semi-presidenziale che dovrebbe assicurargli maggior stabilità politica, che negli ultimi tempi ha perduto. L'errore storico della Francia di Mitterand è stato quello di credere che con l'euro avrebbero contenuto la Germania riunita e tutto sarebbe andato per il meglio. In realtà l'euro si è dimostrato un arma vincente per la Germania, una moneta piu svalutata del marco gli ha permesso, grazie anche alle politiche di contenimento dei salari, di diventare la esporatrice di Europa e aumentato ancor di più il suo potere. I francesi si sono illusi e sbagliati nel considerare la Germania come partner principale della UE, vi ricordate i risolini di Sarkozy con la Merkel verso Berlusconi? In realtà la Francia aveva poco da ridere, ha una forte agricoltura, un base industriale molto basata sulla grandeur dello Stato ma anche molte debolezze, acuite dall'euro. I presidenti francesi non hanno voluto capire che fare da sponda alle idee della Germania sull'euro e la gestione economica dell'UE non portava nessuno vantaggio alla Francia, era un illusione di grandezza che non aveva riscontro nella realtà.
Come ho scritto più volte la Francia avrebbe dovuto guardare al sud, Spagna e Italia, molto più simili che non alla Germania per fare politiche diverse in Europa. Ovviamente il peggioramento della situazione economica francese ha portato i cittadini sfiduciati a votare gli estremi politici. Macron con il suo rassemblement è riuscito ad essere eletto due volte grazie al voto dei moderati ma non è bastato. Macron ha improntato la sua politica sulle basi di idee liberali, in parte non nego che abbiano la loro valenza, ma in un mondo globalizzato dove molti perdono il lavoro o comunque si sentono sempre meno sicuri, con un euro che ha avvantaggiato le esportazioni tedesche, ci vuole ben altro per convincere gli elettori, bisogna avere attenzione anche alle fasce sociali sempre più indebolite e sopratutto a una classe media che si sfalda e tende a radicalizzarsi.
Queste sono le critiche che faccio ai liberali italiani, in particolare a Marattin, le sue ricette in parte sono anche giuste ma se non tieni conto delle sofferenze e delle difficoltà di chi economicamente perde terreno rimangono delle ricette aride e poco appetibili per cui non ti discosti molto da qualche punto percentuale di consensi. Calenda inizialmente aveva un programma che univa elementi liberali a quelli sociali, ma poi si è perso nei suoi capovolgimenti ed adesso sembra, putroppo, virare verso destra. Ma torniamo alla Francia la situazione è molto difficile, Macron continua ad affidare i governi a personaggi decotti che non presentano nessun elemento di novità nella politica, per salvarsi dovrebbe guardare alla sinistra moderata ma significherebbe ripudiare tutta la storia precedente, a destra la Le Pen non aspetta altro che andare al potere. Probabilmente la Francia avrà un nuovo Presidente del Consiglio che vivacchierà per portare avanti gli affari correnti, ma le elezioni prima o poi arriveranno e il rischio sarà una ulteriore radicalizzazione dell'elettorato, a meno che la destra estrema non si "melonizzi" e assuma un atteggiamento più moderato ma che significa, come è successo da noi, rinnegare molte delle cose su cui basano la loro politica elettorale.
Staremo a vedere la situazione in Europa per i partiti progressisti moderati, per loro colpa, si è messa male, le persone sono stufe di non veder cambiare niente, ci vorrebbero personaggi nuovi capaci di parlare con sincerità alla gente, dicendo che non siamo più nella Golden Age del dopoguerra, ma proporre anche delle politiche imperniate su un keynesismo attualizzato e non storpiato. Dove le imprese guadagnano ma hanno un patto di solidarietà con lo Stato e i cittadini, e non come adesso, vedi le banche, che ora guadagnano e si tengono i profitti e quando sono in crisi si fanno pagare dai cittadini. Dove si guarda al progresso tecnologico ma con attenzione ai suoi risvolti sociali, si da spazio al mercato ma con i limiti che consentano vantaggi per tutti e non solo per pochi; con politiche che propongano la sostenibilità ambientale senza scadere nelle fughe in avanti; con politiche che sostengano il welfare e la sanità ma tenendo conto della evoluzione della società (vedi pensioni). Insomma qualcuno in grado di portare avanti quel patto sociale su cui si basano le società democratiche prospere ma equilibrate, patto sociale che si è perso, dove ormai nella società prevale una lotta tra bande e si è perso di vista il bene comune.
domenica 20 luglio 2025
Ma come abbiamo fatto a ridurci cosi?
Riflettendo su come stanno andando le cose in giro per il mondo rimango sconcertato da come sia possibile che, nel XXI secolo con alle spalle secoli di progresso scientifico, tecnologico e in generale di conoscenza in tutti i campi, si dia credito a persone così poco preparate, che spesso mentono e prendono decisioni importanti sulla base di scelte istintive e poco ragionate. Non c'è dubbio che abbiamo fatto passi da gigante nella scienza, anche se molte cose non le capiamo. La scienza avanza per tentativi ed errori e le conoscenze non sono mai definitive ma certo molte cose le sappiamo con ragionevole certezza.
In economia, branca che ho molto studiato recentemente, molti passi sono stati fatti anche se qui le certezze sono minori e le cosiddette leggi economiche sono solo parzialmente e contestualmente valide (Rodrik). In questo campo comunque ci sono cose su cui c'è una certa convergenza anche se le visioni rimangono differenti. Sappiamo, ad esempio, che il progresso è dovuto alla ricerca scientifica e alla applicazione delle innovazioni tecnologiche e di processo (Solow, Perez) . Il grande aumento della crescita è della produttività si è avuto a partire dalla fine del 1700 in avanti per effetto delle rivoluzioni tecnologiche. Inoltre una cosa che mi sento di sostenere e' che la crescita economica si realizza, e che si trasforma in sviluppo concetto più ampio, quando vi è un miglioramento delle istituzioni che creano le condizioni per una crescita più equilibrata e in qualche modo inclusiva e direi più democratica (Acemoglu). Sistemi poco democratici e dittatoriali hanno mostrato nel lungo periodo di essere meno efficienti, vedi URSS ma anche i sistemi dittatoriali in genere.
Il sistema capitalistico ha mostrato le sue potenzialità nel favorire la crescita ma, se non controllato, finisce per creare diseguaglianze eccessive che non sono né giuste né efficienti, inoltre porta allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali come stiamo assistendo da tempo. Abbiamo bisogno di istituzioni finanziarie e monetarie che funzionino, anche qui le esperienze passate ci hanno mostrato che la finanza lasciata a sé stessa crea spesso disastri e che un prestatore di ultima istanza è necessario come pure l'intervento dello Stato per attenuare le crisi e favorirne la uscita (Kildenberger, Tooze).
Potrei aggiungere molto altro ma ciò basta a capire che abbiamo strumenti, ancorchè imperfetti, che ci possono aiutare a costruire società che funzionino meglio, siano più inclusive, distribuiscano meglio le risorse e non mettano in pericolo la sopravvivenza della umanità. Nonostante tutto ciò negli ultimi anni stiamo assistendo a una crescita dei populismi, con la salita al potere di persone di scarsissima preparazione che spesso combinano guai. Sono contrario alla tecnocrazia, ma chi va al potere, anche se non preparato, dovrebbe avere il dovere di sentire e confrontarsi con più esperti, per decidere in base al volere popolare ma tenendo conto di ciò che sappiamo in termini di coscienze scientifiche, mediche, economiche, ecc. Purtroppo la TV è ancor più i social networks sono veicolo di disinformazioni, fake news e falsità scientifiche che circolano convincendo purtroppo troppe persone.
Se ci guardiamo indietro la umanità ha fatto passi da gigante e il progresso, in senso ampio, si è realizzato nel corso dei secoli ma questo non è sempre vero, abbiamo avuto periodi in cui le conoscenze hanno fatto passi avanti poi sono finite nel dimenticatoio per essere poi riscoperte secoli e secoli dopo (vedi ad esempio Erstostame e la conoscenza della sfericità della terra e la sua circonferenza); così pure a periodi di società ricche, organizzate e fiorenti sono seguiti periodi bui di degrado, povertà e disordine. Quindi il progresso non fa un cammino lineare (De Long) e queste avvisaglie dovrebbero metterci in guardia; i cittadini tutti, e in particolare quelli che hanno più conoscenze, dovrebbero risvegliarsi dal torpore, non accettare uno status quo che spesso non è maggioritario, troppe persone infatti non votano. La democrazia, il progresso ma anche la nostra sopravvivenza su questo pianeta sono in pericolo, c'è bisogno di un risveglio di coscienze assopite, sono convinto che la maggioranza delle persone sarebbero favorevoli a cambiamenti nelle politiche dettati da scelte consapevoli e meditate e rivolte al bene comune.
Non possiamo e dobbiamo accettare che qualche folle, magari anche ricco, ci imponga la sua volontà contro gli interessi della maggioranza, abbiamo avuto già condottieri, re e imperatori che hanno creato disastri e morti solo per la brama di potere, abbiamo già dato e sarebbe anche l'ora che facessimo i nostri interessi senza essere fuorviati da narrazioni ma basandoci sulle conoscenze acquisite.