Il
libro che recensiamo oggi è di Dani Rodrik, di cui abbiamo già parlato in un altro post per il suo precedente
libro, The globalization paradox.
Il
tema del libro, come è scritto nel sottotitolo, è quello di provare a
discriminare cosa ci sia di giusto e di sbagliato nella teoria
economica, e quindi in ciò che affermano gli economisti. In particolare il
libro si concentra sui modelli che sono una delle caratteristiche, per l’autore,
più importanti e caratterizzanti la scienza economica. L’accusa è che alcuni
economisti abbiano male interpretato il loro ruolo assumendo il loro modello come “il modello” mentre, giustamente, Dani Rordik evidenzia che esistono vari modelli e che ognuno
va utilizzato in base al contesto di riferimento. Il problema non è, come
affermano alcuni critici della scienza economica, che i modelli siano troppo
semplici, anzi la semplicità è un requisito essenziale se si vuole fare scienza.
Non sono un problema neanche le assunzioni
irrealistiche in generale, piuttosto se sono irrealistiche le cosiddette
assunzioni critiche, quelle correlate direttamente ai risultati, ed in questo l’autore
è in contrasto con quanto affermava Friedman che ciò che conta sono solo i
risultati. Il compito della scienza economica e dell’economista è quindi, soprattutto, di selezionare il
giusto modello in base alle condizioni specifiche in cui deve essere applicato.
L’errore commesso da alcuni economisti recentemente è stato di essere troppo confidenti in alcuni modelli a scapito di
altri. Afferma infatti inoltre: «L’economia
è una scienza sociale il che significa che la ricerca delle teoria e dei risultati
universali è futile. Un modello è al massimo contestualmente valido». Se
la scienza economica ha perso credito è stato appunto per gli eccessi di alcuni
economisti in propagandare alcune scelte politiche quando la direzione della
vita sociale non può essere predetta, un
bravo economista può fare solo predizioni “condizionali”. La scienza economica
progredisce anche grazie ad una migliore
selezione dei modelli e migliorando la correlazione tra i modelli e il mondo
reale. La realtà sociale infatti ammette un grande varietà di possibilità e i
modelli economici ci avvertono della estrema diversità degli scenari possibili. L'autore conclude
che l’economia (se giustamente intesa) ci fornisce gli strumenti analitici per
indirizzare i grandi problemi pubblici del nostro tempo. Ciò che non può
fornire è una risposta definitiva e universale,
i risultati forniti dalla scienza economica devono essere comunque combinati
e tener conto dei giudizi di valore, le valutazioni e la evoluzione
delle tematiche di natura politica, etica e pratica.
In
definitiva un libro veramente molto bello, molto ben scritto e di grande
equilibrio, che riscatta, in qualche modo, la scienza economica dal discredito in
cui è stata condotta da alcuni economisti.
Un libro che dovrebbero leggere tutti gli studenti di economia per acquisire un
giudizio più critico, ma anche più sano, sulle materie che studiano.
Aggiornamento quando ho recensito questo libro non era disponibile in italiano adesso (marzo 2016) è disponibile con il titolo Ragioni e torti dell'economia edito da Bocconi editore, quindi è stato tradotto prima di quanto pensassi.
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