Quello che presento oggi è l'ultimo libro dell'economista nato a Istambul ma naturalizzato statunitense. Dello stesso autore abbiamo già recensito un altro libro qui. Il libro verte, come da titolo, sulle minacce che incombono sul nostro futuro, pertanto è un libro piuttosto cupo e che non da molte speranze o soluzioni ottimistiche. Alcune minacce sono relative all'enorme debito sia pubblico e sia privato che si è accumulato nel mondo e che rischia di alimentare altre crisi, fallimenti pubblici e privati e cicli di boom e declino. Un altra minaccia è la trappola demografica, da una parte nei paesi avanzati le nascite non compensano l'invecchiamento della popolazione che, quindi, diventerà sempre più anziana con aggravamento dei costi sanitari e rendendo i sistemi pensionistici insostenibili. In alcuni paesi più poveri, invece, abbiamo una sovrapopolazione che spingerà sempre di piu la emigrazione come già stiamo assistendo. La incapacità della politica di gestire questi fenomeni sta già comportando gravi problemi, con le popolazioni dei paesi ricchi sempre più insofferenti e la pressione immigratoria sempre meno sostenibile. Inoltre, dopo la pandemia e la relativa depressione, in questo momento è in risalita la inflazione che, unita alla riduzione della crescita, porta alla stagflazione stirsciante. Resta inoltre incombente la possibilità di crisi finanziarie visto che le cause di queste crisi non sono state risolte (vedi ultimi fallimenti bancari). Un altro pericolo incombente è quello della deglobalizzazione, dopo un periodo di globalizzazione che ha portato alcuni vantaggi ad alcuni paesi e alcune classi la situazione sembra invertirsi, per lo scontento di quelli, nei paesi più ricchi, che hanno visto svanire i loro posti di lavoro a causa della competizione internazionale; inoltre anche la guerra in Ucraina e quella commerciale con la Cina stanno convincendo molti politici che è il caso di riportare a casa alcune produzioni ma, per l'autore, la deglobalizzazione si può rivelare una grande minaccia per l'economia globale. Un altra minaccia per i lavoratori, e non solo, è lo sviluppo della intelligenza artificiale che può sconvolgere gli equilibri lavorativi in quanto molti lavori potrebbero sparire definitivamente a causa della automazione sempre più spinta. Senza parlare dei rischi e problemi generali sulla IA sollevati recentemente anche da Elion Musk. Abbiamo poi all'orizzonte il profilarsi di una nuova guerra fredda tra USA e Cina per la supremazia mondiale economica e strategica. Una guerra fredda che, oltre a portare crisi economiche, può anche trasformarsi nel rischio di una vera guerra. Infine, abbiamo la minaccia più terribile e sicura, cioè quella generata dal riscaldamento globale che rischia di rendere inabitabili alcune zone del paese acuendo i problemi economici e di emigrazione, una crisi ambientale che in questo momento, nonostante i grandi meeting e accordi non sta riducendo, in maniera veramente efficace, l'innalzamento della temperature e della concentrazione di anidride carbonica.
Uno scenario o serie di scenari abbastanza preoccupanti e catastrofici, non per niente Roubini si è guadagnato il titolo di Dottor Doom ovvero una specie di Cassandra. Nel finale prefigura uno scenario dispotico e poi uno moderatamente più favorevole, ma alla fine predomina il pessimismo. Nel complesso un libro interessante ma piuttosto dispersivo, molte citazioni e ricostruzioni storiche che alla fine rischiano di farti perdere il filo del discorso, per questo motivo non lo trovo un libro pienamente riuscito.
Alcune considerazioni personali, tutte le minacce sono reali e probabili. Certo se ne cito 10 alla fine è probabile che qualcuna di queste si avvererà. Penso che la sua preoccupazione sul debito pubblico sia esagerata alla fine l'ultima crisi è più dovuta al debito privato, i problemi sulla finanza invece sono sempre presenti.
Una riflessione mi viene sulla sfida USA-Cina, io credo che da una parte l'Europa dove trovare un assetto più efficace altrimenti sarà schiacciata. D'altra parte anche agli USA converrebbe avere una Europa più forte per poter bilanciare sia la forza demografica e sia economica della Cina, ma mi pare che al momento gli USA vogliamo far giocare all'Europa un ruolo subordinato piuttosto che paritario.
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