Oggi recensiamo un libro da poco in libreria: Quando i soldi finiscono- La fine dell’età
dell’abbondanza. Stephen D.King- Fazi editore.
Il libro, appena uscito, è scritto da Stephen D. King, laureato in
economia e in filosofia ad Oxford, che lavora, come responsabile di ricerca
economica, preso la banca HSBC.
Il titolo, molto accattivante, si
riferisce alla crisi economica dei paesi occidentali che sembrano aver perso la
strada per ritornare a crescere. L’autore analizza, quindi, le cause della
crisi recente, ma con molti richiami alla storia passata: la crisi del ‘29, le
difficoltà dell’Argentina soggetta a
crisi periodiche, la crisi ormai pluridecennale del Giappone, le difficoltà
dell’eurozona e, ovviamente, la crisi americana scatenata dalle follie
finanziarie della bolla immobiliare e dei subprime. Comunque i richiami storici non si fermano al passato
vicino o prossimo, ma arrivano sino al
medioevo.
Da questi confronti e richiami storici, l’autore cerca di trarre
qualche insegnamento. Le accuse si rivolgono al sistema bancario per i suoi eccessi, ma
anche i governi e alle loro politiche, che hanno assecondato la nascita della
crisi con il loro, non sempre azzeccato, interventismo che, ad esempio, ha permesso un
uso sconsiderato dei flussi di denaro in eccesso. Se la prende, comunque, non
solo con i debitori ma anche con i creditori, i paesi in surplus commerciale:
Cina e Germania che hanno con il loro avanzo della bilancia commerciale alimentato
questi flussi di denaro ma, anche, con i risparmiatori che alimentano,
inconsapevolmente, gli enormi flussi di
denaro con i fondi pensione che cercano rendimenti elevati.
In conclusione dall’analisi dell’autore
non si salva, giustamente, nessuno, compresi gli economisti, troppo presi dalle
loro teorie sofisticate che tendono a dimenticare gli insegnamenti della storia
e della realtà.
Il dramma, o incubo, come lo definisce, è che si è persa la
fiducia, che è un elemento fondamentale di un sistema economico moderno, nelle
banche e nei politici e tra creditori e debitori, con il rischio di pesanti
ripercussioni sociali e ritorno a pericolosi nazionalismi, come ci ha insegnato
la storia del ‘900. In sintesi possiamo
dire che King paragona i paesi
occidentali ai ricchi aristocratici inglesi dell’800 che, pur di mantener uno
stile di vita che non si potevano permettere, dilapidavano il patrimonio
accumulato.
Nell’ultimo capitolo delinea una
serie di proposte, ed è questa la parte debole del libro, che mi sembrano un
poco troppo teoriche e difficilmente applicabili. Trovo comunque giuste e
sostanzialmente condivisibili le sue analisi e, soprattutto, le sua esortazioni ai risparmiatori ad essere
più consapevoli dei rischi e conseguenze dei loro investimenti e, agli economisti, di tornare a studiare di
più la storia economica.
In conclusione, comunque, un
libro piacevole e interessante da leggere, scritto in maniera semplice e direi,
quasi avvincente, per chi è interessato
alla realtà economica.
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