“L'
oligarchia è invece un sistema dove il potere è fortemente centralizzato e i
corpi intermedi sono stati dissolti o indeboliti nelle loro autonomie. Al
vertice i poteri costituzionali, anziché distinti e bilanciati, si sono
fittamente intrecciati tra loro. Chi li gestisce fa parte dell' oligarchia;
ciascuno degli oligarchi ha una sua area esclusiva di potere, che gli altri
sono impegnati a garantirgli in perpetuo, a condizione naturalmente di godere
del diritto di reciprocità. Il sistema si rinnova per cooptazione dall'alto e
non per mutamenti dal basso. Ciò non significa, necessariamente, che il popolo
non possa votare, ma che i meccanismi elettorali sono costruiti in modo da
confermare invariabilmente l' oligarchia”.
Questo
passo, di Alexis de Tocqueville, mi sembra molto attuale e che rappresenti bene l’Italia degli ultimi
decenni, dove vari poteri costituzionali, economici e sociali si sono arroccati
ognuno sulle proprie posizioni. Mi riferisco sia ai partiti politici, ma anche
ai sindacati, alla magistratura e al mondo imprenditoriale ecc… Purtroppo il
ricambio non c’è stato o solo in minima parte o apparente, e questo ha generato
un immobilismo di fondo che ha cristallizzato sia le istituzioni sia le situazioni di forza e di potere, con varie
degenerazioni. Il successo, alle ultime politiche, di Grillo è quindi dovuto soprattutto a questo,
rappresenta l’ unica forza che è di profondo cambiamento e distaccata dalle varie élite dominanti. Questo lo ha
capito anche Renzi, cavalcando da un lato la volontà di cambiamento e, dall’altra, la delusione di alcuni verso una
certa inconcludenza del movimento cinque stelle in parte e, soprattutto, la
paura, da parte dell’elettorato moderato, verso soluzioni estremistiche e anche
velleitarie. Riuscirà Renzi in questa impresa? Da una parte il mandato che ha
ricevuto è forte, mai nessuno ha avuto in tempi recenti una successo elettorale
di queste dimensioni, dall’altra il compito è arduo e a questo proposito faccio
un'altra citazione, questa volta di Macchiavelli:
“Deve
essere ricordato che nulla è più difficile da pianificare, più dubbio a
succedere o più pericoloso da gestire che la creazione di un nuovo sistema. Per
colui che lo propone ciò produce l’inimicizia di coloro i quali hanno profitto
a preservare l’antico e soltanto tiepidi sostenitori in coloro che sarebbero
avvantaggiati dal nuovo".
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