Non ho mai creduto che Macron fosse la soluzione giusta per la Francia, come ho scritto fin dalla sua elezione. La Francia è una grande paese, molto popoloso, con un costo dell'energia elettrica basso grazie al nucleare, una buona burocrazia statale e un sistema semi-presidenziale che dovrebbe assicurargli maggior stabilità politica, che negli ultimi tempi ha perduto. L'errore storico della Francia di Mitterand è stato quello di credere che con l'euro avrebbero contenuto la Germania riunita e tutto sarebbe andato per il meglio. In realtà l'euro si è dimostrato un arma vincente per la Germania, una moneta piu svalutata del marco gli ha permesso, grazie anche alle politiche di contenimento dei salari, di diventare la esporatrice di Europa e aumentato ancor di più il suo potere. I francesi si sono illusi e sbagliati nel considerare la Germania come partner principale della UE, vi ricordate i risolini di Sarkozy con la Merkel verso Berlusconi? In realtà la Francia aveva poco da ridere, ha una forte agricoltura, un base industriale molto basata sulla grandeur dello Stato ma anche molte debolezze, acuite dall'euro. I presidenti francesi non hanno voluto capire che fare da sponda alle idee della Germania sull'euro e la gestione economica dell'UE non portava nessuno vantaggio alla Francia, era un illusione di grandezza che non aveva riscontro nella realtà.
Come ho scritto più volte la Francia avrebbe dovuto guardare al sud, Spagna e Italia, molto più simili che non alla Germania per fare politiche diverse un Europa. Ovviamente il peggioramento della situazione economica francese ha portato i cittadini sfiduciati a votare gli estremi politici. Macron con il suo rassemblement è riuscito ad essere eletto due volte grazie al voto dei moderati ma non è bastato. Macron ha improntato la sua politica sulle basi di idee liberali, in parte non nego che abbiano la loro valenza, ma in un mondo globalizzato dove molti perdono il lavoro o comunque si sentono sempre meno sicuri, con un euro che ha avvantaggiato le esportazioni tedesche, ci vuole ben altro per convincere gli elettori, bisogna avere attenzione anche alle fasce sociali sempre più indebolite e sopratutto a una classe media che si sfalda e tende a radicalizzarsi.
Queste sono le critiche che faccio ai liberali italiani, in particolare a Marattin, le sue ricette in parte sono anche giuste ma se non tieni conto delle sofferenze e delle difficoltà di chi economicamente perde terreno rimangono delle ricette aride e poco appetibili per cui non ti discosti molto da qualche punto percentuale di consensi. Calenda inizialmente aveva un programma che univa elementi liberali a quelli sociali, ma poi si è perso nei suoi capovolgimenti ed adesso sembra, putroppo, virare verso destra. Ma torniamo alla Francia la situazione è molto difficile, Macron continua ad affidare i governi a personaggi decotti che non presentano nessun elemento di novità nella politica, per salvarsi dovrebbe guardare alla sinistra moderata ma significherebbe ripudiare tutta la storia precedente, a destra la Le Pen non aspetta altro che andare al potere. Probabilmente la Francia avrà un nuovo Presidente del Consiglio che vivacchierà per portare avanti gli affari correnti, ma le elezioni prima o poi arriveranno e il rischio sarà una ulteriore radicalizzazione dell'elettorato, a meno che la destra estrema non si "melonizzi" e assuma un atteggiamento più moderato ma che significa, come è successo da noi, rinnegare molte delle cose su cui basano la loro politica elettorale.
Staremo a vedere la situazione in Europa per i partiti progressisti moderati, per loro colpa, si è messa male, le persone sono stufe di non veder cambiare niente, ci vorrebbero personaggi nuovi capaci di parlare con sincerità alla gente, dicendo che non siamo più nella Golden Age del dopoguerra, ma proporre anche delle politiche imperniate su un keynesismo attualizzato e non storpiato. Dove le imprese guadagnano ma hanno un patto di solidarietà con lo Stato e i cittadini, e non come adesso, vedi le banche, che ora guadagnano e si tengono i profitti e quando sono in crisi si fanno pagare dai cittadini. Dove si guarda al progresso tecnologico ma con attenzione ai suoi risvolti sociali, si da spazio al mercato ma con i limiti che consentano vantaggi per tutti e non solo per pochi; con politiche che propongano la sostenibilità ambientale senza scadere nelle fughe in avanti; con politiche che sostengano il welfare e la sanità ma tenendo conto della evoluzione della società (vedi pensioni). Insomma qualcuno in grado di portare avanti quel patto sociale su cui si basano le società democratiche prospere ma equilibrate, patto sociale che si è perso, dove ormai nella società prevale una lotta tra bande e si è perso di vista il bene comune.
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