giovedì 10 luglio 2025

Charles P. Kindelberger - Manias, Panics and Crashes- A History of Financial Crisis

 Il libro che recensimo oggi non è un libro nuovo, la prima edizione è del 1978 e l'ultima del 2000, si tratta comunque di un libro fondamentale sull'analisi delle crisi e, pertanto, immancabile per chi è interessato alla economia. L'autore, Kindelberger, è stato professore di Economia al MIT per 30 anni.

Il libro inizia con la scelta di un modello di riferimento, quello che l'autore sceglie è quello di Minsky, di cui abbiamo parlato più diffusamente qui. Minsky ha dato molto rilievo, nella genesi delle crisi  finanziarie, al debito contratto soprattutto tramite leva finanziaria per l'acquisto di asset per successiva speculazione. Le crisi, per Minsky, iniziano con un shock esterno che altera le opportinità di profitto. Il boom è invece alimentato da una espansione del credito bancario, con lo sviluppo di nuovi strumenti di credito. Tutto ciò porta a euforia e quello che l'autore definisce "overtrading", e l'euforia è generata da una sovrastima dei profitti, portando a un comportamento che esula dal comportamento razionale. Durante il boom crescono nel tempo gli interessi, la circolazione monetaria e i prezzi. Ma quando qualcosa fa precipitare la crisi i prezzi declinano, le bancarotte aumentano e aumenta la corsa verso la liquidità. Ovviamente il modello ha i suoi limiti ma ben rappresenta le crisi finanziarie internazionali che sono lo scopo del libro.

L'autore passa poi ad analizzare la speculazione, affermando che la razionalità è un assunzione a priori piuttosto che una corretta rappresentazione della realtà. La razionalità individuale può coesistere con la irrazionalità del tutto. La speculazione nasce da uno spostamento (displacement) di qualche caratteristica del sistema. Inizialmente la speculazione non assume aspetti irrazionali e solo dopo che i guadagni in capitale prendono il sopravvento, con due tipologie di speculatori, gli insider che destabilizzano e fanno crescere i prezzi che poi calano a spese degli outsider che comprano ai massimi. Questi "displacements" possono essere causati da: guerre, cambiamenti politici, ma anche modifiche monetarie e finanziarie, come deregolamentazioni di banche e istituzioni (vedi ad es. crisi del 2008 nota mia). Gli obiettivi della speculazione sono invece molto variabili. Le manie speculative comunque crescono quasi sempre attraverso la espansione della moneta e del credito, e la espansione monetaria è sistematica e endogena al sistema nonostante i tentativi di controllare la massa monetaria, infatti la moneta è un costrutto elusivo difficilmente controllabile, le politiche monetarie possono moderare i boom ma è difficile che riescano ad eliminarli del tutto (vedi anche qui crisi recenti). Inoltre, le crisi commerciali e finanziarie sono intimamente connesse con condotte che sono al limite della moralità e della legge, in particolare alcuni tipi di truffe (swindles). Le truffe crescono con la prosperità e incrementano negli stress finanziari. Le cosidette bolle, causa di molte crisi, possono essere o non essere truffe vere e proprie, ad esempio la bolla del Missisipi non lo è stata. Le speculazioni sono state aiutate spesso dal gionalismo che definisce venale. Le forme di imboglio sono tantissime e spesso vicine alla linea di confine tra legalità e illegalità. L'autore fornisce poi un lungo elenco di casistiche storiche.

La euforia e l'angoscia sono spesso seguite dal panico. Lo stress commerciale riflette uno stato di sofferenza mentre lo stress finanziario piuttosto una situazione di azzardo. Le cause di logorio (distress) sono difficili da distinguere dai sintomi, che sono: aumento della domanda di liquidità, aumento dei tassi di interesse, crescita delle bancarotte, fine del rialzo dei prezzi di alcuni assets, sintomi che il meccanismo del credito ha superato i normali limiti. In ogni caso la essenza dello stress finanziario è la perdita di confidenza. Quando lo stress finanziario è seguito da una crash o dal panico la sua durata puo essere breve o molto lunga (anni). La causa remota delle crisi è la speculazione e la estensione del credito, la causa prossima può essere un qualunque fatto che spinge le persone ad abbandonare assets in favore della liquidità. Un crash è infatti il collasso dei prezzi degli assets o anche il fallimento di una azienda o banca molto importante. La caduta dei prezzi riduce il valore del collaterale, induce le banche a ridurre i prestiti, porta alla svendita di titoli e merci, inducendo ulteriore riduzione dei prezzi con in successione riduzione di prezzi e aumento di fallimenti. I boom e i crash poi si diffondono poi attraverso i mercati e le nazioni.

Una degli obiettivi principali della speculazione è il  mercato immobiliare, i casi storici sono molti ultimo dei quali, ovviamente non citato, è la crisi dei subprime del 2008.

Boom, stress finanziaro si trasmettono tra le varie economie nazionali tramie una varietà di connessioni: arbitraggio di materie e di titoli, movimenti di denaro e a volte pura psicologia. Il deprezzamento di un dato bene può produrre bancarotte e fallimenti anche a lunga distanza. Una data nazione può diventare inflazionistica e il boom si trasmette tramite le fuoriuscite di capitale, segue un dettagliato elenco e disamina delle principali crisi internazionali dal 1700 in poi.

Nei due ultimi capitoli affronta il tema del prestatore di ultima istanza (lender of last resort)  a livello nazionale. Il concetto di prestatore di ultima istanza non è un prodotto degli economisti ma è scaturito dalla pratica del mercato. Nel corso del tempo sono stati utilizzati come prestatori di ultima istanza il tesoro, a volte le banche private sino ad arrivare alle banche centrali, in ogni caso il mercato ha bisogno di un stabilizzatore. I problemi che sono sorti nello utilizzo di un prestatore di ultima istanza sono molti, in particolare oltre a chi interviene e in che quantità molto dipende dai tempi, se cresce un boom questo va rallentato senza diffondere il panico, è importante aspettare per intervenire sulle aziende insolventi ma non troppo per evitare che la crisi si estenda anche alle aziende solventi. Infine, esaminina il tema del prestatore di ultima istanza a livello internazionale. Di fatto la storia mostra che i paesi che erano il centro finanziario del mondo, con l'aiuto di altre nazioni hanno tentato di svolgere questo ruolo, ma di fatto che questo ruolo non era svolto pienamente da nessuno sino al 1931 e le crisi finanziarie sono state mediamente lunghe, di cui l'autore fornisce molteplici esempi. La lezione del 1931 però non fù sufficentemente compresa, a Bretton Wood fu creato il FMI con fondi limitati, inoltre lo FMI si occupava di crediti non di creazione di moneta. Si dimostrò pertanto impossibile mantenre la convertibilità delle monete e i controlli di capitale perchè i movimenti di denaro presero a  fluire in maniera sempre più massiccia. 

Nelle conclusioni l'autore asserisce che la presenza del lender di last resort ha ridotto la durata delle depressioni, anche se molti errori sono stati commessi,  e  ci sono altri fattori in gioco. In ogni caso piuttosto che rifome globali del sistema finaziario, piuttosto difficili da realizzare, Kilderberger propone alcuni miglioramenti nel funzionamento del FMI.

E' un libro che ritengo assolutamente interessante da leggere, ricco di esempi storici e di considerazioni interessanti ed equilibrate. Sarebbe stato interessante vedere come l'autore avrebbe affrontato la recente crisi del 2008, dove i problemi del credito, delle innnovazioni finanziarie e le interconnessioni tra le economie hanno mostrato come ancora le crisi sono possibili e devastanti, nonostante le presunte assunzioni sulla razionalità dei comportamenti. In questo le analisi di Minsky si dimostrano ancora valide, come pure si è evidenziata una mancanza di un vero lender di last resort nonostante l'impegno della FED e la insipienza della Europa (vedi qui). In ogni caso il libro dimostra che le crisi sono molto più numerose e comuni di quanto gli economisti spesso raccontano e che, nonostante abbiamo imparato con fatica alcune cose, ancora i pericoli sono presenti e non affrontati in maniera strutturale.