lunedì 23 dicembre 2024

Michael Lind- La nuova lotta di classe- Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia

 Michael Lind è professore alla Lyndon Johnson School of Public Affairs del Texas, analista politico economico che scrive su molte testate influenti. Il libro affronta da un punto di vista politico la situazione economico-sociale delle democrazie occidentali. Il problema principale delle nostre società è il potere, il potere sociale si esprime in tre ambiti: governo, l'economia, la cultura e in ciascuno di essi è sede di una lotta di classe. 

La lotta  di classe è iniziata con il processo di industrializzazione. Dopo la II guerra mondiale si è affermato nei paesi occidentali quello che l'autore definisce plurarismo democratico, grazie alla presenza di alcuni mediatori: i partiti politici di massa, i sindacati e associazioni varie (agricole e religiose). Dopo gli anni settanta questo sistema si è indebolito con la nascita di quello che l'autore definisce neoliberismo tecnocratico, grazie alle delocalizzazioni e arbitraggio globale del lavoro, portando alla riduzione del potere dei mediatori. Questa situazione sta provocando una controreazione in tutti i paesi occidentali con la nascita dei cosiddetti populismi.

 La nuova divisione di classe può essere condiderata tra insider e outsider. Da una parte abbiamo una "superclasse" di manager e professionisti con istruzione universitaria, dall'altra è quella delle classi operaie locali. Abbiamo inoltre  un mercato del lavoro diviso, cioè lavoratori con stipendi diversi anche a volte a parità di mansione, cioè due segmenti che sono in concorrenza (classe operaia di nativi vs immigrati). Vi è anche una divisione geografica tra chi vive nei quartieri costosi e chi vive nei quartieri perifierici e i sobborghi, che l'autore definisce rispettivamente hub e entroterra, divisione che riflette il divario sociale.

 Segue una ricostruzione storica con la nascita del plurarismo democratico a partire dal New Deal (liberalismo dei gruppi di interesse) e poi nei paesi europei dopo la II guerra mondiale, grazie anche alla situazione internazionale della guerra fredda. In seguito, grazie alle idee neo liberiste, nasce la cosidetta rivolta delle èlite che con la globalizzazione permette alle aziende l'arbitraggio globale del lavoro portando all'indebolimento delle istituzioni che davano potere anche alla classe operaia, partiti politici di massa e sindacati. 

Le due classi in realtà non sono compatte nello schieramento politico, da una parte la suprclasse ha una destra liberista e una sinistra con un liberismo moderato (es. Clinton e Blair), la classe operaia è divisa tra una sinistra piu tradizionale e una destra di populismo conservatore, entrambe le classi con forme di centro politco. Questo ha portato ha portato a un cambiamento nei partiti tradizionali in USA e Europa riflettendo la mutevole composizione di classe, abbiamo quindi una sinistra che rappresenta anche classi agiate e che vivono negli hub, e una destra che fa presa su molti operai che vivono nell'entroterra, basta vedere le ultime elezioni americane o anche quelle italiane. Abbiamo comunque due visioni estreme della politica  tra un neoliberismo tecnocratico che vede un èlite di esperti al potere che in teoria dovrebbe garantire il benessere pubblico, e il populismo che vuole personaggi forti con un rapporto quasi mistico con le masse. L'autore comunque difende il populismo dalle demonizzazioni delle èlite tradizionali. L'ondata populista è una reazione difensiva piuttosto che semplicemente dovuta a  macchinazioni dei russi o rigurgiti fascisti e autoritari (vedi ad es. idee di Polanyi sulle  reazioni della società al mercato).

Varie sono le proposte fatte dalle èlite tecnocratiche per ridurre i problemi delle classi meno agiate, ad esempio il "redistribuzionismo" con crediti di imposta e reddito universale, o le  teorie antimonopoliste, ma ciascuna proposta, oltre ad essere difficilmente sostenibile anche sul piano economico, non risolve il problema di fondo ovvero lo squilibrio di potere tra le classi.

Dato che il problema di sbilanciamento del potere nasce  dall'indebolimento di certe forme di istutuzioni: partiti politici di massa, sindacati, ecc., vi è la necessita di nuove istituzioni associative che l'autore definisce "corporazioni" in ambito economico, "circoscrizioni" in ambito governativo e "congregazioni" in ambito culturale. Per esempio in ambito economico dovrebbe essere ricostituito il trialteralismo nella contrattazione tra manodpera e capitale. In ambito politico l'obiettivo è ricostruire un localismo permettendo alla gente comune di vivere la politica da partecipanti, e inoltre accrescere il potere della classe operaia con agenzie indipendenti, con partecipazione popolare, che compensino/controllino apparati burocratici centralizzati.

Rimane il problema della sovranità esterna cioè salvaguardare il pluralismo democratico dalle influenze della globalizzazione e degli organismi/accordi internazionali (vedi Rodrik). Questo vuol dire che gli Stati si dovrebbero impegnare anche per una globalizzazione selettiva, con ad esempio politiche selettive per la immigrazione nell'interesse della produttività nazionale e cercando di limitare il mercato del lavoro diviso.

Il libro è interessante nel fornire  una visione politica e sociologica della situazione attuale dei paesi occidentali, anche se di fatto ricalca molte delle analisi che abbiamo visto in altri libri. La sua divisione delle classi è chiaramente una semplificazione di una realtà molto più complessa, i lavoratori professionisti e della conoscenza hanno sicuramente  meno problemi delle classi operaie, ma i veri depositari del potere sono coloro che muovono le file delle grandi corporation industriali e finanziarie che si sono arricchiti grazie alla globalizzazione. D'altra parte anche le professioni piu elevate potranno essere a richio con lo sviluppo della Intelligenza Aritficiale. Indubbiamente il problema di fondo è la perdita di potere contrattuale di larga parte della popolazione che o non vota più o si rivolge al populismo, che non è la soluzione. 

Certo bisogna creare qualcosa di nuovo per ristabilire il potere dei cittadini e rivedere la democrazia (vedi ad esempio qui) ma anche come indicato da Rajan con la suo terzo pilastro delle comunità locali. Al momento la situazione è piuttosto difficile con la vittoria del populismo ma anche con il rigurgito di destre estreme. Dato che le rivoluzioni non le fà il popolo serve un èlite che promuova il cambiamento.

La sinistra democratica ha sbagliato quasi tutto negli ultimi 30 anni, perdendo il suo popolo; è stata infatti acquiesciente a politiche economiche troppo pro-mercato, non avendo capito che la immigrazione era un tema da affrontare con maggiore attenzione, non avendo sottolineato che la globalizzazione creava grossi problemi. Serve quindi, in primo luogo, una profonda autocritica e presa di coscienza, servono poi persone nuove e preparate che sappiano indirizzare la politica nazionale verso una direzione che dia maggiore potere ai cittadini e gli dia speranza di un futuro migliore. Come abbiamo visto nei libri che ho recensito le analisi della situazione sono chiare e molti autori concordano sui problemi, forse le soluzioni sono più complicate ma le idee ci sono, speriamo che tra i giovani emergano nuove forze in grado di portare avanti questa battaglia, le alternative infatti sono piuttosto cupe. 

lunedì 2 dicembre 2024

Yuval Noah Harari- Nexus- Breve storia delle reti di informazione dall'età della pietra all'IA

 Dell'autore Harari, storico israeliano abbiamo già recensito altri suoi libri: 21 Lezioni per il XXI secoloDa animali a dei. Il libro di oggi riprende alcuni temi dei prcedenti ma si sofferma in particolare sulla ultima frontiera tecnologica e i suoi  pericoli: l'Intelligenza Artificiale (IA).

 Il primo tema che affronta è la informazione, la informazione non è verità e neanche una rappresentazione della realtà come sostengono alcuni, e neanche solamente potere come sostengono i populisti. Per l'autore il ruolo della informazione sta nel collegare le cose, qualcosa che crea nuove realtà collegando punti diversi di una rete o anche un nesso sociale, in ogni caso l'incremento della connettività e della informazione non porta automaticamente un incremento di veridicità e conoscienza.

 Ripende poi il tema della importanza delle narrazioni e delle realtà intersoggettive, come ad esempio le nazioni e le società, che non sono cose reali ma esistono grazie alle connessioni tra più menti. Le narrazioni e le reti basate sulle storie sono quelle che hanno reso l'Homo Sapiens il più potenti degli animali. Tutte le relazioni tra i gruppi sono modellate da storie e ciò che tiene unite le reti umane sono appunto le finzioni, le storie intersoggettive. Sono queste informazioni e storie che riescono a mantenere l'ordine sociale in comunità molto ampie, le reti di informazione non massimizzazno la verità piuttosto cercano un delicato equilibrio tra verità e ordine.

Un altro aspetto importante è quello della fallibilità degli umani e il tentativo di correggere gli errori. Il libro, in particolare il libro sacro, ad esempio Bibbia e Corano, hanno rappresentato una tecnologia di correzione degli errori, che ha dato luogo alle interpretazioni che hanno costretto da adottare un organo, la Chiesa (infallibile) che ne custodisse la interpretazione corretta. Al contrario la scienza non ha verità assolute ma teorie che possono essere confutate, cioè un meccanismo di autocorrezione

La differenza tra sistemi totalitari e democratici si basa sulle modalità di funzionamento delle reti di informazione, nelle dittatture le reti informative sono centralizzate al massimo mentre nelle democrazie sono distribuite con meccanismi di autocorrezione. La storia ha dimostrato che le tecnologie informative del passato erano troppo arretrate per permettere una dittatura e anche una democrazia su larga scala, la tecnologia moderna d'altra parte rende più attuabili sia la democrazia che la ditattura su larga scala. 

Le nuove tecnologie, dai computer alla IA, rappresentano un salto in avanti tecnologico molto particolare che differisce dalle tecnologie del passato, una bomba atomica non puo esplodere da sola senza l'intervento umano ma reti di computer e algoritmi possono funzionare in maniera autonoma senza intervento dell'uomo. Le catene da computer a computer possono funzionare senza l'uomo, e i computer sempre di più possono prendere decisioni e creare idee da soli. Le reti di computer, inoltre, sono sempre attive e in grado superare gli umani nell'elaborare modelli dai dati, di qualsiasi genere, e potrebbe essere la fine della privacy. Il problema dei computer o delle reti informatiche è che non sono infallibili. Inoltre, se si fissano degli obiettivi razionali anche per le reti di computer, questi obiettivi, come sostiene Clausewitz, dovrebbero essere allineati a una strategia, ma chi decide la strategia e, soprattutto, non è detto che una strategia, anche nelle migliori intenzioni, non si riveli pericolosa se portata aventi senza un controllo umano, vedi ad esempio certi pericolosi effetti sociali negativi dovuti agli algoritmi dei social network.

Visti i pericoli insiti nello sviluppo della IA si pone il problema di come evitare che mettano a repentaglio la nostra civiltà, infatti le civiltà nascono dal connubio tra burocrazia e mitologia e la rete informatica è una burocrazia molto piu potente e implacabile della burrocrazia umana.  L'autore indica alcuni principi da adottare per difendere la società e la democrazia che sono in primis il bene comune, le informazioni raccolte devono essere utilizzate per aiutarci e non per manipolare gli esseri umani. La reciprocità, a un aumento dell sorveglianza degli individui deve corrispondere un aumento della sorveglianza dei governi e delle aziende. Il decentramento, le informazioni non devono essere concentrate in un solo luogo.  Inoltre le società democratiche devono gurdarsi dagli estremi di una eccessiva rigidità e flessibilità, la democrazia richiede equilibrio. La opacità degli algoritmi deve essere evitata tramite il diritto alla spiegazione (dei meccanismi interni). Il potenziale anarchico della IA è particolarmente allarmante per cui l'autore propone di limitare l'utilizzo dei bot. 

Se la democrazia potrebbe incontrare grosse difficoltà ancor peggio potrebbe andare ai sistemi totalitari dove non ci sono sistemi di autocorrezione e l'IA potrebbe prendere il sopravvento.

La nuova teconolgia dell'IA potrebbe diventare la piu potente arma di distruzione sociale di massa, ripetto al pericolo nucleare la sua potenza potrebbe essere maggiore e soprattutto i suoi pericoli meno evidenti e nascosti. La nuova guerra fredda, tra le potenze che si contendono gli sviluppi della tecnologia dell'IA,  potrebbe essere caratterizzata dalla  divisione di due mondi divisi nella la gestione della propria rete informatica, due imperi digitali separati da una cortina di silicio, con un pericolo di escaltion maggiore.

Nelle conclusioni l'autore ricorda che la invenzione di nuove tecnologie è sempre catalizzatore di grandi cambiamenti storici. Bisogna però evitare false interpretazioni storiche che portano a visioni ingenue e troppo  ottimismistiche, l'informazione non è verità e non dobbiamo illuderci che l'IA privilegi la verità, oltre a non esssere infallibile, così come la interpretazione troppo cinica, ma sbagliata, che la informazione sia solo potere. Dobbiamo quindi abbandonare queste visioni fallaci della informazione e impegnarci piuttosto nel difficile compito di costruire istituzioni con forti meccanismi di autocorrezione. 

Devo dire che sintetizzare questo libro, di oltre 500 pagine, non è facile, sono molte le suggestioni e le idee che l'autore propone. Inoltre, le sue considerazioni sono accompagnate da interessanti e mai banali notizie e resconti storici. Un libro quindi molto interessante e valido e che, a dispetto della sua lunghezza, si legge piacevolmente.

I pericoli della IA cominciano ad essere evidenziati da molte parti, soprattutto dagli esperti che ci lavorano. La UE ha già emanato una legge per regolamentare i sistemi di IA ma è ancora l'unica, e spesso la legislazione non riesce a stare al passo con la evoluzione tecnologica. Il problema, come ben evidenzia Harari nel suo libro, è molto reale e grave anche se forse non nell'immediato, quindi saremmo in tempo per limitarne i pericoli. La tecnologia è il motore dello sviluppo economico, ma come abbiamo visto nei due libri che abbiamo recensito, Power and Progress e The Technology Trap, la tecnologia prende la direzione di chi la controlla, spesso i privati, e dalla direzione che prende dipende se questa porta vantaggi a tutta la società o solo a pochi, come sembra che stia accadendo recentemente. Quindi, su questi problemi è necessario avere una politica che sia cosciente e preparata ad affrontarli, come pure tale conoscenza e coscienza critica dovrebbe essere diffusa anche nei cittadini.