Non sono un esperto di medicina ma
possiamo dire, in generale, che un
medico per prima cosa analizza i sintomi
e i dati del paziente. Questo gli dovrebbe consentire una diagnosi della
malattia, cosa ovviamente non facile. Una volta individuata la malattia si
procede con la cura. Anche in questo caso la scelta è difficile
perché non tutte le cure sono adatte a tutti i pazienti e, spesso, esistono cure alternative per la stessa malattia
che vanno testate e il cui effetto va verificato sul paziente. A
volte le cure non esistono o sono poco sperimentate e si procede, quindi, in
base alla sensibilità del medico e anche
alle decisioni
del paziente. Riportando questo anche
alla economia per prima cosa si dovrebbero vedere i dati e i sintomi. Ora, dopo
che si era avviata la crisi economica, per effetto della crisi delle banche
americane e al
blocco del circuito bancario a causa delle quantità massicce di derivati ed altri titoli di pessima qualità nei bilanci di moltissime
banche europee, i sintomi e i dati indicavano nel tempo: una caduta dei
consumi e degli investimenti, un aumento della disoccupazione, il crollo del credito.
Insomma una situazione tipica di inversione del ciclo e l’incamminarsi verso
quella che Keynes
chiamava «trappola della liquidità».
Negli Stati Uniti, la Fed dopo aver attuato una serie di misure, anche discutibili, di salvataggio delle istituzioni bancarie, ha proseguito con una politica monetaria espansiva per rilanciare l’economia e lo stesso dicasi ha fatto il governo americano, anzi alcuni economisti, vedi Krugman post Uscire da questa crisi adesso!, hanno anche criticato che tali misure erano anche troppo timide.
In Europa invece che si è fatto e detto? Si è parlato di austerità, anche espansiva una specie di ossimoro, e si sono attuate tutta una serie di misure completamente opposte a quello che i sintomi indicavano, fino al capolavoro di masochismo rappresentato dal «fiscal compact». Qualcuno potrebbe dire che non erano chiari i sintomi o c’erano divergenze sulle cure, ma il fatto che sulle cure una quantità enorme di economisti sosteneva il contrario qualcosa voleva pur dire. Tra l’altro assistiamo ad una retromarcia dei "liberisti", vedasi gli ultimi articoli di Tabellini e Alesina che, visto il peggiorare dei sintomi, hanno quasi completamente cambiato opinione e chiedono politiche espansive. Tra l’altro in economia, come in altri campi sarebbe bene differenziare e, quindi, adottare un mix di politiche mi sembrerebbe saggio. Per cui le manovre monetarie di Draghi, per altro ancora timide per motivi politici (opposizione della Germania), da sole non basteranno ad alimentare la domanda ed è necessario un piano di investimenti pubblici a livello europeo e probabilmente dell’altro ancora. A questo punto delle due l’una, o si capisce che dopo gli evitabilissimi errori è venuto il momento di cambiare, e se ne convincono tutti, oppure se dobbiamo rimanere cosi sul Titanic che affonda, tanto vale cercarci la scialuppa e abbandonare la nave dell’euro.
Negli Stati Uniti, la Fed dopo aver attuato una serie di misure, anche discutibili, di salvataggio delle istituzioni bancarie, ha proseguito con una politica monetaria espansiva per rilanciare l’economia e lo stesso dicasi ha fatto il governo americano, anzi alcuni economisti, vedi Krugman post Uscire da questa crisi adesso!, hanno anche criticato che tali misure erano anche troppo timide.
In Europa invece che si è fatto e detto? Si è parlato di austerità, anche espansiva una specie di ossimoro, e si sono attuate tutta una serie di misure completamente opposte a quello che i sintomi indicavano, fino al capolavoro di masochismo rappresentato dal «fiscal compact». Qualcuno potrebbe dire che non erano chiari i sintomi o c’erano divergenze sulle cure, ma il fatto che sulle cure una quantità enorme di economisti sosteneva il contrario qualcosa voleva pur dire. Tra l’altro assistiamo ad una retromarcia dei "liberisti", vedasi gli ultimi articoli di Tabellini e Alesina che, visto il peggiorare dei sintomi, hanno quasi completamente cambiato opinione e chiedono politiche espansive. Tra l’altro in economia, come in altri campi sarebbe bene differenziare e, quindi, adottare un mix di politiche mi sembrerebbe saggio. Per cui le manovre monetarie di Draghi, per altro ancora timide per motivi politici (opposizione della Germania), da sole non basteranno ad alimentare la domanda ed è necessario un piano di investimenti pubblici a livello europeo e probabilmente dell’altro ancora. A questo punto delle due l’una, o si capisce che dopo gli evitabilissimi errori è venuto il momento di cambiare, e se ne convincono tutti, oppure se dobbiamo rimanere cosi sul Titanic che affonda, tanto vale cercarci la scialuppa e abbandonare la nave dell’euro.
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