venerdì 31 ottobre 2025

Un paese che si trastulla mentre il Titanic affonda

 Approfitto delle ultime polemiche politiche qui da noi nel bel paese per affrontare un tema che ho già affrontato: come la politica nostrana perde tempo parlando del nulla. Ad esempio ieri con grande battage è stata varata la cosiddetta riforma della giustizia, in realtà si tratta di una riforma della magistratura perchè sulla giustizia reale, quella che interessa il cittadino sia per le lungaggini per avere una sentenza per non parlare di clamorosi errori, questa riforma non incide per niente. La riforma Cartabia aveva già di fatto separato le carriere dei magistrati, i magistrati che cambiano funzione nel corso della loro carriera sono pochissimi, quindi questa riforma, neanche scritta bene, risponde più a un tentativo di rivalsa di certa politica sulla magistratura. Non nego che la magistratura abbia molte colpe, come pure molti magistrati sono caduti nella lotta al terrorismo e alla mafia a volte non proprio protetti dalla politica.

 

Il tema è che in Italia perdiamo tempo in inutili disquisizioni filosofiche quando i problemi sono altri, la colpa è sia del Governo impegnto a celebrare successi quando le cose non vanno così bene, e sia di una opposizione che, invece di rintuzzare il governo su problemi pratici, fa una opposizione del tutto insensata e poco incisiva. Come ho gia detto in un altro post soffriamo della sindrome di Don Ferrante, personaggio manzoniano, che discquisice filosoficamente della peste arrivando a negarne la realtà per poi morirne. I problemi che abbiamo sono giganteschi e non vedo nessun che ha una idea di cosa fare di questo paese nel futuro. In primis abbiamo un problema demografico, la popolazione è in calo, sempre minori nascite e quindi invecchiamento della popolazione, su questo nessuna proposta concreta da anni  per ridurre il problema, vedi la Francia che ha varato politiche di natalità che sono riuscite a contenre il problema. Poi abbiamo il problema dell'esodo dei giovani, migliaia di giovani, tra l'altro molti laureati, abbandonano il nostro paese perchè da noi le offerte di lavoro scarseggiano e sono scarsamente remunerate, acuendo così il problema demografico, anche qui l'interesse della politica è praticamente nullo. A questo punto saremo costretti a contare sulla immigrazione, ma anche qui ci si limita a parlare di presunti blocchi navali inesistenti o centri esteri del tutto inutili, quando dovremmo porci il problema di far entrare le persone che ci servono con gli skill adeguati e permettergli di integrarsi, tutte cose complesse che se però non si impostano non risolveremo mai il problema. Abbiamo salari fermi dal 25 anni, anche con l'ultima inflazione pochi sono riusciti a mantenere il potere di acquisto, la classe media sta scomparendo, il numero dei poveri cresce, la produzione industriale è in calo da piu di un anno, la crescita è asfittica, l'ultimo dato è di stallo, abbiamo perso o stiamo perdendo molte realtà industriali che hanno fatto la storia del paese (ad es FIAT) e intere filiere industriali distrutte, vedi il tessile; sulla ricerca tecnologica e scientifica siamo fanalini di coda negli investimenti pubblici. Insomma di lavoro su questo tema ci sarebbe molto da fare, a partire da un salario minimo, ma abbiamo un Ministro delle Imprese imbarazzante. Sulla sanità veniamo da decenni di riduzione della spesa, situazione aggravata da quella stupida riforma che ha portato le competenze alle Regioni, un vero disastro sotto gli occhi di tutti e lo si è visto durante la pandemia. Abbiamo una macchina burocratica ancora farraginosa, dovremmo fare un grande ricambio generazionale nella PA con la immissione di laureati anche in materie non giurudiche per apportare innovazione e miglior efficienza gestionale. Infine parliamo del fisco, di fatto la IRPEF la paga solo il 43% dei contribuenti, in gran parte dipendenti e pensionati, questo sistema non può funzionare, dobbiamo tassare meno il lavoro e più le rendite; abbiamo costruito un mostro fiscale che non garantisce equità fiscale, dobbiamo si ridurre le tasse, soprattutto alla classe media, ma dobbiamo fare più controlli ed arginare evasione ed elusione anche delle grandi multinazionali estere.

 

problemi seri sul tappeto sono tanti ma le preoccupazioni di chi sta al governo o alla opposizione sembrano altre, abbiamo una preparazione media della classe politica piuttosto preoccupante, e chi sembra richiamare l'attenzione su problemi concreti, vedi Calenda, ha dimostrato di cambiare idea e strategie politiche ogni 5 minuti sulla base del suo ego, tant'è che il suo non è un partito ma una setta di adepti. Sono molto preoccupato per questo paese, non per me che sono stato anche fortunato a vivere e lavorare in un altro periodo, ma per i nostri giovani a cui non diamo futuro e non diamo spazio, quando invece la storia dimostra che le grandi conquiste in termini di conoscenza si devono ai giovani che hanno, per ovvi motivi, maggiore capacità di innovare, e invece  li stiamo perdendo. Siamo un paese che rischia di contare sempre meno e di diventare solo una grande attrazione turistica e storica; purtroppo anche la Europa è in grande crisi e incapace di riformarsi per affrontare le sfide del futuro. Per fortuna c'è una buona notizia, la vittoria dei liberali nei Paesi Bassi contro l'avanzata della ultra destra, potrebbe essere un segnale positivo in un periodo molto buio.

 


 

 

 

mercoledì 22 ottobre 2025

Alessandro Volpi- I padroni del mondo - Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia

Alessandro Volpi è un professore nella facoltà di  Scienze Politiche alla Università di Pisa ma che ha anche svolto attività politica in particolare è stato sindaco della città di Massa; ha scritto molti libri con argomento politico ed economico di cui questo è l'ultimo.

 

Il tema del libro, come da titolo sono i fondi finanziari, tali fondi sono pentrati anche nelle società pubbliche, gestrici di infrastruttutre vitali per la sovranità di un paese. I fondi piu grandi del pianeta sono tre: Black Rock, Vanguard e State Streeet, ma le loro proprietà sono intrecciate tra loro con un intrico proprietario abbastanza oscuro. La cosa preoccupante è che  questi soggetti, che sono proprietari o concessionari di servizi pubblici, poco contribuiscono al fisco italiano con utili tassati in paesi a fiscalità agevolata. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla privatizzazione di una serie di servizi fondamentali di cui i fondi sono di fatto protagonisti. In particolare sono presenti nella società di gestione delle reti, vedi ad esempio KKR (dove figurano Vanguard e Black Rock) che possiede la maggioranza della rete fissa ex Telecom Italia. Inoltre i fondi possiedono una quota rilevante di Atlantia, cioè le autostrade italiane. Altri esempi di partecipazioni importanti dei fondi sono: Terna, Saipem, Eni, Leonardo ed Enav. Un altro campo dove sono molto presenti è quello delle cosiddette multyutility che erogano servizi pubblici in regime  spesso di monopolio naturale e partanto dovrebbero essere gestite nell'interesse generale ma i cui margini e divedendi (circa 20 miliardi) vanno proprio a beneficio dei fondi. Gli esempi non mancano: A2A, Enel, Hera, Acea.

 

In pratica a livello mondiale due soli fondi gestiscono un valore pari a un quinto del Pil e possiedono circa il 30% dell prime 500 società mondiali. Di fatto i fondi hanno un enorme potere economico e sostituiscono in gran parte la finanza della economia della produzione trasformando i profitti in rendimenti finanziari. Un altro ambito è quello del debito pubblico, con tassi elevati,  affidato in buona parte alla finanza privata, così che le sorti degli Stato dipendono molto anche dalle scelte dei principali fondi. Ma il monopolio finanziario si rafforza anche in altri campi, i padroni del mondo costituiscono un formidabile cartello capace di fare prezzi su cui speculare, un esempio i beni agricoli dove la dinamica della formazione dei prezzi è appannaggio dei colossi finanziari. Da aggiungere un ulteriore tassello: quello che riguarda le agenzie di rating, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finananza pubblica sono nella realtà nelle mani di coloro che partecipano direttamente al mercato finanziario. Altri esempi, forse meno noti, sono le società che gestiscono i giochi (ad es Lottomatica e Snai) ma anche le società sportive di calcio, il 35% delle squadre che militano nei 5 principali campionati europei sono proprietà dei fondi finanziari. Ma gli esempi non finiscono possiamo ancora citare le Big Pharma o anche Tesla. Nell'ultimio ventennio stiamo assistendo a una trasformazione profonda del capitalismo ormai dominato dai grandi fondi, con le banche e le assicurazioni italiane che ne vedono la partecipazione in maniera massiccia ma questo accade anche nel settore bancario degli Stati Uniti, con l'affermazione di un monopolio nelle mani di pochissimi player. La finanza sta quindi occupando ogni spazio possibile. Il capitalismo sta diventando un monopolio finanziario, da non confondere con il concetto di mercato inteso come elemento costitutivo dei processi economici e sociali. Lo strapotere economico dei fondi fa capire che la democrazia economica è una mera espressione formale.

 

Il libro di Alessandro Volpi è quindi un saggio capace di offrire una visione critica e ben documentata del ruolo sempre più centrale dei fondi finanziari nel nostro sistema economico‑politico. Consiglio questo libro a chiunque sia interessato a comprendere le dinamiche della finanza globale, la convergenza tra capitalismo finanziario e potere politico, e le sfide che ne derivano per la dimensione democratica. Le mie considerazioni sono che il capitalismo come tutte le realtà economiche e sociali evolve, questo libro mostra chiaramente questa evoluzione, è del tutto negativa? Non saprei rispondere, di fatto la cosa piuttosto controversa è che gli investitori in fondi, e solo chi può permetterselo, di fatto guadagna anche da servizi pubblici che magari paga di più e a vantaggio sostanzialmente dei veri "padroni". Questo libro è quindi utile perchè disvela questa contraddizioni, ma la politica, qui come in altri casi, è divenutata impotente, se non proprio compiacente, di fronti a certi poteri. Difficile che si possa realizzare qualche forma di controllo di questi poteri a livello nazionale, ma come detto la nostra UE dovrebbe risolvere molti problemi stutturali evidenti per occuparsi anche di questo.

         

 

         

 

giovedì 9 ottobre 2025

Macron e la Francia, e non solo.

 Non ho mai creduto che Macron fosse la soluzione giusta per la Francia, come ho scritto  fin dalla sua elezione. La Francia è una grande paese, molto popoloso, con un costo dell'energia elettrica basso grazie al nucleare, una buona burocrazia statale e un sistema semi-presidenziale che dovrebbe assicurargli maggior stabilità politica, che negli ultimi tempi ha perduto. L'errore storico della Francia di Mitterand è stato quello di credere che con l'euro avrebbero contenuto la Germania riunita e tutto sarebbe andato per il meglio. In realtà l'euro si è dimostrato un arma vincente per la Germania, una moneta piu svalutata del marco gli ha permesso, grazie anche alle politiche di contenimento dei salari, di diventare la esporatrice di Europa e aumentato ancor di più il suo potere. I francesi si sono illusi e sbagliati nel considerare la Germania come partner principale della UE, vi ricordate i risolini di Sarkozy con la Merkel verso Berlusconi? In realtà la Francia aveva poco da ridere, ha una forte agricoltura, un base industriale molto basata sulla grandeur dello Stato ma anche molte debolezze, acuite dall'euro. I presidenti francesi non hanno voluto capire che fare da sponda alle idee della Germania sull'euro e la gestione economica dell'UE non portava nessuno vantaggio alla Francia, era un illusione di grandezza che non aveva riscontro nella realtà. 

 

Come ho scritto più volte la Francia avrebbe dovuto guardare al sud, Spagna e Italia, molto più simili che non alla Germania per fare politiche diverse in Europa. Ovviamente il peggioramento della situazione economica francese ha portato i cittadini sfiduciati a votare  gli estremi politici. Macron con il suo rassemblement è riuscito ad essere eletto due volte grazie al voto dei moderati ma non è bastato. Macron ha improntato la sua politica sulle basi di idee liberali, in parte non nego che abbiano la loro valenza, ma in un mondo globalizzato dove molti perdono il lavoro o comunque si sentono sempre meno sicuri, con un euro che ha avvantaggiato le esportazioni tedesche, ci vuole ben altro per convincere gli elettori, bisogna avere attenzione anche alle fasce sociali sempre più indebolite e sopratutto a una classe media che si sfalda e tende a radicalizzarsi.

 

Queste sono le critiche che faccio ai liberali italiani, in particolare a Marattin, le sue ricette in parte sono anche giuste ma se non tieni conto delle sofferenze e delle difficoltà di chi economicamente perde terreno rimangono delle ricette aride e poco appetibili per cui non ti discosti molto da qualche punto percentuale di consensi. Calenda inizialmente aveva un programma che univa elementi liberali a quelli sociali, ma poi si è perso nei suoi capovolgimenti ed adesso sembra, putroppo, virare verso destra. Ma torniamo alla Francia la situazione è molto difficile, Macron continua ad affidare i governi a personaggi decotti che non presentano nessun elemento di novità nella politica, per salvarsi dovrebbe guardare alla sinistra moderata ma significherebbe ripudiare tutta la storia precedente, a destra la Le Pen non aspetta altro che andare al potere. Probabilmente la Francia avrà un nuovo Presidente del Consiglio che vivacchierà per portare avanti gli affari correnti, ma le elezioni prima o poi arriveranno e il rischio sarà una ulteriore radicalizzazione dell'elettorato, a meno che la destra estrema non si "melonizzi" e assuma un atteggiamento più moderato ma che significa, come è successo da noi, rinnegare molte delle cose su cui basano la loro politica elettorale.

 

Staremo a vedere la situazione in Europa per i partiti progressisti moderati, per loro colpa, si è messa male, le persone sono stufe di non veder cambiare niente, ci vorrebbero personaggi nuovi capaci di parlare con sincerità alla gente, dicendo che non siamo più nella Golden Age del dopoguerra, ma proporre anche delle politiche imperniate su un keynesismo attualizzato e non storpiato. Dove le imprese guadagnano ma hanno un patto di solidarietà con lo Stato e i cittadini, e non come adesso, vedi le banche, che ora guadagnano e si tengono i profitti e quando sono in crisi si fanno pagare dai cittadini. Dove si guarda al progresso tecnologico ma con attenzione ai suoi risvolti sociali, si da spazio al mercato ma con i limiti che consentano vantaggi per tutti e non solo per pochi; con politiche che propongano la sostenibilità ambientale senza scadere nelle fughe in avanti; con politiche che sostengano il welfare e la sanità ma tenendo conto della evoluzione della società (vedi pensioni). Insomma qualcuno in grado di portare avanti quel patto sociale su cui si basano le società democratiche prospere ma equilibrate, patto sociale che si è perso, dove ormai nella società prevale  una lotta tra bande e si è perso di vista il bene comune.