Branco Milanovic è professore alla City University di New York, autore di diversi saggi e questo è l'ultimo dei suoi libri.
All'inizio del libro definisce le tre forme di capitalismo: il capitalismo classico (quello nel Regno Unito prima del 1914), il capitalismo socialdemocratico (Paesi occidentali dal 1945 sino al XXI secolo), capitalismo liberal-meritocratico (dal XXI secolo in poi). Ognuno di essi è caratterizzato da alcune proprietà, in particolare il capitalismo liberal-meritocratico si differenzia dagli altri per il fatto che la ricchezza non è esclusivamente da capitale ma anche da reddito, inoltre si accentua in esso la caratteristica che i ricchi si sposano con i ricchi (omogamia). Le diseguaglianze nel capitalismo liberal-meritocratico tornano ad aumentare, inoltre diminuisce la mobilità intergenerazionale, anche perchè i ricchi hanno la possibilità di frequentare le scuole migliori a pagamento mantendendo o aumentando le diseguaglianze iniziali.
Passa poi ad analizzare il cosidetto capitalismo politico che è rappresentato principalmente dai paesi ex comunisti (Cina, Vietnam, ecc.). L'autore evidenzia come i movimenti comunisti siano stati in grado, soprattutto, di far transitare i paesi (compresi quelli del Terzo Mondo) dal feudalismo al capitalismo. Che la Cina sia ormai un paese capitalista è indubbio visto che la quota dello Stato nella produzione industriale e agricola è ormai redisuale (20% nel caso della produzione industriale). Le caratteristiche sistemiche del capitalismo politico sono: una burocrazia efficiente, assenza dello Stato di Diritto, autonomia dello Stato, in sintesi lo Stato controlla il settore privato in assenza di vincoli giuridici. Il capitalismo politico, soprattutto in Cina e Vietnam, ha dimostrato la sua efficcacia attraverso una crescita sostenuta, d'altra parte una caratteristica sistemica ed endemica è la corruzione. In ogni caso, anche se presenta alcuni vantaggi, le potenzialità di esportazione del capitalismo politico sono piuttosto limitate.
Relativamente alla globalizzazione la sua principale caratteristica, in termini di capitale e lavoro, è la mobilità. In particolare per la prima volta abbiamo assitito alla separazione della produzione dalla gestione. La mobilità del lavoro è legata alla differenze di reddito tra le nazioni e anche al fatto che la cittadinanza è un bene economico connessa ai vantaggi di essa, ad esempio il welfare; ciò comporta malumori degli autoctoni anche perchè con l'aumento dei flussi migratori il welfare diventa insostenibile. Una soluzione, oltre ai flussi legali, è quella, come gia avviene in alcuni paesi, di trattare in maniera diversa differnti categorie di residenti. Un altro aspetto della globalizzazione è l'aumento della corruzione, tale crescita è sostenuta dalla ideologia che giustifica il fare soldi in qualsiasi modo. Questo porta alla crescita dei paradisi fiscali, e delle strutture (banche e uffici legali) il cui ruolo è facilitare i trasferimenti di denaro acquisito illegalmente: "riciclaggio morale".
L'ultimo capitolo è dedicato al futuro del capitalismo globale. Le società puramente commerciali hanno come unica gerarchia il successo monetario. Un tempo le persone rispondevano alle leggi e ai limiti autoimposti, mentre oggi la moralità a livello interiore non esiste più, assitiamo quindi alla esternalizzazione della moralità attraverso il ricorso esclusivo alle leggi e forze dell'ordine che molti cercano di manipolare per trarne vantaggi. Le caratteristiche delle società moderne sono: atomizzazione e mercificazione. Le famiglie hanno perso gran parte del loro valore economico dato che molti beni e servizi si possono acquistare sul mercato (mercificazione). Nel confronto tra capitalismo liberale e capitalismo politico, i vantaggi del capitalismo liberale consistono nell'essere in un certo modo integrati nel sistema (la democrazia) e quindi più naturali, invece il capitalismo politico è obbligato a garantire tassi di crescita elevati se vuole sopravvivere. Nel finale illustra alcune possibili evoluzioni del capitalismo liberale. Una potrebbe essere il capitalismo popolare dove tutti hanno quote equivalenti di reddito e capitale, i redditi continuano ad essere diversi ma la diseguaglianza non tende ad aumentare e la mobilità intergenerazionale dei redditi viene garantita. Il capitalismo egualitario dove tutti hanno circa la stessa quantita di reddito da capitale e lavoro, la diseguaglianza è bassa, e ciò garantisce pari opportunità. Infine, l'attuale capitalismo liberal-meritocratico potrebbe degenerare in un capitalismo in cui l'élite economiche esercitano ancor più controllo sulla politica, portando a un sistema plutocratico che tende a diventare simile al capitalismo politico con tutti i problemi evidenziati per questo tipo di sistema.
Un libro scritto con grande chiarezza, rendendo semplici cose complesse, in maniera direi schematica e quasi didattica, che quindi ne favorisce la lettura, e, al contempo, contiene molte riflessioni interessanti e non banali sulla storia ed evoluzioni delle società occidentali e non. Un libro quindi che merita assolutamente una lettura.
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