lunedì 20 novembre 2023

Anthony B. Atkinson - INEQUALITY- What can be done

L'autore del libro di oggi, Anthony B. Atkinson, è stato membro del Nutfield College di Oxford e professore presso  la London School of Economics.

Nella prima parte del libro analizza i vari aspetti della disuguaglianza. Evidenzia come sia importante la disuguaglianza delle opportunità (concetto ex ante) ma non si debba sottovalutare la disuguaglianza dei risultati, concetto ex post che riveste la sua importanza nel perpetuarsi delle disuguaglianze.
La disuguaglianza è pericolosa perchè crea maggior instabilità macroeconomica, mentre una maggior uguaglianza consente una crescita piu sostenibile (FMI). Purtroppo, nonostante questo, le questioni della distribuzione della ricchezza non hanno, in generale, un ruolo centrale negli studi economici. I dati dimostrano, vedi Piketty, che la disuguaglianza è in crescita nella maggior parte dei paesi a partire dagli anni '80. Ci sono varie dimensioni della disuguaglianza (per età, genere, razza ecc.) e alcune di queste sono poco considerate. Le disuguaglianze hanno avuto diversi trend nel passato, in particolare dopo la seconda guerra mondiale sono generalmente diminuite nei paesi occidentali, ciò a causa dell'aumento dei trasferimenti dello Stato (welfare) e delle politiche fiscali maggiormente progressive, questo grazie appunto al ruolo dello Stato ma anche del maggior potere dei lavoratori (sindacato); mentre gioca a favore della crescita della disuguaglianza, dopo gli anni '70, l'aumento della quota del  capitale rispetto al reddito da lavoro che si era precedentemente ridotta.
I fattori che contribuiscono alla crescita della disuguaglianza sono molteplici: globalizzazione, cambiamenti tecnologici, crescita dei servizi finanziari, cambiamenti nelle norme di pagamento, riduzione del ruolo dei sindacati, riduzione dei trasferimenti redistributivi

L'analisi di tutti questi fattori e le loro interazioni è complessa e spesso gli studi economici hanno una visione limitata e incompleta di certi fenomeni.

Il libro prosegue con una serie di proposte ben dettagliate e analizzate in base anche alle dinamiche dei  fattori prima descritti. Una  sintesi delle proposte è la seguente:

  • la direzione del cambiamento tecnologico non deve essere lasciata a se stessa ma dovrebbe essere controllata dai decisori politici per i risvolti che questa ha sulla disoccupazione;
  • le politiche pubbliche dovrebbero essere indirizzate a ribilanciare i poteri, ad esempio dei lavoratori vs imprese;
  • maggior impegno del governo nel ridurre la disoccupazione anche garantendo pubblico impiego al salario minimo;
  • introduzione del salario minimo e un codice di condotta per pagare al di sopra di questo;
  • il governo dovrebbe grantire dei buoni di risparmio con un tasso di interesse positivo;
  • una dotazione di capitale per ogni cittadino;
  • una autorità pubblica che investa in imprese e in proprietà;
  • ritorno a tassazione piu progressiva e una tassa sulla eredità che agisca sui ricavi da capitale sull'intera vita;
  • una tassa sulla proprietà;
  • donare a tutti giovani una somma (child benefit) che venga  tassato come reddito;
  • un reddito di partecipazione cioè un reddito di cittadinanza condizionato (ad una contribuzione sociale);
  • rinnovamento ed innalzamento dei benefici di previdenza sociale;
Nella ultima parte analizza e da risposte alle possibili critiche alle sue proposte in termini di fattibilità o che possano dar luogo a effetti controproducenti sulla crescita complessiva e, infine, anche valutandone i possibili costi nel caso del UK. 
Il percorso per una riduzione della disuguaglianza è ovviamente difficile, ma l'autore è ottimista,  e deve tener conto di tutti gli aspetti della nostra società, cercando di imparare dai periodi storici in cui la disuguaglianza è diminuita. La crescita della disuguaglianza va ricercata soprattutto nell'analisi dei mercati del  capitale e del lavoro. Il potere del mercati ha un ruolo importante nella disuguaglianza, cosi come il ruolo della relazione tra politica e disuguaglianza resta cruciale. 
Un libro molto bello, interessante, ben documentato e piuttosto complesso, le cui analisi e proposte sono difficili da sintetizzare per cui ne consiglio la lettura che richiede impegno e attenzione.
Alcune considerazioni sul libro,  le  proposte non sono del tutto  nuove, vedi ad esempio i libri di Piketty, altre sono sicuramente più innovative; alcune più facili da realizzare, altre abbastanza rivoluzionarie e che vedo difficile perseguire in questo momento storico e politico. Certo è che il tema della disiuguaglianza meriterebbe più attenzione e impegno da parte dei politici, e anche le classi dirigenti, o élite, dovrebbero esserne maggiormente preoccupate, sia per i grossi problemi sociali che la disuguaglianza genera e sia perchè creiamo sofferenze e povertà che dovrebbro essere  evitate o ridotte; inoltre abbiamo uno  spreco di risorse, cioè persone, e in particolari i giovani, a cui non vengono date le possibilità di esprimere a pieno il loro potenziale. 
Certo vedendo i dati l'Italia non brilla a confronto di tante nazioni avanzate, sia perche anche da noi la disuguaglianza è molto aumentata, sia perchè le misure di contenimento della disuguaglianza e povertà ci vedono spesso agli ultimi posti. Inoltre, con questo governo vediamo un ulteriore arretramento, è stato ad esempio, al momento, cancellato il tentativo di introdurre un salario minimo. Inoltre, l'abolizione del Reddito di Cittadinanza, fatto male per carità,  è stato riformato ma in questo modo si è diminuita e peggiorata la copertura dei più deboli e disoccupati.


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