Lo sviluppo delle economie occidentali, seguito da altre economie ora sviluppate, dimostra inequivocabilmente che il mercato è un motore imprescindibile per la crescita dell’economia. Questo perché, indubbiamente, la spinta individuale rappresenta un forte movente per chi vuole emergere nell’adottare le tecniche migliori per conquistare il mercato, senza spinta individuale le società crescono economicamente meno o solo sino ad un certo livello, come ci hanno mostrato i sistemi socialisti. Inoltre, come ha indicato Hayek, c’è anche un problema di informazione, il sistema dei prezzi può rappresentare un sistema migliore per far circolare le informazioni che sono disperse, ed è praticamente impossibile che tutte le informazioni rilevanti per far funzionare bene un economia siano centralizzabili e utilizzabili. Bisogna aggiungere che in tema di informazione Stigltz e Akerloff hanno dimostrato come le asimmetrie informative minino le basi della presunta efficienza del mercato.
In sintesi il mercato, almeno dal punto di vista pratico, ha alcuni vantaggi, ma allora esiste “la mano invisibile” di Adam Smith?
No, in teoria e in pratica, quella della mano invisibile è una teoria troppo naïve che tende ad essere propagandata dai liberisti che può avere un suo appeal ma è fondamentalmente falsa. Da un punto di vista teorico ad esempio la teoria dei giochi competitivi ci dice che gli equilibri (equilibrio di Nash) che si raggiungono non sono ottimali (in senso Paretiano). Inoltre, la storia ci dice che il mercato tende alle concentrazioni e in genere la competizione tende a generare dei mercati oligopolistici. Come si sa si nasce incendiari e si finisce pompieri, così l’audace imprenditore che crea un nuovo mercato cerca, nel tempo, di mantenere i suoi profitti e tende a inglobare i competitor o metterli fuori mercato; nel lungo periodo è vero che nasceranno nuovi imprenditori e nuove tecnologie (distruzione creatrice) ma nel breve gli incumbent cercano di bloccare chi può erodergli la posizione di vantaggio o, in altri casi, si creano oligopoli collusivi, insomma serve qualcuno che eviti tutto ciò e questo delicato ruolo di regolatore lo può assumere solo lo Stato. Inoltre, dobbiamo considerare che il mercato tende a creare esternalità cioè, ad esempio, scaricare l’inquinamento sulla collettività, ed esistono beni pubblici di cui può occuparsi solo lo Stato. Quindi, che vi piaccia o no, lo Stato è comunque fondamentale e ha quindi un ruolo non sostituibile. C'è del vero nella teoria delle scelte pubbliche, che afferma che i politici agiscono sulla base di interessi individuali e quindi cercano la loro utilità (rielezione) che ha poco a che fare con la reale efficacia dell'azione pubblica. Quello che non condivido è la conclusione, cioè che bisogna ridurre lo Stato (Stato minimo), come se fosse una funzione di cui fare la derivata.
No, in teoria e in pratica, quella della mano invisibile è una teoria troppo naïve che tende ad essere propagandata dai liberisti che può avere un suo appeal ma è fondamentalmente falsa. Da un punto di vista teorico ad esempio la teoria dei giochi competitivi ci dice che gli equilibri (equilibrio di Nash) che si raggiungono non sono ottimali (in senso Paretiano). Inoltre, la storia ci dice che il mercato tende alle concentrazioni e in genere la competizione tende a generare dei mercati oligopolistici. Come si sa si nasce incendiari e si finisce pompieri, così l’audace imprenditore che crea un nuovo mercato cerca, nel tempo, di mantenere i suoi profitti e tende a inglobare i competitor o metterli fuori mercato; nel lungo periodo è vero che nasceranno nuovi imprenditori e nuove tecnologie (distruzione creatrice) ma nel breve gli incumbent cercano di bloccare chi può erodergli la posizione di vantaggio o, in altri casi, si creano oligopoli collusivi, insomma serve qualcuno che eviti tutto ciò e questo delicato ruolo di regolatore lo può assumere solo lo Stato. Inoltre, dobbiamo considerare che il mercato tende a creare esternalità cioè, ad esempio, scaricare l’inquinamento sulla collettività, ed esistono beni pubblici di cui può occuparsi solo lo Stato. Quindi, che vi piaccia o no, lo Stato è comunque fondamentale e ha quindi un ruolo non sostituibile. C'è del vero nella teoria delle scelte pubbliche, che afferma che i politici agiscono sulla base di interessi individuali e quindi cercano la loro utilità (rielezione) che ha poco a che fare con la reale efficacia dell'azione pubblica. Quello che non condivido è la conclusione, cioè che bisogna ridurre lo Stato (Stato minimo), come se fosse una funzione di cui fare la derivata.
Altri economisti (Schumpeter) hanno evidenziato l'importanza della preparazione dei politici e burocrati per il buon funzionamento dello Stato. Popper parla di buone istituzioni per evitare le degenerazioni del potere politico, un esempio è la costruzione di sistemi di check and balance nei poteri politici. Infine, quello che serve è una cittadinanza consapevole della sua importanza nel controllo, questo richiede anche qui formazione e istruzione, anche perché la complessità dei sistemi economici e politici è in aumento. A questo dovrebbe servire la vera "buona" scuola e la informazione giornalistica, oggi abbiamo anche la grande risorsa che è la rete. Sul giornalismo conosciamo i condizionamenti del potere economico e anche sulla rete abbiamo visto, anche recentemente, come può essere un mezzo per veicolare informazioni interessate o fuorvianti. Insomma la situazione è complicata. Aggiungiamo pure che il mercato è sempre più internazionale mentre le nazioni operano a livello locale, servirebbero buone regole e istituzioni internazionali, ma anche qui molte istituzioni sono condizionate anche ideologicamente (vedi FMI o Banca Mondiale), basta leggersi qualche libro di Stiglitz.
Il quadro è complesso e non esistono soluzioni semplici, il primo passo è comunque informarsi e io nel mio piccolo cerco appunto di fare questo, mettendovi in evidenza libri o articoli che possono darvi una mano a districarvi meglio in questa realtà.
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