martedì 4 luglio 2017

Steve Keen - Debunking economics

Il libro che oggi presento ha due problemi: non è tradotto in italiano (considerando quanto e cosa viene pubblicato in Italia mi domando: perché?) ed è di oltre 500 pagine, se siete in grado di superare questi due scogli ne vale la pena, è uno dei libri più interessanti e completi che abbia letto recentemente.
La prima parte (destruens) è finalizzata a dimostrare le fallacie delle teorie economiche tradizionali.
Fondamentalmente le teorie neoclassiche presumono di capire il funzionamento dei mercati quando, invece, sono profondamente ignoranti dei fondamenti delle loro teorie.
Nelle loro teorie non esistono le crisi finanziarie, infatti i  loro modelli si basano sull’equilibrio, inoltre ciò che cercano di derivare dal comportamento individuale non può valere per i comportamenti aggregati, a livello aggregato i sistemi complessi presentano fenomeni “emergenti” dalle interazioni di molti agenti individuali (la società non è la semplice somma degli agenti).
In particolare la legge della domanda e dell’offerta non si applica all’intero mercato, che può dar luogo a curve di domanda che non sono esattamente decrescenti.
Anche i costi e i ricavi delle imprese reali sono differenti da quelli assunti dalla teoria neoclassica (teoria dei costi e ricavi marginali), cioè le imprese non massimizzano i profitti quando costi e ricavi marginali si eguagliano. I costi di produzione sono, per molte imprese, normalmente costi costanti o decrescenti piuttosto che crescenti. Le imprese sono limitate più che nella produzione dalla domanda, cioè la loro mission è espandersi a spese dei competitors.
Un'altra assunzione sbagliata della economia neoclassica è quella di considerare il rischio (calcolabile), mentre in economia le cose sono incerte e quindi non calcolabili.
La dinamica dei processi viene ignorata in quanto la teoria neoclassica considera solo fenomeni transitori di breve termine, inoltre l’assunzione che il punto finale di un processo dinamico è un equilibrio statico è semplicemente sbagliata, un economia di mercato non può rimanere in una posizione ottimale perché gli equilibri sono instabili.
L’economia neoclassica tende a un marcato “riduzionismo”, mentre nei sistemi ove le variabili interagiscono in maniera non lineare i comportamenti a livello aggregato non possono essere ricavati dai comportamenti a livello elementare.
Un altro aspetto rilevante è che l’economia tradizionale tende a ignorare il ruolo del credito che è invece fondamentale in una moderna economia capitalistica (vedi Keynes-Schumpeter-Minsky).
La ossessione dell’economia neoclassica verso l’equilibrio è in realtà un ostacolo per comprendere le forze che permettono ad un economia di crescere.
Successivamente fa un elenco di ulteriori fallacie dell’economia mainstream, ma la più grave è quella di non essere stata in grado di prevedere la crisi economica del 2008.
Critica poi l’ipotesi dei mercati efficienti (Fama), la realtà dei mercati finanziari è più complessa e si rivela molto più instabile del previsto.  
Anche il modo di fare economia con la matematica è errato, infatti da una parte si utilizza la matematica sbagliata dall’altra non si comprendono i limiti dell’utilizzo della matematica, infatti il futuro non è prevedibile e la matematica non può risolvere ogni problema.
In conclusione, nell’ultima parte del libro, elenca alcune teorie che potrebbero rappresentare un alternativa alla attuale visione dell’economia. Le teorie elencate (Economia austriaca, Post-keynesiani, Sraffiani, Econofisici, Economia evolutiva) hanno ognuna degli elementi interessanti, ma anche limiti e quindi nessuna può essere considerata coma la “teoria economica” del XXI secolo.
Ovviamente nel libro c’è molto di più di quanto questa sintesi offra, quindi se avete la possibilità leggetelo!

Nessun commento:

Posta un commento