Riprendiamo a parlare di disoccupazione e del Jobs Act, visto quello che è contenuto in uno studio in cui sembrerebbe che gli effetti del Jobs Act nel diminuire la disoccupazione non siano cosi esaltanti, cosi come riportato anche nei dati trimestrali ISTAT. Diciamo che la cosa non mi sorprende, vedi precedente post, infatti come ha spiegato bene Keynes la occupazione non si determina solo nel mercato del lavoro, ma sopratutto nel mercato dei beni. Se c'è domanda e offerta di prodotti/servizi e sopratutto queste aumentano, allora aumenta l'occupazione. In generale è chiaro che una diminuzione del costo del lavoro abbia effetti sull'offerta di lavoro, ma se diminuisco i redditi del lavoro ho anche una diminuzione dei consumi e della domanda, cioè un cane che si morde la coda. A meno che ad una diminuzione generalizzata dei costi del lavoro non ci sia una contemporanea e sostenuta diminuzione dei prezzi in modo da lasciare invariato il potere di acquisto dei lavoratori, cosa che sostengono i fautori del liberismo ma che non sempre, anzi forse raramente, accade. Quindi se si vuole un aumento della occupazione bisognerebbe agire su domanda (aumento dei consumi e/o maggiore spesa pubblica), aumento degli investimenti privati, maggiore competitività dei prodotti (ad es. maggiore ricerca e altro), insomma tutta una serie di interventi che sono complessi, lunghi e non facili da realizzare. Parliamo poi di flessibilità, non nego che l'evoluzione tecnologica e dei mercati non diano luogo a un maggior ricambio in merito al tipo e modalità di lavoro, quindi è chiaro che strutturalmente è difficile pensare che le persone possano mantenere a lungo un certo tipo di lavoro, dato che le condizioni cambiano, e quindi una maggiore flessibilità è comunque un fatto assodato.
Altra cosa è la flessibilità, "parculesca", cioè quella che costringe i lavoratori a situazioni sempre più precarie, questa sinceramente è evitabile, anche perchè dannosa per la società in generale e alla fine non consente neanche di fare investimenti sulle persone e sulla loro crescita professionale, quindi non va neanche troppo a vantaggio delle imprese, su questo credo che ci siano degli elementi nel Jobs Act positivi ma in alcuni casi contraddittori.
Insomma quello del Jobs Act era un tentativo limitato e sbrigativo per risolvere il problema, mentre i problemi veri rimangono sul tappeto. Certo la situazione in cui ci siamo cacciati, euro e politiche controproducenti della Commissione europea, non facilita le scelte, comunque qualcosa di più a parità di condizioni si poteva fare, ma come al solito i vincoli elettoralistici e la scarsità di spessore del panorama politico italiano non aiutano.
Nessun commento:
Posta un commento