domenica 9 dicembre 2018

Tony Judt - Guasto è il mondo -Laterza


Tony Judt è un professore e intellettuale americano molto noto e con diverse pubblicazioni all’attivo.
Il libro parte con la constatazione che nel mondo di oggi c’è qualcosa di profondamente sbagliato avendo trasformato in virtù il perseguimento dell’interesse personale. Ma non è stato sempre così, nel dopoguerra sino agli anni 70 c’era invece un ampio consenso nella azione dello Stato e nelle politiche “socialdemocratiche”, cioè che le iniquità del capitalismo potessero essere stemperate dalla Stato con la garanzia di un benessere presente e futuro. Lo stato sociale e la tassazione progressiva non erano un tabù. La situazione si è però ribaltata a partire dagli anni ‘70 (la rivincita di Hayek vs Keynes), con un declino del senso di uno scopo condiviso e il primato dell’interesse individuale, cioè una inversione di rotta intellettuale. In parte è anche dovuto alle generazioni della protesta della fine degli anni 60, che hanno dato per scontate le conquiste acquisite con una battaglia di rivendicazioni individuali nei confronti dello Stato e della società. La caduta del comunismo ha poi sfilacciato tutta la massa di dottrine che aveva in qualche modo tenuto insieme la sinistra; senza più un riferimento culturale la sinistra ha finito per incorporare le dottrine liberiste che sono divenute dominanti.
Il problema è che se anche ci siamo liberati giustamente della tesi che lo Stato sia la soluzione migliore a qualunque problema ora dobbiamo liberarci della idea opposta cioè che lo Stato sia l’opzione peggiore. L’autore conclude, quindi, che bisogna in qualche modo recuperare una narrazione morale, con idee nuove in cui lo Stato rappresenti una istituzione intermedia primaria in grado di mediare tra cittadini insicuri e multinazionali e organismi internazionali non controllabili dai cittadini. Rimangono infatti troppi gli ambiti dove per perseguire i nostri interessi collettivi non basta fare quello che pensiamo sia meglio a livello individuale. Per fare ciò non dobbiamo per forza ripartire da zero ma il passato ancora ha qualcosa da insegnarci per costruire il futuro.
Un libro interessante per la capacità di analisi anche se in parte non del tutto nova, l’autore però non propone soluzioni concrete ma si limita a dare un messaggio di speranza.

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