Adam
Tooze è docente di storia alla Columbia University ed autore di
alcuni libri tra cui-Il prezzo dello sterminio-che fa una narrazione
molto interessante della storia della economia nazista (libro che ho
letto ma non recensito). In questo libro (tradotto in italiano come Lo Schianto) si rivolge alla storia
recente quella che va dalla grande crisi finanziaria sino ai
giorni nostri.
Il
primo punto che l'autore vuole evidenziare è che la crisi, benché
nata negli Stati Uniti, non può essere disgiunta dalla complessa
ed enorme interconnessione tra il sistema finanziario americano e
quello europeo. Infatti la
crisi non è solo fondamentalmente una crisi americana causata dagli
enormi sbilanciamenti commerciali con la Cina, aspetto esistente ma
non così determinante, ma dovuta per la maggior parte all'enorme
flusso di denaro proveniente dall'Europa che ha alimentato le
costruzioni finanziarie sofisticate e truffaldine basate sui mutui
“subprime” e sul mercato immobiliare americano. La parte relativa
allo sviluppo della crisi negli Stati Uniti non aggiunge molto a
quanto si sa (vedi ad esempio libro di Eichengreen), mentre più
interessante l'analisi dei flussi finanziari tra Stati Uniti e
Europa.
La
cronaca del 2008 mette in luce come il primo paese a muoversi nei
salvataggi fu il Regno Unito con al governo laburista di Gordon Brown,
mentre negli Stati Uniti il primo piano di salvataggio proposto dal
Tesoro (TARP) era stato affondato dai Repubblicani. Solo dopo un mese
il piano di salvataggio americano, ricapitalizzazione delle banche, fu varato sempre grazie ai Democratici, con presidente Bush, e molto
meno grazie ai Repubblicani.
Dato
il blocco del mercato del credito e la necessità di ingenti fondi in
dollari anche da parte delle banche europee, che avevano preso a
prestito a breve ingenti quantità di dollari, la FED dovette aprire
i cordoni della borsa con enormi quantità di prestiti di dollari
(miliardi di dollari) a beneficio sia delle banche americane e sia
europee, e in seguito anche con linee di credito alle banche centrali
(BCE, Bank of England, ecc.) diventando la banca delle banche o il
prestatore di ultima istanza del mondo, riaffermando sia il suo ruolo
sia quello del dollaro come moneta di riserva mondiale (a dispetto
quindi della crisi).
Nel frattempo la crisi si era estesa all'Europa e le prime economie a subire il
contagio furono quelle dell'est: Ungheria, Paesi Baltici ecc, con
interventi di salvataggio del FMI. Anche la Cina fu colpita dalla
crisi rispondendo con un piano di stimolo enorme sia con enormi
progetti infrastrutturali e sia con una politica monetaria a sostegno
delle banche, facendo della economia cinese il traino per il 2009
della economia mondiale per la prima volta nella storia.
Con
la presidenza Obama si diede avvio ad un grande stimolo, nel 2009, che
diede impulso alla economia americana ma fu meno ingente in volume di
quanto alcuni economisti progressisti avevano sperato; purtroppo a
partire dalla Germania, e poi diffusosi in tutto il mondo, vennero
adottate politiche di contenimento di budget statale che ovviamente
si era pericolosamente impennato in tutte le nazioni, politiche che
provocarono l'effetto di rallentare la ripresa.
Dopo
aver narrato del salvataggio delle banche americane e della creazione
della nuova regolamentazione finanziaria con la voluminosa e
complicata legge Dodd-Frank, il focus del libro si sposta
impietosamente sulla eurozona. Nella eurozona assistiamo a una serie
di scelte fallimentari operate dalla politica, all'epoca guidata dal
duo Merkel-Sarkozy. Si inizia con il primo salvataggio mal riuscito
insieme al FMI della Grecia, indebitata fino al collo,
grazie alla forte opposizione della Merkel (pressata internamente)
ad ogni tentativo di salvataggio più ampio e coordinato. Nel 201, anche se il picco della crisi era passato, le difficoltà rimanevano.
Negli Stati Uniti si era rischiato il blocco a causa delle divergenze tra
Democratici e Repubblicani. In Europa la situazione peggiora, la
Grecia è moribonda, la cura da cavallo ha ridotto il PIL per cui il
debito continua ad aumentare, Papandreu propone un referendum e viene
prontamente sostituito dal più malleabile Papademos. Anche l'Italia
va in sofferenza a causa dell'alto debito, e il duo Sharkozy Merkel da
il benservito a Berlusconi sostituito dal bocconiano ed ex
commissario europeo Monti.
La
situazione economica europea continuò a peggiorare perché anche
l'economia della Spagna era divenuta precaria, a causa della fine della bolla
immobiliare e con le sue banche fortemente in crisi. La situazione
politica per fortuna era cambiata, a Sarkozy era successo Hollande
che ora cercava di coordinarsi con Monti e anche il nuovo governo
spagnolo di Rajoy, ma, sopratutto, Draghi era divenuto presidente
della BCE. Il suo famoso annuncio un po a sorpresa del “whatever it
takes” riuscì a calmare finalmente gli animi ed avviare la
situazione verso una normalizzazione, anche se attirò le solite
critiche tedesche e di fatto i mezzi della BCE rimasero inizialmente
comunque limitati.
Il
libro prosegue nella narrazione dei fatti più recenti: dalla
umiliazione di Tsipras, il percorso tortuoso del Regno Unito verso la
Brexit fino alla elezione di Trump.
Pur
essendo un libro molto voluminoso (oltre 600 pagine) è un libro che
si legge piacevolmente, anche perché mescola aspetti economici ad
altri più politici.
L'autore
da molti giudizi nel libro, chi ne esce meglio è il trio economico
americano Bernake (FED), Paulson (Tesoro) e Geithner (New York
Fed). Ne esce abbastanza bene anche Obama, mentre l'autore è molto
critico nei confronti dell'atteggiamento del partito repubblicano che
ha assunto posizioni di retroguardia. L'Europa ovviamente non ne esce
bene, in particolare la dirigenza tedesca e anche la stessa Merkel, anche se condizionata dalla situazione interna. Forse con gli Stati
Uniti l'autore si dimostra un poco troppo tenero, perché comunque la enorme crisi è
nata lì dovuta ad una serie di gravi errori e mancati controlli.
Inoltre, se è vero che si è riusciti ad evitare il peggio e la
crisi è stata contenuta anche temporalmente, bisogna dire che
nessuno del sistema finanziario ha veramente pagato il conto, anzi i
banchieri coinvolti nel crack si sono concessi dei bonus vergognosi,
mentre chi ha pagato il conto sono stati i cittadini e contribuenti
che hanno pagato anche in termini di perdita di lavoro e di reddito.
Leggere
questo libro, anche se conoscevo molti aspetti, mi ha comunque
provocato rabbia e costernazione.
La rabbia viene dal fatto che
politici e molti economisti per anni ci hanno raccontato che il
capitalismo era il migliore dei mondi possibili mentre, invece, ci
hanno trascinato con le loro scelte scellerate in una della più
gravi crisi mondiali, se calcoliamo i volumi in gioco e la
estensione geografica è probabilmente peggiore di quella del '29.
La
rabbia è anche causata dal fatto che a pagare siamo stati noi i
cittadini e lavoratori che hanno pagato pesantemente mentre, come
dimostrano i dati, l'1% più ricco ha continuato ad arricchirsi. La
costernazione viene dal fatto che alla fine chi ci ha guadagnato è
la destra che sfruttando le difficoltà e le paure dei cittadini ha
raccolto consensi, anche se, come nel caso di Trump, poi alla fine le
politiche che vengono adottate non sono veramente popolari ma
favoriscono le solite élite.