venerdì 8 maggio 2015

Thomas Piketty - Il Capitale nel XXI secolo- Bompiani

Parto da una premessa, questo libro è stato un grande successo editoriale e viene considerato uno dei libri economici più importanti del 2014, pertanto una recensione era dovuta, devo comunque avvertire che è un libro pieno di dati e voluminoso, circa 1000 pagine, pertanto non può essere letto tutto di un fiato, come un giallo, ma con la doverosa calma.
Detto ciò veniamo al contenuto del libro, nella prima parte l’autore mostra che, nei paesi sviluppati, i dati  evidenziano come il capitale (patrimoni)  privato, e non  quello dello Stato, dopo aver subito una profonda riduzione dovuta alle due guerre mondiali ha ripreso a crescere e si sta riportando ai valori che aveva a fine ‘800.
Questa andamento non può,  per Piketty, che avere la tendenza a peggiorare data la riduzione della crescita economica e di quella demografica. Ovviamente ci sono delle differenze con il passato, i patrimoni non sono più terrieri ma principalmente immobiliari, finanziari e industriali, e i possessori non sono i puri rentiers ma sostituiti ormai dalla la classe dei super-dirigenti  strapagati. Inoltre, le diseguaglianze patrimoniali sono e restano molto più estreme e concentrate che le diseguaglianze di reddito. In questa concentrazione ha ripreso ad avere un ruolo importante anche l’aumento dei flussi ereditari.
Le conclusioni dell’autore sono, quindi, logicamente che bisogna ri-aumentare, come era nel recente passato, il livello di tassazione progressiva sul reddito e anche sulle eredità ma, soprattutto, sul capitale. Quest’ultima non tanto per finanziare lo Stato sociale ma con lo scopo  di regolare il capitalismo patrimoniale.
L’autore si rende conto, realisticamente, che queste indicazioni sono difficili da realizzare, praticamente utopie, anche perché gli Stati nazionali  non hanno più la dimensione adeguata, e quindi la forza, di produrre e applicare regole efficaci nel quadro del capitalismo attuale, patrimonializzato e anche globalizzato. 
Conclude comunque con auspicio:
«Affinchè la democrazia riesca un giorno a riprendere il controllo del capitalismo bisogna partire dal principio che le forme concrete della democrazia e del capitale sono ancora e sempre da reinventare».

Il libro è molto interessante e comunque, pur essendo complesso e ricco di informazioni, è scritto in maniera molto chiara e semplice, con anche piacevoli riferimenti letterari, per cui credo ripaghi pienamente l’impegno di lettura.

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