giovedì 12 marzo 2020

I CONTI DEL CORONAVIRUS

In questo momento la emergenza è sanitaria e anche grave, senza allarmismi ma senza sottovalutazioni, come fatto da qualcuno inizialmente, dobbiamo tutti impegnarci per evitare che il contagio si diffonda a macchia d'olio,  evitando che la pressione sul sistema sanitario lo porti al collasso con un aumento dei decessi per impossibilità di curare le persone. Credo che al momento le misure prese siano giuste, evitiamo polemiche sul prima, ma la situazione è difficile e ci vorrà del tempo per normalizzarla. Purtroppo il tempo che passa significa attività ferme in parte o del tutto; considerato che il PIL italiano è 1800 miliardi di euro un punto percentuale di PIL sono 18 miliardi  viene subito che un mese di fermo di PIL sono 150 miliardi una cifra enorme. E' chiaro che le cifre stanziate sono ancora poco probabilmente servirà di più, e inoltre bisognerà spendere bene questi soldi non promettendo tutto a tutti, purtroppo si potrà solo limitare i danni. Capisco che bisogna spendere giustamente un po di soldi in sanità e aiuti vari per evitare licenziamenti di massa e chiusure di imprese, ma la contrazione ci sarà, basti pensare al solo turismo e anche se ci potrà essere un recupero bisognerà aspettare alla fine per fare i conti.
Detto ciò e che ho poca fiducia di come i nostri politici impiegano i soldi, spesso per mance elettorali che per interventi strutturali, si pone il problema della tenuta del sistema Italia. Una diminuzione del PIL e un aumento delle spese determina un aumento del rapporto deficit/PIL già elevato e ci espone a maggiore spese anche sul fronte degli interessi innescando un ulteriore spirale negativa. C'è solo un modo per evitare tutto ciò e visto la situazione dell'espansione del virus a tutta Europa sarebbe logico e inevitabile: un massiccio piano di intervento anche per investimenti finanziato dall'Europa (BCE, BEI o cosa si vuole). Il piano visti i numeri in gioco dovrebbe essere di dimensioni veramente imponenti. Se anche questo non accadrà penso che sia la fine dell'Europa fondata sull'euro, un Europa che non è stata in grado di coordinarsi neanche di fronte alla emergenza sanitaria.

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