lunedì 25 settembre 2023

Thomas Fazi- Una civiltà possibile- La lezione dimenticata di Federico Caffè

 Dopo aver letto il precedente romanzo sull'economista Federico Caffè mi è venuta voglia di conoscere meglio il suo pensiero, pertanto ho trovato questo libro di Thomas Fazi, di cui abbiamo recensito un altro libro; Fazi è un giornalista e saggista di questioni economiche.

Il libro è una sintesi del pensiero di Federico Caffè,  dove l'autore riporta stralci del suo pensiero tratti dai suoi scritti e articoli di giornale. 

La prima parte è dedicata al pensiero generale di Caffè sui temi economici e macroeconomici. Caffè rimase fedele al pensiero del grande economista britannico John Maynard Keynes per tutta la sua vita, per Caffè uno dei grandi meriti di Keynes è che l'intervento pubblico è una componente essenziale, intrinseca dell'assetto di una economia moderna. Caffè rimane contrario alla interpretazione dei neoclassici di Keynes, che ne effettuano un ribaltamento della posizione originaria. Inoltre, per Caffè rimane importante che il pensiero keynesiano sia improntato alla ricerca di vie idonee al miglioramento sociale, mentre le sole forze del mercato spesso portano a risultati non vantaggiosi per la collettività. In sintesi, per Caffè, la politica economica non doveveva escludere i controlli condizionati delle scelte individuali e doveva considerare come irrununciabili obiettivi di assistenza e egualitarismo, con lo Stato garante del benessere sociale. Le sue idee lo portarono ad essere critico con il modello di sviluppo del dopoguerra troppo orientato alle esportazioni più che alla domanda interna e condizionato dal mito della deflazione, ma anche critico nei confronti delle posizioni anticapitalistiche e utopistiche della sinistra marxista, tanto da definire la sua posizione come solitudine del riformista.

Il secondo capitolo invece riguarda la crisi degli anni Settanta, e la prediminanza in economia del pensiero monetarista, che tendeva a mettere in secondo piano le politiche keynesiane, idee che in Italia si fecero via via  strada anche tra gli economisti progressiti, con l'accettazione di politiche di contenimento salariale sino alla abolizione della scala mobile e alle politiche recenti di flessibilità del lavoro. Caffè rimase sempre fedele alle sue idee: "Non credo che il risanamemento della bilancia dei pagamenti e un riassetto della economia senza l'introduzione di veri elementi di socialismo sia qualcosa che vale", rendendolo sempre piu isolato e in contrasto anche con il mondo sindacale.

L'ultima parte del libro è dedicato alla nascita del sistema monetario europeo (SME), antesignano dell' euro. La posizione di Caffè era fermamente contraria perchè capiva benissimo che la limitazione di sovranità monetaria, con l'adozione di un cambio poco flessibile, significava politiche di contenimento dei salari e difficoltà per il nostro paese con aumento della disoccupazione, portandolo ad affermare: "Il lavoro come la più illustre delle vittime della politica monetaria (...) ai lavoratori non si offre altra scelta che la fame o la sottomissione, mentre i frutti della loro sottomissione vanno a beneficio di altre classi". Caffè riteneva come diceva Keynes che solo uno sciocco poteva preferire una politica salariale flessibile rispetto a una politica monteria flessibile. La sua posizione lo mise in forte contrasto con Padoa Schioppa, d'altra parte era contario allo SME anche Baffi, governatore della Banca d'Italia, che venne poi estromesso con infamanti accuse rivelatesi non vere. Gli esponenti di  sinistra, vedi Scalfari e Napolitano, inizialmente erano contari allo SME, nel tempo però Caffè rimase sempre più isolato. Questa condizione, oltre al fatto di non poter più insegnare lo portò ad un periodo di incupimento che lo condusse poi a sparire nel nulla senza lasciare tracce.

Un libro molto ben fatto, che contiene molte citazioni del professor Caffè e fa rivivere, con interessanti ricostruzioni, anche la storia dell'Italia dal dopoguerra sino alla fine degli anni '80. Un libro quindi che consente di apprezzare e far conoscere le idee di Caffè, un uomo che ha formato una generazione di economisti, tra cui Draghi, ma è rimasto fedele alle sue idee sino all'ultimo.


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