Nel suo discorso al Senato Draghi afferma che non esiste un aggettivo che definisca il suo governo, aggiungendo poi che esso è animato da" spirito repubblicano" ovvero di responsabilità, un governo comunque politico come ho spiegato nel precedente post, a dispetto di quanto sostenuto da Mattarella, in quanto dovrà affrontare, come dice Draghi, scelte "coraggiose" e le scelte sono sempre politiche. Non sorprende la sua difesa dell'euro, "irreversibile", che è un suo marchio di fabbrica, anche se la Unione Europea non funziona così bene (infatti lui l'ha dovuta salvare).
Sono invece molto d'accordo quando afferma che dovremmo essere "più generosi e giusti" nei confronti del nostro paese, che tendiamo a criticare oltre misura.
Ovviamente c'è poco da dire sulla necessità d'intervento sanitario e sulla necessità di "rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale".
Giusta anche la enfasi sulla scuola con la necessità di "coniugare le conoscenze scientifiche e quelle umanistiche", come pure il cenno al potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori, creati ma lasciati a se stessi.
Importante il focus sull'ambiente "conciliando progresso e benessere sociale", da capire se si farà veramente o continueremo col "business as usual" e ambientalismo di facciata con meccanismi di green wash e basta.
Inevitabile il suo interesse per politiche attive del lavoro, ciò significherà mettere mano al reddito di cittadinanza, che è stata una misura giusta in teoria ma confusa nella pratica.
Importante è l'accenno al ruolo dello Stato, alla necessità di "investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari" per progettare e gestire gli investimenti, con lo Stato che deve "utilizzare le leve per ricerca e sviluppo, istruzione e formazione, regolamentazione, incentivazione e tassazione".
Da evidenziare la enfasi sulle riforme: tassazione, piattaforme efficienti, aggiornamento continuo anche tramite assunzioni, la giustizia.
Un discorso breve, condivisibile in larga parte, anche se dobbiamo vedere la parte applicativa.
Le ricette di Draghi sono in buona sostanza quelle indicate nel mio libro, questo non perché io sia particolarmente bravo ma solo perché sono le indicazioni che emergono dagli studi degli ultimi 30 anni sulle condizioni che favoriscono il progresso delle nazioni. Manca un cenno su un aspetto importante: il miglioramento delle istituzioni, che ovviamente risulta difficile attuare con una coalizione così eterogenea e con ricette così diverse sul tema, ma sarebbe una ennesima occasione perduta, perché come ho già affermato abbiamo bisogno di migliorare anche le nostre istituzioni con riforme che siano condivise e non, come si è fatto ultimamente, con riforme di parte.
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