lunedì 3 novembre 2025

Adam Tooze- Shutdown- How Covid Shook the World's Economy

Di Adam Tooze, storico dell'economia, abbiamo già pubblicato la recensione del suo libro, Crashed, relativo alla crisi del 2008. In questo libro si dedica invece alla crisi economica, sanitaria e  sociale a seguito della pandemia del Covid 19. Tale crisi si è rivelata ancor più grave di quella del 2008, circa il 95% delle economie mondiali subì una contrazione o un forte rallentamento, per non parlare degli innumerevoli vittime che ha generato. Tutte le catene del valore del sistema economico vennero infatti colpite duramente.

Il libro ripercorre quindi la storia degli avvenimenti e le reazioni da parte dei governi.  La Cina è stata il fattore scatenante da cui è partito tutto, la sua rezione è stata, grazie al suo sistema autoritario, ferma e risoluta non senza errori e conseguenze. Il mondo, in particolare l'occidente, è stato colto molto impreparato da un evento, la pandemia, che comunque poteva essere previsto e che avrebbe necessitato un piano preventivo. Le razioni sono state quindi diverse a seconda dei governi nazionali, con azioni a volte discordanti. Basti pensare solo all'Italia, colpita molto duramente e tra le prime, con all'inizio una sottovalutazione e poi con dei lockdown molto duri ed estesi; con la mancanza anche di dispositivi banali come le mascherine, e con un sistema sanitario frammentato, dove anche le regioni con una sanità migliore, Lombardia, hanno dimostrato la fragilità delle strutture pubbliche, avendo avvantaggiato nel corso degli anni le struttre private, ovviamente in sistuazione anche peggiori erano le strutture sanitarie del sud. Comunque non è andata meglio in molti paesi, vedi gli USA, con Trump che ha sottovalutato il problema in molte situazioni e con una sanità privatizzata. Oltre al problema sanitario vi è stato il problema economico, cioè sostenere una economia che era bloccata, migliaia di persone a rischio indigenza a causa della mancanza di lavoro ad esempio nei trasporti, turismo, ristorazione, ecc. Memori degli errori compiuti nel 2008 le reazioni questa volta sono state più rapide. Davanti al collasso imminente, le banche centrali e i governi hanno adottato misure senza precedenti: tassi quasi a zero, acquisti massicci di asset, salvataggi e garanzie, stimoli giganteschi di trilioni di dollari che hanno appesantito il debito delle nazioni, anche in questo caso le cifre messe in campo dagli USA (da Biden piuttosto che Trump) furono ben maggiori di quelle europee che comunque alla fine varò il Next Gen recovery plan di cui l'Italia è stata una delle maggiori beneficiarie. 

Tooze evidenzia come la globalizzazione,  le catene del valore internazionali, da punto di forza si sono rivelate un punto di estrema debolezza invece. Inoltre, sono emerse maggiormente le differenze e le diseguaglianze tra di chi ha potuto continuare a lavorare anche da remoto con chi, sopratutto nelle fasce più deboli, ha dovuto subire pesanti perdite economiche solo parzialmente compensate dagli aiuti. Ancor piu della  crisi del 2008 questa crisi pandemica ha dimostrato la importanza dello Stato e del suo intervento, della sanità pubblica, degli interventi massicci per salvare la economia e farla riprendere, un ulteriore colpo al mainstream del liberismo e ha mostrato la vulnerabilità delle catene globali. Questa crisi ha dimostrato la interdipendenza globale che merterebbe un coordinamento migliore su tanti aspetti che non c'è. La crisi ha anche ribadito la importanza della Cina come player mondiale, nel bene e nel male. Purtroppo tale crisi difficilmente sarà isolata, siamo in un mondo complesso interconnesso dove un battito d'ali a Pechino causa un uragano a New York. Abbiamo forse capito che il mercato non è la soluzione, abbiamo capito la importanza delle politiche nazionali e statali ma, a parte una reazione più rapida e incisiva rispetto al 2008, non siamo ancora abbastanza forti e resilienti come dovremmo essere. Un libro interessante che mi ha fatto rivivere i momenti angoscianti della pandemia e che vale la pena ricordare come monito.

David Graeber- David Wengrow - L'Alba di tutto- Una nuova storia della umanità

L’alba di tutto è di due autori: l’antropologo David Graeber e l’archeologo David Wengrow, lo scopo del libro è di contestare la narrazione tradizionale secondo cui l’umanità sarebbe passata in modo lineare dallo “stato di natura” alle società complesse, gerarchiche e diseguali che conosciamo oggi, questa narrazione nasce sostanzialmente da Rousseau per poi essere stata ripresa e ampliata da molti autori.
Nel corso del libro gli autori sostengono, infatti,  che la storia umana è stata caratterizzata da una straordinaria varietà di esperimenti politici e sociali, e che le disuguaglianze non sono un destino inevitabile, ma il risultato di precise scelte storiche.
Le società del passato non erano né paradisi né inferni primitivi, ma realtà estremamente diverse e creative, in cui gli esseri umani sperimentavano costantemente nuove forme di vita collettiva. Gli autori elencano nel corso del libro quelle scoperte archeologiche e antropologiche le quali dimostrerebbero che gli esseri umani, sin dai tempi più antichi, hanno avuto la capacità di organizzarsi in molti modi differenti: a volte egalitari, altri gerarchici, a volte stanziali in  altre nomadi. Gli esempi che citano sono ad esempio quelli della valle dell’Indo o di Çatalhöyük in Anatolia, che erano grandi centri urbani ma privi di forti disuguaglianze sociali, che convivevano con società di cacciatori-raccoglitori con strutture politiche complesse e forme di autorità temporanea o simbolica.
Un aspetto che viene evidenziato è che molte società antiche alternavano stagionalmente diversi sistemi politici; ciò indica  la capacità di passare da un modello politico all’altro era una delle libertà fondamentali dell’umanità. Solo in tempi relativamente recenti, gli esseri umani avrebbero perso questa flessibilità, rimanendo “intrappolati” in forme rigide di organizzazione statale e burocratica. Un altro mito che gli autori contestano è il passaggio dalla civiltà dei cacciatori-raccoglitori alla civiltà agricola, passaggio che gli autori mostrano fu un processo lento, discontinuo e spesso reversibile. Tutti questi esempi, e molti altri elencati nel libro, sono volti a dimostrare che la complessità non implica necessariamente gerarchia o dominio, che la visione tradizionale e occidentale ha spesso schematizzato in maniera eccessiva la evoluzione delle società umane e che invece  le prime forme urbane e politiche umane erano spesso fondate su principi di libertà, partecipazione e rotazione del potere.
Tutto il libro è quindi rivolto a dimostrare che gli esseri umani non sono mai stati semplicemente “determinati” dalle loro condizioni materiali o biologiche: hanno sempre avuto la capacità di immaginare e costruire mondi diversi. Gli autori quindi ci invitano a  guardare al passato con occhi diversi e senza stereotipi, soprattutto per scoprire quante altre vie siano state possibili e dunque lo siano ancora oggi.
Un libro indubbiamente interessante e che pone, con molti esempi, una forte critica al modo convenzionale con cui si è guardato alla storia della evoluzione umana. Devo comunque fare una critica a questo libro, la quantità di dati storici, archeologici che vengono portati a suffragio delle loro tesi è enorme, ovviamente sintomo di una grande preparazione, il problema per un libro che vuole essere  comunque divulgativo è che  rimane di difficile lettura, io vi ho messo molto a leggerlo e, alla fine, ho dovuto rileggerlo per riuscire a farne una sintesi che non fosse troppo dispersiva.  A mio parere libri così validi dovrebbero porsi dei limiti di lunghezza, magari tralasciando esempi o mettendoli in appendice, rimango infatti  convinto che un libro rivolto al grande pubblico dovrebbe rimanere leggibile evitando di voler dimostare per forza la proria erudizione,