Questo libro, uscito
solo recentemente in Italia, ha avuto un grande successo internazionale,
l’autore è un giornalista esperto di economia.
Il libro si svolge su piani
diversi affrontando tematiche storiche, sociologiche ed economiche. Il tema di
fondo da cui parte è che la nuova economia dell’informazione e di rete, fondata
sulla conoscenza, mina i presupposti stessi del capitalismo abbassando
sempre più i costi di produzione ed erodendo la capacità del mercato di formare
correttamente i prezzi; perché se il mercato si basa sulla scarsità,
l’informazione è invece abbondante. Dato che il capitalismo è in crisi l’autore
analizza le teorie sul capitalismo e le sue crisi, da Marx a Schumpeter
passando per Kondratiev, giungendo ad una sua sintesi. Il capitalismo è un
sistema adattativo complesso che però ha raggiunto i limiti della propria
capacità di adattamento; infatti è stato sempre in grado di adattarsi alle
crisi grazie alle resistenze della forza lavoro, ma i successi di queste
trasformazioni si devono principalmente allo Stato, che ha un ruolo
fondamentale per la nascita di un nuovo paradigma.
In questa ultima
fase però la resistenza dei lavoratori è debole e l’economia si è sbilanciata a
favore del capitale e quindi viene meno la spinta alla trasformazione. Il
capitale cerca di resistere alle spinte della rivoluzione tecnologica con nuovi
monopoli, il problema è che la tecnologia
che sostiene il capitalismo, e che lo ha reso globale, sta minando il capitalismo
stesso. Mason prevede che:
“Il capitalismo non sarà abolito con una marcia a tappe forzate ma grazie alla creazione di qualcosa di più dinamico, che inizialmente prenderà forma all’interno del vecchio sistema, passando quasi inosservato, ma che alla fine aprirà una breccia, ricostruendo l’economia intorno a nuovi valori e comportamenti. Lo chiameremo post-capitalismo”.
L’ultima parte del
libro indica quindi una serie di passi e soluzioni che ci porteranno al
post-capitalismo, ed è questa la parte più debole del libro, come spesso succede
ai libri che affrontano temi così globali. Le soluzioni sono in linea di
principio condivisibili ma, a mio parere, poco praticabili. Mason sostiene in sintesi che ci vuole più
intervento dello Stato che deve assumere anche il controllo totale della distribuzione dell’energia e della produzione a carbone (per
risolvere anche il problema ecologico) e controllare profondamente la finanza e
il sistema bancario, anche se non ciò non significa un completa sparizione del
mercato.
Complessivamente è
un libro che ho trovato molto valido, pieno riferimenti e considerazioni
interessanti, Mason riesce soprattutto ad affrontare tematiche complesse rendendole piacevoli
e quasi avvincenti come in un romanzo.
Alcune mie
considerazioni. Credo che Mason nelle conclusioni cada in contraddizione,
perché da una parte sostiene che il capitalismo è un sistema molto complesso,
mentre le sue soluzioni sono troppo semplicistiche. La tesi della resistenza
dei lavoratori e della società ai
cambiamenti non è nuova, la troviamo nel libro di Polanyi, La grande trasformazione,
in cui afferma che le società sono cambiate ma lo Stato è dovuto intervenire
per evitare le distruzioni sociali da parte dei meccanismi di mercato lasciati
a se stessi. Quindi sono d’accordo che lo Stato, al contrario di quello che
dicono i liberisti, è la soluzione e non
il problema. Ma quale Stato? Quello nazionale sta perdendo potere nei confronti
di un economia globalizzata e un sistema di regolazione e controllo globale non
esiste ed è di difficile realizzazione. Non credo poi che sia così facile
eliminare o sostituire certi meccanismi di mercato, credo invece che il
capitalismo abbia ancora un ruolo nel futuro, anche se è un istituzione umana e
come tale ha una sua fine, ma a mio parere non così a breve termine. Credo che
il problema della modificazione del clima non possa essere risolto dai meccanismi
di mercato, che non sono così efficienti come ci contrabbandano. Sicuramente la
tecnologia è un potente agente del cambiamento ma serve anche la politica.
Mancano soprattutto élite illuminate e preparate in grado di interpretare la
volontà dei cittadini e non condizionate dalle forze economiche e dalle
ideologie dominanti.
Le sfide aperte sono molte, come ho indicato nel mio libro, dalla gestione dei flussi finanziari
e monetari internazionali, gli squilibri economici tra i paesi, le crescenti
diseguaglianze, sino ad arrivare ai problemi di compatibilità tra sviluppo ed
ecologia. Serve un nuovo equilibrio tra democrazia e capitalismo, passando
attraverso il ruolo dello Stato, ma non esistono soluzioni facili e globali,
anzi credo che dovremmo porci obiettivi semplici e mirati di volta in volta e
affrontarli. Le conoscenze ci sono, i cittadini sono consapevoli, in larga maggioranza, di quali siano i loro interesse reali.
Fino ad ora è mancata una lungimiranza
delle élite, negli ultimi tempi ha trionfato il liberismo sfrenato, il ritorno
ad ideologie marxiste non è la soluzione, ma servono idee e persone nuove e queste, soprattutto,
preparate a gestire la complessità senza preconcetti.
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