Ormai sono passati alcuni giorni dalle elezioni americane, provo anche io a fare qualche considerazione. La vittoria di Trump non mi è giunta inaspettata, quando ho visto che i sondaggi davano la parità ho capito che Trump avrebbe vinto, molte persone che votano Trump non lo ammettono pubblicamente e quindi i sondaggi tendono a sottostimare i voti della America profonda e rurale. Non mi aspettavo forse una vittoria così schiacciante ma la Harris non si è dimostrata un candidato convincente. I dati mostrano che Trump ha vinto non nelle grandi città ma nelle zone rurali, grazie al voto dei ceti operai e, sorprendentemente, anche le donne.
Ciò detto se qualcuno ha letto, anche solo una parte, dei libri che ho recensito le analisi sulla situazione occidentale sono quasi tutte unanimi. I partiti di sinistra o progressisti hanno perso buona parte del sostegno delle classi operaie e medie. In qualche caso l'appello contro le destre può ancora funzionare, vedi Biden o la Francia, ma la stigmatizzazione dell'avversario non basta più. Da una parte abbiamo la disaffezione di una parte dell'elettorato che non vota più, dall'altra parte una parte della popolazione è profondamente delusa e disperata perché non vede cambiare niente, anzi le cose peggiorano per cui sono facili perde di una certa propaganda e ormai sono disposte a votare anche quelli che, apparentemente, sono impresentabili pur di veder cambiare qualcosa. Eppure nonostante le analisi ancora la sinistra continua a sbagliare con candidati non all'altezza che non danno segni di cambiamento di una strategia politica fallimentare.
Certo non è facile contrastare certa propaganda che agisce sulla pancia della gente, soprattutto se alimentate dai media e social in mano a certi personaggi o a certe cordate economiche. Si continuano a fare errori, i democratici hanno atteso troppo per esautorare Biden dalla corsa e poi hanno puntato, per mancanza di alternative, sulla Harris che non aveva poi impressionato molto come vice presidente. Anche in Italia, con tutto il rispetto per la Schlein, mi sembra proprio il prototipo del radical-chic che tanto viene citato dalla destra a sproposito spesso. Servono quindi in primis candidati credibili, persone nuove che sappiano modificare le strategie finora adottate. Serve anche un modo nuovo di parlare alla gente, meno affettato e meno political correct ma che vada al cuore della gente e soprattutto ai suoi problemi, cioè bisogna tornare ad immergersi nella realtà e finire di essere troppo acquiescienti con lo status quo. La globalizzazione non è un vantaggio per molti anzi porta spesso discoccupazione e precarietà, la Unione Europea non è il migliore dei mondi possibili ma ha fatto troppi errori in termini di politiche economiche nonchè industriali, e, comunque, così non funziona diventando così un facile capro espiatorio per la destra e i populisti. Non dico di scendere allo stesso livello della propaganda di destra ma bisogna essere razionali ma anche socialmente attenti ai problemi delle persone e della società; alcuni temi come la immigrazione non devono essere lasciati alle sole destre, la immigrazione è un problema complesso e difficile, ma bisogna essere chiari che se si combatte la immigrazione indiscriminata si combatte anche per il mantenimento del welfare così faticosamente ragguinto e negli ultimi anni sempre meno finanziato, vedi sanità.
Sono anni che scrivo che spero nell'arrivo di leadership nuove, che la situazione politica e democratica si sta deteriorando e da questa situazione non abbiamo molto da guadagnare, probabilmente neanche i ricchi, e che quindi è necessario invertire la tendenza per non svegliarsi in qualche nightmare anti democratico e anche per un peggioramento della situazione sociale e anche climatica.
Se c'è qualche politico democratico e progressista in ascolto si dia da fare perchè non c'è molto tempo.
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