Molti economisti sostengono che la soluzione per l'Italia sarebbe tagliare la spesa pubblica, due che cito a memoria sono ad esempio Luigi Marattin e Veronica De Romanis.
Il dato 2023 del rapporto spesa/PIL ci vede al terzo posto in Europa, quindi abbastanza alto, ma non in maniera così evidente sopra la media. Se però prendiamo la formula del PIL questo è composto da consumi, investimenti, spesa pubblica e differenza tra export ed import, in formula PIL = C+I+G+X-M, quindi una semplice considerazione algebrica ci dice che diminuendo G, spesa pubblica, in prima battuta diminuiamo il PIL. Si potrebbe sostenere che se diminuisce la spesa pubblica e anche le tasse in pari quantità dovrebbero aumentare C, consumi e I, investimenti. Intanto non è detto che i consumi aumentino così tanto, dipende dalla propensione al consumo di chi è beneficiario del taglio di tasse, poi un aumento dei consumi potrebbe andare a innalzare le spese per prodotti di importazione, mi compro macchine elettriche cinesi per dire, andando a diminuire il saldo export meno import. L'effetto sugli investimenti è più incerto perché dipende da molte cose come la situazione di fiducia degli imprenditori sul futuro dell'economia. Quindi, se non si chiarisce bene cosa significa e quali effetti abbia il taglio della spesa pubblica a prima vista non mi sembra un operazione a saldo positivo. La spesa pubblica, solo spese correnti, è di oltre 620 miliardi di euro, quindi piuttosto sarebbe bene guardare cosa spendiamo e come spendiamo. Quindi, a prima vista, su oltre 600 miliardi ci sono grossi margini per fare aggiustamenti eliminando spese che hanno poca utilità sia sulla economia e sia sul sociale, indirizzando le spese laddove possono aumentare il PIL corrente e/o futuro: dagli investimenti sulla formazione o incentivi a imprese innovative che crescono, ecc., sarebbe un elenco molto lungo. Questo lavoro però costa fatica, richiede preparazione, visione di medio lungo termine e soprattutto scontentare con tagli gruppi e attività che storicamente ne hanno beneficiato. Quindi cari amici, e quasi colleghi economisti, piuttosto che sparare queste frasi ad effetto, che più si addicono a politici imbonitori che vogliono catturare facile consenso, discutiamo di cosa togliere e cosa aggiungere dalla spesa pubblica per aumentare il PIL e il benessere della nazione, ve ne saremo tutti grati e forse potremmo indirizzare la discussione su qualcosa di veramente utile.