domenica 17 novembre 2024

Tagliare la spesa pubblica! Sei sicuro? Un po di artimetica.

Molti economisti sostengono che la soluzione per l'Italia sarebbe tagliare la spesa pubblica, due che cito a memoria sono ad esempio Luigi Marattin e Veronica De Romanis.

Il dato 2023 del rapporto spesa/PIL ci vede al terzo posto in Europa, quindi abbastanza alto, ma non in maniera così evidente sopra la media. Se però prendiamo la formula del PIL questo è  composto da consumi, investimenti, spesa pubblica e differenza tra export ed import, in formula PIL = C+I+G+X-M, quindi una semplice considerazione algebrica ci dice che diminuendo G, spesa pubblica, in prima battuta diminuiamo il PIL. Si potrebbe sostenere che se diminuisce la spesa pubblica e anche le tasse in pari quantità dovrebbero aumentare C, consumi e I, investimenti. Intanto non è detto che i consumi aumentino così tanto, dipende dalla propensione al consumo di chi è beneficiario del taglio di tasse, poi un aumento dei consumi potrebbe andare a innalzare le spese per prodotti di importazione, mi compro macchine elettriche cinesi per dire, andando a diminuire il saldo export meno import. L'effetto sugli investimenti è più incerto perché dipende da molte cose come la situazione di fiducia degli imprenditori sul futuro dell'economia. Quindi, se non si chiarisce bene cosa significa e quali effetti abbia il taglio della spesa pubblica a prima vista non mi sembra un operazione a saldo positivo. La spesa pubblica, solo spese correnti, è di oltre 620 miliardi di euro, quindi piuttosto sarebbe bene guardare cosa spendiamo e come spendiamo. Quindi, a prima vista, su oltre 600 miliardi ci sono grossi margini per fare aggiustamenti eliminando spese che hanno poca utilità sia sulla economia e sia sul sociale, indirizzando le spese laddove possono aumentare il PIL corrente e/o futuro: dagli investimenti sulla formazione o  incentivi a imprese innovative che crescono, ecc., sarebbe un elenco molto lungo. Questo lavoro però costa fatica, richiede preparazione, visione di medio lungo termine e soprattutto scontentare con tagli gruppi e attività che storicamente ne hanno beneficiato. Quindi cari amici, e quasi colleghi economisti, piuttosto che sparare queste frasi ad effetto, che più si addicono a politici imbonitori che vogliono catturare facile consenso, discutiamo di cosa togliere e cosa aggiungere dalla spesa pubblica per aumentare il PIL e il benessere della nazione, ve ne saremo tutti grati e forse potremmo indirizzare la discussione su qualcosa di veramente utile.

sabato 16 novembre 2024

La vittoria di Trump

 Ormai sono passati alcuni giorni dalle elezioni americane, provo anche io a fare qualche considerazione. La vittoria di Trump non mi è giunta inaspettata, quando ho visto che i sondaggi davano la parità ho capito che Trump avrebbe vinto, molte persone che votano Trump non lo ammettono pubblicamente e quindi i sondaggi tendono a sottostimare i voti della America profonda e rurale. Non mi aspettavo forse una vittoria così schiacciante ma la Harris non si è dimostrata un candidato convincente. I dati mostrano che Trump ha vinto non nelle grandi città ma nelle zone rurali, grazie al voto dei ceti operai e, sorprendentemente, anche le donne.

Ciò detto se qualcuno ha letto, anche solo una parte, dei libri che ho recensito le analisi sulla situazione occidentale sono quasi tutte unanimi. I partiti di sinistra o progressisti hanno perso buona parte del sostegno delle classi operaie e medie. In qualche caso l'appello contro le destre può ancora funzionare, vedi Biden o la Francia, ma la stigmatizzazione dell'avversario non basta più. Da una parte abbiamo la disaffezione di una parte dell'elettorato che non vota più, dall'altra parte una parte della popolazione è profondamente delusa e disperata perché non vede cambiare niente, anzi le cose peggiorano per cui sono facili perde di una certa propaganda e ormai sono disposte a votare anche quelli che, apparentemente, sono impresentabili pur di veder cambiare qualcosa. Eppure nonostante le analisi ancora la sinistra continua a sbagliare con candidati non all'altezza che non danno segni di cambiamento di una strategia politica fallimentare. 

Certo non è  facile contrastare certa propaganda che agisce sulla pancia della gente, soprattutto se alimentate dai media e social in mano a certi personaggi o a certe cordate economiche. Si continuano a fare errori, i democratici hanno atteso troppo per esautorare Biden dalla corsa e poi hanno puntato, per mancanza di alternative, sulla Harris che non aveva poi impressionato molto come vice presidente. Anche in Italia, con tutto il rispetto per la Schlein, mi sembra proprio il prototipo del radical-chic che tanto viene citato dalla destra a sproposito spesso. Servono quindi in primis candidati credibili, persone nuove che sappiano modificare le strategie finora adottate. Serve anche un modo nuovo di parlare alla gente, meno affettato e meno political correct ma che vada al cuore della gente e soprattutto ai suoi problemi, cioè bisogna tornare ad immergersi nella realtà e finire di essere troppo acquiescienti con lo status quo. La globalizzazione non è un vantaggio per molti anzi porta spesso discoccupazione e precarietà, la Unione Europea non è il migliore dei mondi possibili ma ha fatto troppi errori in termini di politiche economiche nonchè industriali, e, comunque, così non funziona diventando così un facile capro espiatorio per la destra e i populisti. Non dico di scendere allo stesso livello della propaganda di destra ma bisogna essere razionali ma anche socialmente attenti ai problemi delle persone e della società; alcuni temi come la immigrazione non devono essere lasciati alle sole destre, la immigrazione è un problema complesso e difficile, ma bisogna essere chiari che se si combatte la immigrazione indiscriminata si combatte anche per il mantenimento del welfare così faticosamente ragguinto e negli ultimi anni sempre meno finanziato, vedi sanità. 

Sono anni che scrivo che spero nell'arrivo di leadership nuove, che la situazione politica e democratica si sta deteriorando e da questa situazione non abbiamo molto da guadagnare, probabilmente neanche i ricchi, e che quindi è necessario invertire la tendenza per non svegliarsi in qualche nightmare anti democratico e anche per un peggioramento della situazione sociale e anche climatica. 

Se c'è qualche politico democratico e progressista in ascolto si dia da fare perchè non c'è molto tempo.

sabato 9 novembre 2024

Todd G. Buchholz - New Ideas From Dead Economist - An introduction to modern economic thought

 Ho letto il libro dell'economista americano  Todd Buchholz perché è un libro di storia economica che volevo confrontare con il mio: Le idee dell'economia.

Il libro parte dall economia classica trattando nell'ordine: Adam Smith, Ricardo, Malthus, Marx, e Stuart Mills. Prosegue la trattazione storica con Marshall e i marginalisti. Un capitolo è dedicato agli istituzionalisti: Veblen e Galbraith. Vengono trattati in maniera piuttosto approfondita sia Keynes e sia Friedman. Un capitolo è  dedicato alle teorie della Public Choice. Nella parte finale tratta alcune teorie più recenti come le aspettative razionali e la behavioral economics. Nel complesso è  un libro piacevole, che tratta gli argomenti in maniera semplice con esempi relativi alla vita reale, quindi è un libro che si legge bene, l'unico problema, per chi non conosce l'inglese, è  che non è tradotto in italiano e lo trovate solo in lingua originale.

Il mio libro rispetto a questo è un poco più rigoroso, con qualche formula e dettagli in più. Inoltre, nel libro di Buchholz trovo alcune mancanze importanti: Schumpeter e le teorie della crescita da Harrod sino a quelle più recenti di Solow, come pure non accenna a A. Sen, J. Stiglitz, e molto altro. Il mio libro risulta quindi più completo anche se anche io ho fatto delle scelte  tralasciando  Veblen e ho  appena accennato alle Public Choice. Comunque vi consiglio di leggerli entrambi e fatevi la vostra opinione in merito.