Questo è l'ultimo libro di Francesco Saraceno, professore di Macroeconomia internazionale a Sciences Po e Luiss, di cui abbiamo già recensito: La riconquista e La scienza inutile.
Come da sottotitolo tema principale del libro è l'inflazione che tradizionalmente si divide in: inflazione da domanda, da offerta o da aspettative. L'aspetto peggiore dell'inflazione è che, citando Keynes, non sia costante e prevedibile. Se per Keynes la moneta non è neutrale, per la teoria monetarista di Friedman e seguaci "solo la moneta conta". Per i monetaristi la relazione tra reddito e domanda di moneta è stabile nel tempo. L'altro concetto fondamentale della teoria monetarista è che l'economia fluttua intorno a un equilibrio "naturale"; altri concetti fondamentali sono: l'economia non ha bisogno di aiuti esterni, qualunque tentativo della politica di bilancio volta a spingere la crescita provoca una riduzione della spesa privata, infine una espansione monetaria finisce per aumentare i prezzi.
Segue una breve storia dello shock di Vockler, capo della Fed dal 1979, che con la sua cura fatta di alti tassi di interesse avrebbe bloccato la inflazione, comportando comunque recessione e disoccupazione.
Per l'autore la inflazione non è mai un fenomeno monetario, ma deriva piuttosto da una discrepanza tra domanda e offerta. Inoltre, dietro la dinamica dei prezzi ci sono una eterogeneità di fattori e gli shock macroeconomici hanno differenti effetti sui vari settori economici.
La inflazione è un fenomeno macroeconomico che richiede quindi una analisi disaggregata. Per i fautori della stretta monetaria è importante che la inflazione corrente non venga incorporata nelle aspettative, mentre è piu importante chiedersi se gli operatori si attendono che le cause contingenti persisteranno.
Il periodo di assenza di inflazione che passa sotto il nome di Grande Moderazione, che sembra avvalorare le tesi dei monetaristi, ha come spiegazione non solo la politica monetaria, ma ci sono altri fattori come la innovazione tecnologica, le catene produttive più lunghe (globalizzazione). Inoltre, la Grande Moderazione ha contribuito a creare squilibri crescenti che sono esplosi nella crisi del 2008. Segue nel libro una analisi della crisi finanziaria che non riporto e che abbiamo visto dettagliatamente in altri libri: Crashed e Hall of Mirrors.
Dopo la crisi finanziaria abbiamo avuto la crisi del covid con il lockdown che ha, oltre a politiche monetarie, costretto ad intraprendere numerosi e sostanziosi interventi di politica economica per risollevare la economia reale. La crisi del covid ha avuto pesanti ripercussioni sulle catene di produzione e sui trasporti, l'aumento di domanda con la ripresa ha portato all'innescarsi di alcuni colli di bottiglia produttivi a cui la guerra in Ucraina ha aggiunto un ulteriore aggravamento dei costi energetici.
Nonostante ciò il monetarismo sembra ancora vivo anche se l'accademia ha respinto ormai i suoi fondamentali. La domanda e offerta di moneta non sono risultate affatto stabili come il monetarismo afferma. Inoltre, anche la convergenza sull'equilibrio naturale non sembra così solida. In particolare in una economia moderna i pagamenti avvengono con una molteplicità di strumenti e quindi definire cosa sia la moneta da controllare appare poco chiaro. Il credito riamane poi principalmente nelle mani del sistema finanziario e di imprese e famiglie. Infine, anche se la banca centrale riesce a influenzare i tassi a lungo questi sono solo uno dei fattori che determinano le decisioni di consumo e investimento. L'autore concorda con Tobin che dietro ogni equlibrio aggregato ci sono sempre mercati in disequilibrio di segno opposto con diverse sensibilità dei prezzi agli eccessi di domanda e offerta. La curva di Phillips che ha occupato tanto spazio nelle discussioni tra economisti di varie estrazioni, con i monetaristi che la vedevano verticale al tasso di disoccupazione naturale, sembra dipendere fortemente dal periodo e paese studiato. In ogni caso nell'ultimo periodo le variazioni di disoccupazione non hanno avuto effetti sui prezzi (curva orizzontale) e se la curva è orizzontale significa che la politica monteria può aver un notevole effetto sulla disoccupazione senza che questo provochi variazioni significative della inflazione. L'esito di tutte queste riflessioni è che bisognerebbe, nel perseguire certi obiettivi che sono intrecciati tra loro, mobiltare contemporanemante strumenti diversi.
Quindi l'autore elenca alcuni degli strumenti con cui combattere l'inflazione piuttosto che colpire in maniera indifferenziata con la politica monetaria (spegnere una candela con un idrante). In particolare gli strumenti sono: le politiche industriali con investimenti significativi in infrastrutture canalizzando le risorse sui settori colpiti da shock; fornire risorse alle imprese per continuare a svilupare programmi di investimento; controlli temporanei dei prezzi che comunque servono solo quando non c'è un generale surriscaldamento della economia. Infine, dato che la inflazione ha effetti distributivi bisogna garantire una distribuzione equa dei costi dello shock.
Nell'ultimo capitolo l'autore da uno sguardo al domani. Gli eventi climatici estremi e i costi di mitigazione possono portare a più inflazione e difficoltà nelle catene del valore. C'è inoltre una certa tendenza al reshoring per recuperare autonomia strategica sulle catene produttive, inoltre è probabile/auspicabile una minor esternalizzazione dei costi ambientali, ciò sicuramente può comportare ulteriori incrementi dei costi. Un problema fondamentale che si è acuito negli ultimi 30 anni è la disuguaglianza, questa dovrebbe esser ridotta tramite una riduzione della precarietà, salari minimi adeguati, regolamentazione dei mercati per ridurre il potere delle rendite e del potere di mercato, questo, se implementato, potrebbe aumentare i costi. Questi fattori porterebbero a pensare che la "stagnazione secolare" forse non è cosi probabile, anche se l'autore azzarda a prevedere che probabilmente le tendenze di lungo periodo che hanno dominato lo scorso decennio torneranno a farlo.
In ogni caso l'affidarsi solamente ai banchieri centrali non porta a crescita e stabilità e piuttosto è importante il policy mix. E' inoltre importante agire simultaneamente sul lato della offerta e su quello della domanda e superare la tradizionale suddivisione tra politiche macroeconomiche e microeconomiche.
Un libro molto ben scritto e ben documentato, infatti in ogni affermazione l'autore porta a sostegno delle sue tesi studi e articoli. Il tema della inflazione è molto ben sviscerato ed approfondito, anche se altri aspetti (critica all'Europa o al liberismo) li aveva già esposti nei suoi precedenti libri. Un libro quindi di cui consiglio vivamente la lettura.
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