Dell'autore, ex ministro delle Finanze della Grecia nel governo Tsipras e professore di Teoria Economica alla Università di Atene e alla University of Texas di Austin, abbiamo già recensito il suo libro successivo sulla sua esperienza di ministro qui.
Il libro, anche se il titolo può essere sibillino, è un libro di storia, in particolare della storia degli accordi monetari mondiali prima e poi di quelli successivi in Europa sino alla introduzione dell' euro.
Il libro parte dagli accordi di Bretton Woods dove nonostante l'impegno di Keynes vinse il piano di White (USA), la potenza vincente, che imponeva un sistema basato, ovviamente sul dollaro (*), unica moneta ad essere legata all'oro in maniera fissa. Le altre monete erano a loro volta agganciate al sistema che prevedeva un sistema di cambi semi fissi che potevano variare in modo concordato. Il sistema era meno internazionale e multilaterale di quello di Keynes ma funzionava se gli USA erano in surplus, come lo erano nel primo dopoguerra, e quel surplus, inviato come aiuto all'Europa, serviva a comprare le merci americane e quindi i dollari ritornavano a casa riequilibrando il sistema e generando stabilità. Questo equilibrio finì quando gli USA divennero importatori netti per lo sviluppo delle economie europee e giapponese. La situazione era precaria con un valore di cambio dollaro-oro fissato ad un valore troppo basso rispetto alla realtà. A far saltare l'accordo ci pensarono i francesi (De Gaulle) che, sofferenti per la perdità di potere economico della Francia rispetto alla Germania, accusarono gli USA di avere un "privilegio esorbitante" mandando a cambiare dollari con oro. Di fronte a una situazione insostenibile, per cui le riserve auree americane erano a rischio, furono gli USA, nel 1971, a interrompere unilateralmente il cambio fisso dollaro oro e a far saltare Bretton Woods.
E così l'Europa si ritrovò senza l'ombrello del dollaro e di Bretton Woods e incomiciò a pensare a farsi una sua Bretton Woods europea. In questo contesto nacquero, e finirono miseramente, i due tentativi di stabilizzare i cambi tra le monete europee, prima il sistema del cosiddetto serpente monetario e poi lo SME, entrambi con vita piuttosto breve. Nonostante questi fallimenti, con la unificazione della Germania si presentò l'occasione di far partire la moneta unica, contro la riluttanza tedesca e soprattutto della Bundesbank, con un accordo Khol-Mitterand, con la segreta speranza dei francesi di riuscire, in qualche modo, di controllare la Germania e il marco (speranza vana a posteriori). Anteporre la moneta alla unione politica era un rischio che Mitterand conosceva, e addirittura la stessa Tatchter affermò, quando diede le dimissioni, che con una banca centrale europea così concepita non ci sarebbe stata democrazia. Inoltre, tra gli altri il grande economista Kaldor, già nel 1970, aveva evidenziato che era un pericoloso errore. L'euro inizialmente funzionò ma basato su pericolosi squilibri, infatti i suplus degli esportatori europei venivano risucchiati dal Minotauro finanziario di Wall Street e d'altra parte finivano per indebitare i paesi europei in deficit con le banche francesi e tedesche. Tutto questo giro di denaro e speculazione finì come ben sappiamo con la crisi del 2008.
Il resto della storia è noto, ne abbiamo parlato ampiamente in altri libri: la crisi dell'euro, i salvataggi a colpi di asuterità, vedi per la Grecia anche di Varoufakis Adulti nella stanza; l'intervento salvifico di Draghi dopo gli errori di Sarkozy e Merkel, con la Bundesbank che non mancò di denunciare gli interventi di Draghi alla corte costituzionale tedesca!
L'errore di fondo di tutte le politiche moenetarie europee, per Varoufakis, è quello di voler depoliticizzare il denaro che è una assurdità. Concludo la sintesi del libro con una delle citazioni conclusive dell'autore: "L'euro ha rimpiazzato la paura della svalutazione con la certezza della depressione".
Il libro presenta in appendice la cosiddetta modesta proposta fatta dall'autore con altri per risolvere i problemi euroopei senza stravolgere troppo le regole, proposta che ho comemmentato qui.
In conclusione, un libro molto ben scritto, l'autore riesce a narrare episodi e i fatti economici in maniera piacevole ricorrendo spesso ai miti greci. E' un libro ben documentato con molte ricostruzioni storiche interessanti e spesso non note, quindi è un libro che vale la pena leggere. E' chiaro che l'autore evidenzia il proprio punto di vista e si intravede il grande rancore verso la Bundesbank per come sono andate le cose per la Grecia, anche se alla fine sono i francesi che escono peggio dai fatti storici.
(*) Il piano di Keynes si basava su una moneta virtuale internazionale chiamata Bancor.