Ho appena finito di leggere il saggio breve dello storico italiano Aldo Schiavone sul progresso. Lo storico fa alcune riflessioni sul significato del progresso e, in particolare, si sofferma sul fatto che la fiducia nel progresso degli Illuministi e dei Positivisti poi si sia via via affievolito nel corso del XX secolo, anche in seguito alle due guerre mondiali e agli orrori del Nazismo.
Queste pagine mi spingono a riprendere alcune riflessioni già fatte in alcuni post di questo blog. In primo luogo la teoria economica distingue tra la crescita, ovvero l'aumento del PIL e il vero progresso che si intende una crescita complessiva della società in termini non solo di benessere materiale ma anche di vari altri aspetti culturali, sociali, di libertà individuali, ecc.
Ci sono società, ad esempio la Cina che hanno avuto, per fortuna, un enorme crescita economica che ha spinto fuori dalla povertà e miseria milioni di persone, questo è ovviamente un bene ma il progresso della società cinese in termini di libertà democratiche mi sembra molto ridotto rispetto alla crescita economica. La cosidetta "fine della storia" preconizzata da Fukuyama con la vittoria della democrazia ovunque non si è avverata e anche le democrazie più consolidate sono in crisi.
La tecnica e la tecnologia sono il motore del progresso come hanno affermato Solow e Schumpeter, e tanti miglioramenti nella vita di milioni di persone sono dovute anche ad esse, vedi solo ad esempio il miglioramento nella diagnostica medica con tutti i nuovi mezzi, che permettono di anticipare la scoperta di malattie, fino a qualche decennio fa impensabili o, ad esempio, la chirurgia robotica e altro ancora. Stiamo molto meglio ora di solo qualche decennio fa, basti pensare solo agli antibiotici o come abbiamo reagito alla pandemia pur con tanti errori. Negare questo e aspirare ai bei tempi andati non è giusto e neanche razionale.
Certo non va tutto per il meglio, come affermava Roegen abbiamo tutti i mezzi per poter far vivere la maggioranza e probabilmente la totalità della umanità in condizioni dignitose e senza miseria, ma questo non accade. I paesi ricchi rimangono ricchi e molti paesi, specie in Africa, e non solo, sono nella povertà. Inoltre, il miglioramento delle condizioni nelle società occidentali, che abbiamo visto nel dopoguerra, è rallentato e probabilmente ha anche invertito la rotta con diseguaglianze crescenti e inaccettabili.
Il problema è che insieme ad una crescita della tecnologia ci deve essere una crescita anche della società, e questo è compito della politica e della democrazia, ma il meccanismo si è inceppato. Ci sono varie ragioni, uno è la globalizzazione che ha ridotto i margini di manovra dei governi nazionali. Un altro motivo è la perdita di presa popolare dei movimenti socialisti e progressiti che si sono allineati troppo pedissequamente alle teorie pro mercato e pro globalizzazione nonostante gli avvertimenti di alcuni economisti (Stiglitz, Rodrik), portando alla disaffezione dei cittadini che non votano più o votano i partiti populisti che, almeno a parole, si rivolgono a loro.
Come ho più volte affermato manca una classe dirigente in grado di interpretare il cambiamento e dirigerlo verso il miglioramento complessivo della società. Servono uomini nuovi, fuori dagli schemi obsoleti delle ideologie ottocentesche e dalle teorie sbagliate del '900 (liberismo), che riprendano teorie troppo presto abbandonate (Keynes) o male interpretate; non mancano idee, economisti e teorie, anche più recenti, che possono essere utili per interpetrare la complessità e indirizzare la politica (vedi il mio libro).
La tecnica e la tecnologia ci possono dare molti mezzi ma quello che serve è una politica che, oltre ad essere etica, abbia una visione del futuro, anche perchè il cambiamento climatico potrebbe peggiorare la situazione e cambiare, in peggio, per tutti, gli attuali equilibri.
Le idee e le persone ci sono ma sono tenute fuori dalla politica, che è spesso appannaggio di personaggi egocentrici e senza preparazione (Trump è un plastico esempio), spero nei giovani che vedo troppo distanti dalla politica quando invece il nostro futuro è sempre nelle nostre mani cioè nelle mani dei cittadini.