Carlo Calenda è stato Ministro ed è un uomo politico che ha anche fondato un suo partito: Azione. Questo è il suo terzo libro e qui ne abbiamo recensito uno.
Questo è un libro politico in un senso particolare, infatti parla essenzialmente di valori ed etica (ethos).
Il libro inizia con la affermazione che la fragilità etica dell'Occidente è dovuta a una confusione tra desideri e diritti. Non è possibile, per l'autore, creare una società senza identità e coesione sociale. L'esistenza di un ordine morale è fondamentale affinché una società libera non perda il collante sociale.
Calenda si scaglia conto la "cancel colture", la mancata considerazione dei fenomeni storici conduce le le leadership politiche alla incapacità di comprendere la portata degli eventi che si trovano ad affrontare. Una comunità è fondata piuttosto sulla trasmissione delle idee, della storia e della cultura di un popolo, inoltre è fondata sui diritti ma anche gli obblighi.
Un errore, per l'autore, dei governi occidentali è stato di subordinare l'etica alla efficienza economica, che ha determinato la subordinazione del potere pubblico al potere economico dei privati, abbiamo ridotto la idea di società liberale al liberalismo economico.
La democrazia liberale dovrebbe essere un sistema politico basato sulla combinazione dei diritti individuali con la sovranità del popolo. Le democrazie liberali hanno fallito nel riconoscimento della dignità, una sfera più potente e profonda della efficienza economica (ambito razionale).
I cambiamenti innescati dal progresso e dalla economia di mercato destrutturano l'ordine sociale e morale che regola una comunità (vedi qui). Mentre i diritti individuali progredivano, i vincoli etici collettivi che ordinano lo spazio comune, culturale e politico si indebolivano.
L'autore afferma che dobbiamo ricostruire un ethos capace di riportare nella maggioranza dei cittadini la convinzione di vivere in un sistema giusto, che ricrei la loro dignità e ordini lo spazio comune fondandolo su doveri e obblighi morali.
Viviamo in una società dove comunichiamo più di prima ma ci sentiamo più soli. La solitudine è il frutto del passaggio da una società fondata sull'individualismo a una fondata sul "singolarismo", singolarismo che emerge quando subentra la volontà di sfruttare ogni recesso del mondo a fini personali senza porsi alcun limite alcuno. Stiamo assistendo al passaggio da una società dei bisogni a una società dei desideri.
Viviamo inoltra la dannazione dell'uomo prospero ma vuoto di senso e vitalità, la vita viene spogliata di qualsiasi narrazione capace di generare senso. Più aumenta la capacità del progresso di forzare i limiti dell'ordine naturale più toccherà a noi stabilire i limiti di ordine naturale.
Per l'autore la felicità pubblica, la partecipazione alla vita politica di una comunità, ha un valore superiore a quella racchiusa dal desiderio individuale. Purtroppo prevale la convinzione dei politici e dei cittadini che poco o nulla ci sia da fare per gestire il progresso e il mercato. La politica è dunque debole e non vale la pena di parteciparvi. Il problema dunque è l'assenza di etica pubblica, la consapevolezza di dover svolgere un compito appropriato rispetto al ruolo che si ricopre. La crisi italiana non è economica ma etica, culturale e sociale. Dobbiamo impegnarci a far tornare l'impegno politico nella quotidianità delle persone, riportare al centro del discorso politico ciò che è giusto che non corrisponde a ciò che economicamente efficiente. Lo sviluppo del benessere materiale non può rappresentare il novanta per cento dell'agenda politica. Va riscoperto l'idealismo inteso come consapevolezza di poter incidere sul corso della storia ricercando la felicità collettiva oltre che quella individuale, la libertà di una comunità si difende talvolta rinunciando all'esercizio dei diritti individuali. Le idee sono importanti e diventano politicamente efficaci se sono sistemate all'interno di un pensiero coerente e radicato nella storia. Esser cittadini italiani non è scontato né gratuito, l'appartenenza ad una comunità comporta doveri ed obblighi.
Come si vede un libro singolare per un politico, dove si parla di etica, morale, doveri e obblighi, mentre normalmente i nostri politici sono dediti alla attualità spicciola, più preoccupati dei sondaggi e di compiacere agli elettori che ad affrontare temi ad ampio respiro.
Devo dire che sul molti temi e considerazioni sono d'accordo, ma devo anche dire che nel libro manca la parte del "come", ad esempio come aumentare la partecipazione dei cittadini. Un libro comunque interessante pieno anche di citazioni autorevoli e di cui consiglio la lettura, ma che rimane, come detto, un poco incompiuto nella parte delle azioni pratiche da intraprendere.
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